Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 08/11/2023
Un mese dopo l’attacco perpetrato dal movimento palestinese Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre, si stringe il cerchio delle Forze di difesa israeliane (Idf) attorno alla leadership del gruppo islamista trincerata nei tunnel sotto Gaza City. Al contempo aumenta anche la pressione sul premier israeliano Benjamin Netanyahu, sempre più contestato in patria – in particolare dai familiari degli oltre 240 ostaggi nelle mani di Hamasma anche all’estero per una guerra che rischia di infiammare l’intero Medio Oriente e per la mancanza di un vero piano per il “dopo-Hamas” a Gaza.
“Per la prima volta in decenni, combattiamo nel cuore del terrore”, ha detto ieri il generale Yaron Finkelman, capo del Comando sud delle Idf. Il 31 ottobre scorso, era stato proprio Finkelman a ordinare alle forze di terra nella striscia di Gaza di avviare un attacco su larga scala. “Abbiamo eliminato decine di comandanti, svelato molti tunnel e stiamo colpendo duramente il nemico. Si tratta di una guerra complessa e difficile, che purtroppo ha richiesto un tributo”, ha detto Finkelman, riferendosi ai 30 militari israeliani caduti nei combattimenti a Gaza.
Intanto è salito ad almeno 10.328 morti il bilancio delle vittime palestinesi, tra cui 4.237 minori, degli attacchi israeliani nella striscia di Gaza dal 7 ottobre, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. A questi si aggiungono circa altri 160 palestinesi morti in Cisgiordania dallo scoppio delle violenze a seguito del 7 ottobre, la data dell’attacco di Hamas contro il sud di Israele in cui sono morte oltre 1.400 persone, in maggioranza civili, e circa 240 sono state prese in ostaggio. L’obiettivo numero uno dei militari israeliani è Yahya Sinwar, il leader di Hamas nella striscia di Gaza. “Lo prenderemo e lo elimineremo”, ha dichiarato sabato scorso il ministro della Difesa Yoav Gallant. Nelle ultime ore, le Idf hanno distrutto diversi tunnel nell’area di Beit Hanoun, nel nord della striscia di Gaza, e si stanno avvicinando sempre di più all’ospedale di Al Shifa, che secondo lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno israeliano) nasconderebbe un centro di comando di Hamas. Intanto Moussa Abu Marzouk, un alto funzionario di Hamas, ha negato che il movimento islamista palestinese abbia ucciso civili israeliani durante l’operazione del 7 ottobre scorso. “Donne, minori e civili” sono stati risparmiati, ha affermato Abu Marzouk in un’intervista a “Bbc News Arabic”, spiegando che sono stati uccisi soltanto “riservisti e soldati”, seguendo l’ordine di Mohammed Deif, detto il “fantasma”, comandante supremo delle brigate Ezzeddin al Qassam. Interrogato sul futuro degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, Abu Marzouk, ha risposto che “non è possibile liberarli mentre Israele bombarda la striscia”.
Intanto il ministero degli Esteri israeliano ha nominato un nuovo capo negoziatore per la liberazione degli ostaggi. Alon RothSnir, già ambasciatore di Israele in Nuova Zelanda. Il ministro degli Esteri, Eli Cohen, ha dichiarato che la nomina ha lo scopo di “far progredire gli sforzi internazionali attraverso una serie di forum che contribuiranno al rapido rilascio di tutti gli ostaggi”. Shuli Davidovich, coordinatore del ministero degli Esteri per i prigionieri e i dispersi, continuerà a svolgere il suo ruolo di rap- presentante del dicastero nella squadra guidata dal commissario per le persone rapite e scomparse, generale Gal Hirsch. Da parte sua, il primo ministro israeliano ha detto che Israele potrebbe considerare di sospendere il conflitto contro Gaza con “piccole pause tattiche” di circa un’ora ciascuna. “Lo abbiamo già fatto in passato”, ha affermato Netanyahu, che aveva già discusso di questa possibilità con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, “per offrire ai civili l’opportunità di allontanarsi in sicurezza dalle aree in cui sono in corso i combattimenti”.
Centinaia di palestinesi, alcuni dei quali con le mani alzate, sono fuggiti ieri verso la parte meridionale della striscia di Gaza sventolando bandiere bianche lungo la strada Salah al Din, con la supervisione delle Idf. Un filmato al riguardo è stato pubblicato sull’account Twitter ufficiale delle Idf. Ogni giorno, le forze israeliane aprono un corridoio umanitario per diverse ore allo scopo di consentire alla popolazione civile di scappare verso sud. “Per la vostra sicurezza, cogliete la prossima opportunità per spostarvi a sud. Molti di voi lo stanno facendo”, ha detto un portavoce delle Idf su X. Da parte sua, il ministero dell’Informazione di Hamas ha parlato di una “messa in scena” orchestrata dallo Stato ebraico. “L’esercito ha radunato decine di palestinesi che avevano chiesto di evacuare a sud e li ha fotografati in modo umiliante per sostenere che c’è un flusso di rifugiati verso sud”, si legge in una nota di Hamas, ripresa dal quotidiano israeliano “Haaretz”. A loro volta, le Idf hanno accusato Hamas di ostacolare la fuga dei civili dalla parte settentrionale della striscia di Gaza e di usare la popolazione co- me scudi umani. Il premier israeliano Netanyahu ha escluso un cessate il fuoco, che sarebbe “una vittoria per Hamas” e non sarebbe duraturo perché “l’unica cosa che funziona con questi criminali è la pressione militare”.
Infine, Netanyahu ha ribadito che “non ci sarà un cessate il fuoco generale a Gaza senza la liberazione dei nostri ostaggi”. Intanto, dagli Stati Uniti è arrivato un monito. La rioccupazione della striscia di Gaza da parte di Israele “non è una buona idea”, ha dichiarato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ai microfoni dell’emittente “Cnn”. Biden “ritiene ancora che la rioccupazione di Gaza non sia una cosa buona, non per Israele”, ha detto Kirby commentando le parole del primo ministro israeliano. Quest’ultimo, in un’intervista all’emittente “Abc News”, ha anticipato ieri che Israele si occuperà della sicurezza nella striscia di Gaza “per un periodo indefinito” di tempo una volta conclusa la guerra contro Hamas. Alla “Cnn” Kirby ha ribadito anche che gli Stati Uniti continuano a credere in una soluzione a due Stati. “Riteniamo che entrambe le parti possano vivere in pace e sicurezza in futuro. Il presidente non ci ha rinunciato, anche se ci troviamo nel mezzo di un conflitto”, ha affermato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa.
A criticare Netanyahu, sempre più sotto pressione sia all’interno del Paese che all’estero, è stato anche il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid: egli ha proposto che l’Autorità nazionale palestinese (Anp), e non Israele, prenda il controllo della striscia di Gaza dopo la fine del conflitto. In un’intervista all’emittente pubblica israeliana “Kan”, Lapid ha affermato che l’Anp guidata da Mahmoud Abbas è l’unico organismo in grado di prendere il controllo della striscia di Gaza e che lo farà dopo aver “sconfitto il gruppo Hamas”, che detiene il potere nell’enclave palestinese dal 2007. Lapid, tuttavia, ha spiegato che l’esercito israeliano dovrebbe avere il controllo sulla sicurezza a Gaza, anche se solo per un breve periodo, al fine di garantire l’incolumità degli israeliani negli insediamenti che circondano l’exclave palestinese. Lapid ha anche menzionato che, secondo la sua proposta, l’esercito israeliano dovrebbe garantire la sicurezza a Gaza, per proteggere gli israeliani negli insediamenti circostanti la striscia palestinese.