Nasrallah minaccia ma non chiama alla guerra santa i musulmani

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 04/11/2023

Il segretario generale di Hezbollah ha parlato da remoto, protetto nel suo bunker in una località segreta, in un video trasmesso in piazza davanti a migliaia di sostenitori. Il leader politico e religioso libanese, 63 anni, ha detto che l’attacco sferrato lo scorso 7 ottobre dal movimento islamista palestinese Hamas contro Israele, ribattezzato “Alluvione al Aqsa”, è “al 100 per cento palestinese”

Il leader del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, Hassan Nasrallah, non ha dichiarato guerra a Israele, come molti temevano, ma ha comunque lanciato un monito inquietante: i mujaheddin libanesi sono “pronti al martirio” perché quella in corso a Gaza “non è una battaglia come le altre”, ma una “guerra decisiva e storica” dopo la quale “nulla sarà più come prima”. Durante la cerimonia di commemorazione delle vittime degli attacchi israeliani a sud di Beirut, roccaforte del “Partito di Dio”, il segretario generale di Hezbollah ha parlato da remoto, protetto nel suo bunker in una località segreta, in un video trasmesso in piazza davanti a migliaia di sostenitori. Il leader politico e religioso libanese, 63 anni, ha detto che l’attacco sferrato lo scorso 7 ottobre dal movimento islamista palestinese Hamas contro Israele, ribattezzato “Alluvione al Aqsa”, è “al 100 per cento palestinese”, difendendo così i suoi alleati di Teheran, accusati di aver orchestrato l’assalto che ha causato circa 1.400 morti. Nell’attacco del 7 ottobre, peraltro, Hamas ha preso in ostaggio anche 240 persone. Nelle operazioni israeliane nella striscia di Gaza, sono invece morti oltre 9.200 palestinesi.

“Alcuni prevedono l’entrata in guerra di Hezbollah, ma vedere cosa sta succedendo al confine è molto importante. Per la prima volta dal 1948, da quando ci sono insediamenti nel nord di Israele al confine con il Libano attacchiamo le posizioni israeliane senza tregua. Ciò che sta accadendo sul nostro fronte libanese non ha precedenti nella storia”, ha aggiunto, spiegando che l’apertura del fronte libanese “ha ridotto gran parte delle forze che dovevano essere utilizzate per attaccare Gaza e le ha portate verso di noi”. Secondo Nasrallah, Hezbollah è riuscito ad attirare su di sé “un terzo dell’esercito israeliano”, “metà delle capacità navali israeliane”, “un quarto dell’aviazione” e “quasi la metà della difesa missilistica”. Finora almeno 55 combattenti di Hezbollah sono stati uccisi negli scontri con Israele. “Siamo pronti al sacrificio, siamo pronti a dare il nostro tutto. Dobbiamo fissare degli obiettivi vicini: il primo è fermare l’aggressione e la guerra contro Gaza. Il secondo è la vittoria della Resistenza islamica, in particolare di Hamas a Gaza”, ha detto ancora Nasrallah, sottolineando che “la vittoria del popolo palestinese è la vittoria di tutti i popoli della regione: la vittoria di Gaza è un interesse nazionale libanese”. Parimenti, “la vittoria di Israele e la sconfitta della resistenza a Gaza avrebbero un’influenza sul Libano a livello di sicurezza, demografico e nazionale”, ha aggiunto.

Curiosamente, il leader del partito libanese filo-Iran ha parlato in concomitanza con la conferenza stampa a Tel Aviv del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, tornato in visita in Israele. Forse proprio per questo Nasrallah ha lanciato un messaggio diretto a Washington. “Gli statunitensi hanno minacciato di bombardare non solo Hezbollah in Libano, ma anche l’Iran. Dico agli statunitensi che le minacce e le intimidazioni sono vane. Le vostre navi non ci spaventano. Abbiamo preparato tutto per affrontarvi, siamo pronti. Statunitensi, ricordate le vostre sconfitte in Libano, Iraq e il vostro umiliante ritiro dall’Afghanistan”, ha detto Nasrallah. “Chiunque voglia prevenire una guerra da parte degli Stati Uniti deve affrettarsi a porre fine all’aggressione contro Gaza. Nel caso scoppiasse la guerra, sarà una guerra di lotta per la perseveranza”, ha concluso.

Da parte sua, Blinken ha inviato messaggi decisamente più concilianti, sottolineando la necessità di prevenire un’escalation e di proteggere i civili (anche a Gaza). “Gli Stati Uniti continuano a lavorare per evitare un’escalation e un allargamento del conflitto in corso nella striscia di Gaza, ma anche i loro partner, in Medio Oriente e non solo, hanno una responsabilità in tal senso. Questo – ha aggiunto il capo della diplomazia di Washington – sarà uno dei punti principali delle mie conversazioni durante il viaggio in corso”. Blinken ha anche promesso che gli Stati Uniti, così come hanno già fatto, continueranno a rispondere a ogni attacco da parte degli alleati dell’Iran anche in Iraq e in Siria, dove le loro forze sono presenti per impedire il riemergere dello Stato islamico.

Il capo della diplomazia Usa ha detto anche che occorre fare di più per proteggere i civili palestinesi: il modo in cui Israele conduce la sua campagna militare contro Hamas “è importante”, perché in caso di catastrofe umanitaria si rischia di non avere più un partner per la pace. Il capo della diplomazia degli Stati Uniti ha riferito di aver visto immagini di bambini palestinesi estratti dalle macerie di edifici e di aver pensato ai propri figli. “Com’è possibile non farlo?”, si è chiesto. Secondo Blinken, al gruppo islamista Hamas “non importa del benessere e della sicurezza del popolo palestinese”, che utilizza come scudo umano installando centri di comando e sistemi d’arma in aree residenziali e vicino a scuole, moschee e ospedali. “I civili – ha aggiunto – non possono pagare le conseguenze della sua inumanità”. Il segretario ha anche detto di aver discusso con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di “misure concrete” da assumere a questo proposito, e ha ribadito l’invito rivolto dal presidente Usa, Joe Biden, allo Stato ebraico: attenersi al diritto umanitario. Secondo Blinken, i civili vanno tutelati non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania, dove devono terminare gli incitamenti all’odio contro i palestinesi.