Oggi in Egitto summit per la pace attesi 21 Paesi, c’è anche la Meloni

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/10/2023

L’Egitto – primo Paese a stabilire le relazioni con Israele alla fine degli anni Settanta – rappresenta un attore di primo piano per cercare di raggiungere una de-escalation in Medio Oriente, sia per la posizione geografica, che per i rapporti con i palestinesi e con Hamas. Il Cairo non vuole che Hamas, movimento ideologicamente legato all’islam politico trovi rifugio in territorio egiziano, dopo aver combattuto aspramente la Fratellanza musulmana

Oggi sono attesi in Egitto, i rappresentanti di 31 Paesi e tre organizzazioni internazionali per partecipare al Summit per la pace del Cairo, dedicato al conflitto in Medio Oriente. L’evento vedrà la partecipazione del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“L’Egitto è entusiasta della partecipazione dell’amica Italia come paese chiave sulla scena internazionale e regionale sotto la guida forte e influente di Meloni”, ha detto l’ambasciatore egiziano in Italia, Bassam Rady. “Il vertice del Cairo, che riunirà leader mondiali e organizzazioni internazionali, si basa sulla ferma convinzione dell’Egitto nell’inevitabilità di portare la pace nella regione”, aveva affermato ancora Rady, aggiungendo che il vertice affronterà gli sviluppi e il futuro della questione palestinese e della pace, in un momento molto delicato nella regione mediorientale.

L’Egitto – primo Paese a stabilire le relazioni con Israele alla fine degli anni Settanta – rappresenta un attore di primo piano per cercare di raggiungere una de-escalation in Medio Oriente, sia per la posizione geografica, che per i rapporti con i palestinesi e con Hamas. Negli anni, infatti, l’intelligence del Cairo ha mediato i contatti tra il movimento palestinese al potere a Gaza e i funzionari di Tel Aviv nel tentativo di non avere un conflitto dietro le porte.

Dopo il 7 ottobre scorso, data dell’attacco di Hamas a Israele, il quadro è cambiato: Israele punta a smantellare Hamas, mentre l’Egitto non vuole che il movimento ideologicamente legato all’islam politico trovi rifugio in territorio egiziano, dopo aver combattuto aspramente la Fratellanza musulmana.

L’Egitto ha invitato i leader dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Kuwait e Qatar -, Giordania, Autorità nazionale palestinese (Anp), Algeria, Iraq, Libano. È attesa, quindi, la partecipazione del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas.

L’invito è stato esteso a Italia, Germania, Norvegia, Spagna, Cipro, Grecia e Turchia. Confermata la presenza del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, del primo ministro britannico, Rishi Sunak, del presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, e della ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna.

I media francesi non escludono la presenza del presidente Emmanuel Macron. Al vertice parteciperanno anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, auspica di “ottenere il sostegno internazionale per respingere l’idea di sfollare i palestinesi di Gaza e, in secondo luogo, per fare pressione su Israele affinché consenta l’ingresso degli aiuti e avvii un nuovo processo di pace”. Uno dei nodi da sciogliere è quello degli aiuti. L’Egitto accusa Israele di non far entrare aiuti nella Striscia di Gaza. Il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zaid ha affermato che Israele rifiuta l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza. “Siamo ritenuti responsabili di ostacolare l’uscita di cittadini di paesi terzi. Il valico è aperto e l’Egitto non ne ostacola l’uscita”, ha detto il portavoce, accusando i “media occidentali” di aver preso di mira l’Egitto “promuovendo la possibilità di sfollare i palestinesi da Gaza.

Vale la pena ricordare che una settimana fa l’Egitto aveva posto dei blocchi di cemento al valico di Rafah, oggi unico punto di evacuazione per i palestinesi di Gaza, dopo che Israele ha chiuso tutti gli altri valichi in seguito all’attacco di Hamas.