Liberia, rivincita di Boakai su Weah Una vittoria che riavvicina il Paese agli Usa

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/11/2023

Il nuovo presidente eletto, 78 anni, è membro del Partito dell’Unità di centrodestra al quale è iscritta anche l’ex presidente Johnson Sirleaf

Non ce l’ha fatta a conquistare un secondo mandato come presidente della Liberia George Weah, scalzato di poco dal leader di opposizione Joseph Boakai che ha ottenuto il 50,8 per cento dei voti contro il suo 49,1.

Si conclude così la carriera presidenziale dell’ex stella del calcio di Milan e Paris Saint Germain, eletto nel 2017 dopo un ballottaggio che ha visto affrontarsi gli stessi protagonisti di oggi con esito inverso: con la vittoria proclamata dalla Commissione elettorale, Boakai si prende di fatto una simbolica rivincita dopo la tornata elettorale di sei anni fa, quando da vicepresidente uscente fu battuto da Weah, scelto per la massima carica da tre quinti dei votanti (oltre il 61 per cento). “È tempo di eleganza nella sconfitta”, ha dichiarato Weah riconoscendo l’esito del voto, osservando che se la sua Coalizione per un cambiamento democratico (Cdc) “ha perso le elezioni, la Liberia ha vinto”, in riferimento alla fragile transizione verso la democrazia affrontata dal Paese africano dopo l’ultima guerra civile, conclusa nel 2003. Un’anteprima del confronto con Boakai si era avuta al primo turno, tenuto il 10 ottobre, quando Weah aveva ottenuto il 38,4 per cento dei voti, mentre Boakai si era fermato al 28,8 per cento. Il nuovo presidente eletto, 78 anni, è membro del Partito dell’Unità, formazione di centrodestra al quale è iscritta anche l’ex presidente Ellen Johnson Sirleaf, prima donna a ricoprire la carica nel Paese. È in ticket con lei che nel 2005 Boakai diventa vicepresidente, carica che conserverà fino al 2018 prima di tentare per la prima volta la strada della presidenza.

Diacono battista, negli anni Ottanta Boakai è stato anche ministro dell’Agricoltura e ha collabo- rato come consulente con la Banca mondiale prima di dirigere la Compagnia liberiana per la raffinazione petrolifera, tutte esperienze che insieme alla laurea in economia aziendale hanno contribuito a rafforzarne l’immagine politica in una fase – dopo il golpe del 1980 – in cui una malconcia classe politica tentava di rassicurare i liberiani sulla volontà di ricostruzione nazionale.

A urne chiuse, il presidente della Commissione elettorale Oscar Bloh ha riconosciuto la “sportività” del presidente uscente Weah, sottolineando il suo appello a lavorare insieme. “Dobbiamo congratularci tutti con lui per aver ammesso la sconfitta ed aver invitato tutti ad unirsi”, ha dichiarato citato da “Rfi”. “Questo rafforza davvero la nostra democrazia, penso che sia davvero positivo per il nostro Paese. La Liberia sta diventando un faro di speranza per la democrazia in Africa”, ha detto ancora. Durante la campagna elettorale il presidente eletto ha giocato la carta dell’esperienza e ha sostenuto che i principali problemi in Liberia siano collegati alla mancanza di una leadership forte, di trasparenza e, più in generale, a scelte che hanno portato il Paese “sulla catti- va strada”.

Nel corso di un’intervista rilasciata alla “Bbc” durante la campagna elettorale, Boakai – che i detrattori hanno soprannominato “Sleepy Joe” (lo stesso soprannome attribuito a Joe Biden da Donald Trump) perché sorpreso a dormire in occasione di alcuni eventi pubblici ha detto di volersi concentrare sul contrasto alla corruzione e sul potenziamento del settore agricolo, lavorando per contenere i costi alimentari e lo stato delle infrastrutture stradali del Paese. “Il primo passo per salvare la Liberia era toglierla a queste persone. È stata salvata. La prossima è affrontare i problemi che incombono sul Paese”, ha detto Boakai, dicendosi pronto anche a rivedere le concessioni minerarie sulle ricche riserve liberiane di diamanti, oro, minerali di ferro e legname, tutti beni di cui i cittadini liberiani “non hanno finora beneficiato”. “Il settore minerario è stato uno dei problemi di questo Paese: ho visto le nostre risorse sfruttate e la vita delle persone peggiorare”, ha detto il neoeletto promettendo che esaminerà da vicino il settore. Diverse società operano nel settore minerario in Liberia, tra cui Arcelor-Mittal e Bao Chico Resources nelle concessioni minerarie di minerale di ferro, Bea Mountain Mining e Avesoro Resources, che gestisce la prima miniera d’oro commerciale della Liberia. Nonostante i toni cordiali manifestati ad urne chiuse, in campagna elettorale Boakai non ha perso occasione per criticare il suo principale avversario sul mancato mantenimento delle promesse elettorali. L’ex vice di Sirleaf ha cavalcato l’onda della disillusione popolare per gli insuccessi registrati dall’amministrazione Weah nel programma di riduzione della povertà, o nell’impegno – di fatto mai mantenuto – di portare avanti i lavori della Commissione per la verità e la riconciliazione, tribunale istituito nel 2005 per perseguire i colpevoli di crimini di guerra durante le due guerre civili combattute tra il 1989 e il 2003.

Ma l’amministrazione uscente è stata segnata soprattutto da uno scandalo di corruzione che ha por- tato gli Stati Uniti ad applicare sanzioni contro tre familiari di Weah, caso nel quale hanno pesato le dichiarazioni rilasciate ad aprile scorso dall’ambasciatore statunitense a Monrovia, Michael McCarthy. Al termine di una missione di diverse settimane svolta in Liberia, il diplomatico aveva denunciato il mancato versamento a diversi ospedali liberiani dei 100 mila dollari di fondi stanziati da Washington per il 2022. Nel citare un “blocco delle risorse” a livello istituzionale, in un comunicato McCarthy aveva puntato il dito in particolare contro i parlamentari, il ministro della Sanità e il ministro dell’Interno, ricordando che, in base al bilancio approvato in parla- mento a Monrovia, lo stesso governo liberiano prevedeva per quell’anno fondi pari a 65 milioni di dollari, mentre in realtà i servizi pubblici “stanno morendo”. La vittoria di Boakai rappresenta quindi anche un cambio di passo nelle relazioni con un Paese fondamentale per la Liberia – dagli Usa ottenne l’indipendenza nel 1847, primo Paese africano ad rompere il rap- porto coloniale – ed i complimenti di Washington sono arrivati fra i primi. In una nota, il dipartimento di Stato ha riconosciuto “un’ampia partecipazione dei liberiani in tutto il Paese” e ha plauso “all’impegno e alla dedizione dei cittadini nell’esercizio del loro diritto di vo- to e nell’impegno pacifico nel processo elettorale”.

Secondo gli osservatori della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), le operazioni di voto durante il ballottaggio si sono svolte in gran parte in maniera pacifica, sebbene si siano verificati episodi isolati che hanno provocato “feriti e ricoveri ospedalieri” nelle province di Lofa, Nimba, Bong e Montserrado. La campagna elettorale era stata caratterizzata da forti tensioni ed in vista del primo turno di ottobre, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) aveva temuto possibili violenze, ricordando che almeno due persone sono morte e altre 20 sono rimaste ferite durante gli scontri avvenuti nelle precedenti settimane tra i sostenitori del partito al governo, Cdc e il Partito dell’unità, all’opposizione. Gli scontri si sono verificati nel distretto di Foya, mentre si sono verificati “focolai di violenza” anche nelle contee di Nimba, Montserrado e Grand Cape Mount. In vista del voto, e per prevenire possibili irregolarità nelle operazioni elettorali, fin dallo scorso agosto l’Unione europea ha deciso di inviare nel Paese dell’Africa occidentale una missione di osservazione elettorale guidata da Andreas Schieder, membro del Parlamento europeo. L’Ue ha già inviato missioni di osservazione elettorale in Liberia nel 2018, 2012, 2007 e 2002, nonché una missione di follow-up elettorale nel 2022.