Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 24/10/2023
Tensioni in Medioriente. Sono necessari gli aiuti dall’esterno, in particolare le forniture di carburante, cibo e acqua. Ieri, un terzo convoglio di aiuti umanitari è entrato nell’enclave palestinese passando per il valico di Rafah, che collega Gaza all’Egitto.
Proseguono le operazioni militari dell’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza, in risposta all’attacco del 7 ottobre scorso perpetrato del movimento palestinese islamista Hamas nel territorio dello Stato ebraico, mentre la situazione umanitaria dei palestinesi nell’enclave non migliora. Sono necessari gli aiuti dall’esterno, in particolare le forniture di carburante, cibo e acqua. Ieri, un terzo convoglio di aiuti umanitari è entrato nell’enclave palestinese passando per il valico di Rafah, che collega Gaza all’Egitto. “L’arrivo di questi camion di aiuti corona gli sforzi compiuti recentemente dallo Stato egiziano, dalle organizzazioni della società civile egiziana e dai volontari che pregano giorno e notte per il transito continuo di questi aiuti in modo da preservare la vita del popolo fraterno della Palestina”, ha detto Mustafa Abdel Fattah, corrispondente del canale “Al Qahera al Ikhbariya”. Contemporaneamente, le autorità dell’Egitto hanno dato l’ordine di evacuare il lato egiziano del valico di Rafah a tutti i civili presenti nell’area, al fine di preservare la loro sicurezza. Secondo quanto riferito da fonti locali ad “Agenzia Nova”, le autorità hanno rimosso tutte le tende in cui alloggiavano i volontari che aiutavano a portare gli aiuti umanitari nell’enclave palestinese.
Intanto, Israele ha deciso di rinviare l’operazione di terra nella Striscia di Gaza a causa dell’intensificarsi degli scontri con il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, anche se proseguono ugualmente i preparativi e le esercitazioni delle forze israeliane nel caso dovessero ricevere l’ordine di entrare a Gaza. La possibile espansione dei combattimenti includerà anche il dispiegamento dei riservisti delle Forze di difesa israeliane (Idf) e la conduzione di esercitazioni in conformità con i piani operativi approvati. Sabato 21 ottobre, il premier Benjamin Netanyahu si era recato nel sud del Paese, insieme al ministro della Difesa, Yoav Gallant, e al leader del partito di Unità nazionale israeliano, Benny Gantz, per osservare i preparativi dell’esercito in vista dell’operazione di terra. Tuttavia, durante la loro visita al comando militare meridionale delle Idf, che si trova a Beersheba, la città più grande del deserto del Negev, nel sud dello Stato ebraico, diversi cittadini avevano manifestato contro il primo ministro, invitandolo a dimettersi. Un cittadino si sarebbe rivolto a Netanyahu dicendo: “Questi sono gli ultimi giorni del tuo regime corrotto”.
E’ di almeno 5.087 morti e oltre 15 mila feriti l’ultimo bilancio delle vittime delle operazioni militari delle Idf nella Striscia di Gaza, di cui oltre duemila sono bambini. Solo nelle ultime 24 ore, ha riferito un comunicato del ministero della Salute di Gaza, 436 persone hanno perso la vita a causa dei raid israeliani, tra i quali 182 minori. Inoltre, Salama Maarouf, direttore dell’ufficio stampa del governo di Gaza, ha riferito che il 70 per cento della popolazione della Striscia è stato costretto a lasciare le proprie abitazioni dall’inizio del conflitto, lo scorso 7 ottobre. Oltre 220 centri di accoglienza, ha aggiunto Maarouf, sono stati allestiti nei diversi governatorati per accogliere gli sfollati.
Il 50 per cento degli edifici ad uso abitativo, del resto, è stato distrutto o ha subito gravi danni a causa dei bombardamenti israeliani. Danni materiali di varia misura, infatti, sono stati registrati finora in oltre 165 mila unità abitative. Da parte israeliana, intanto, circa 1.400 persone sono morte e 4.692 sono rimaste ferite in seguito all’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre, mentre 308 militari sono stati uccisi durante le operazioni nella Striscia di Gaza. Nel frattempo, è salito a 222 il numero degli ostaggi in mano ad Hamas, trattenuti nella Striscia di Gaza. Al bilancio totale del conflitto tra Israele e Hamas, inoltre, occorre aggiungere 27 miliziani del movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah e almeno due giornalisti, che hanno perso la vita al confine israelo-libanese.