Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 28/11/2023
Diaa Rashwan, capo del Servizio informazioni statale dell’Egitto, ha spiegato che “l’estensione della tregua prevede il rilascio quotidiano di 10 ostaggi a Gaza, donne e bambini, in cambio di 30 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane”, aggiungendo che è previsto anche l’ingresso di aiuti medici, alimentari e di carburante, nonché il divieto di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. Intanto, l’ufficio del primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, ha informato le famiglie degli ostaggi che saranno rilasciati questa sera da Hamas, dopo aver ricevuto l’elenco dei nominativi.
Gli sforzi di Egitto e Qatar per estendere la tregua umanitaria tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza hanno portato a una proroga di altri due giorni, per il rilascio di altri 20 ostaggi israeliani e 60 prigionieri palestinesi.
Diaa Rashwan, capo del Servizio informazioni statale dell’Egitto, ha spiegato che “l’estensione della tregua prevede il rilascio quotidiano di 10 ostaggi a Gaza, donne e bambini, in cambio di 30 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane”, aggiungendo che è previsto anche l’ingresso di aiuti medici, alimentari e di carburante, nonché il divieto di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza.
Intanto, l’ufficio del primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, ha informato le famiglie degli ostaggi che saranno rilasciati questa sera da Hamas, dopo aver ricevuto l’elenco dei nominativi. Ieri era previsto lo scambio di 11 ostaggi israeliani detenuti a Gaza e sono in corso trattative per il rilascio di 33 prigionieri palestinesi dal lato israeliano. La conferma del rilascio di 11 ostaggi israeliani, tra cui nove bambini e due madri, è giunta anche dai media di Israele.
Si completa, quindi, l’accordo per il rilascio di 50 ostaggi israeliani in cambio di 150 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Nei primi tre giorni della tregua, iniziata venerdì 25 novembre, sono stati rilasciati anche 17 thailandesi e un cittadino filippino. A complicare la possibile estensione della tregua e il conseguente rilascio degli altri ostaggi era stata anche la non consapevolezza da parte di Hamas su dove si trovino alcuni ostaggi.
In un’intervista rilasciata al “Financial Times”, il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, aveva infatti dichiarato che gli sforzi per estendere la tregua tra Israele e il gruppo islamista dipendevano dalla capacità di quest’ultimo di individuare donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza da bande criminali. Secondo una fonte diplomatica citata dall’emittente statunitense “Cnn”, oltre 40 delle persone tenute in ostaggio nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre non sono al momento detenute da Hamas.
Tuttavia, non è ancora noto se questa complicazione sia stata superata e in che modo. L’Italia ha confermato di essere favorevole al prolungamento del cessate il fuoco a Gaza per aiutare la popolazione civile, fermo restando il diritto di Israele di autodifendersi. A margine dell’ottavo forum regionale dell’Unione per il Mediterraneo, a Barcellona, in Spagna, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato: “Questo l’ho ribadito anche nel corso del mio intervento, c’è un responsabile di quello che è accaduto, che è l’organizzazione terroristica di Hamas”. “Vogliamo che ci sia un’autorità palestinese più forte che possa guidare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania”, ha aggiunto il titolare della Farnesina.
Nel corso dello stesso evento a Barcellona, il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al Maliki, ha dichiarato che la situazione nella Striscia di Gaza “è catastrofica e non può essere tollerata”, evidenziando che “è necessario compiere ogni sforzo per raggiungere un cessate il fuoco permanente”. Il capo della diplomazia palestinese ha osservato che la tregua umanitaria iniziata venerdì scorso “è stata importante per portare aiuti umanitari e medici a Gaza”, e ha indicato la necessità di “fare pressione su Israele affinché non uccida nuovamente persone innocenti”