Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 28/11/2023
Ha rischiato di allargarsi ancora il numero dei Paesi vittima di golpe in Africa occidentale con l’azione di forza sventata ieri in Sierra Leone, che ha visto un gruppo di uomini armati fare irruzione nella principale caserma della capitale Freetown. Un tentativo di “sovvertire l’ordine costituzionale” prontamente contenuto dalle forze di sicurezza, si è affrettato a rassicurare il presidente Julius Maada Bio, rieletto a giugno scorso per un secondo mandato dopo un voto contestato dalle opposizioni. “La calma è stata ristabilita”, ha detto Bio alla televisione di Stato denunciando un “tentativo di minare la pace e la stabilità per cui stiamo lavorando così duramente”.
Il presidente non è nuovo a contestazioni: ad agosto del 2022 nelle proteste scoppiate contro la sua ricandidatura sono morte non meno di 31 persone, e una volta rientrata la situazione Bio ha fatto piazza pulita dei suoi collaboratori militari. Un pugno di ferro che aveva ironicamente commentato anche la moglie, Fatima Jabbe-Bio, convinta che il marito abbia “un dottorato in colpi di Stato” e sia per questo “impossibile deporlo”. Dopo il voto di giugno Bio era stato ufficialmente rieletto con il 56 per cento dei voti, vincendo per un pugno di schede come nelle precedenti elezioni del 2018 – contro il leader dell’opposizione, l’ex ministro degli Esteri Samura Kamara, e superando la soglia del 55 per cento di preferenze necessarie per essere dichiarato presidente. Il Paese dell’Africa occidentale è uscito solo vent’anni fa da una sanguinosa guerra civile che si è conclusa con un bilancio di oltre 50 mila morti. Sulla dinamica dell’attacco di domenica e i suoi protagonisti rimangono in ogni caso diverse incognite. Alle prime ore del giorno un gruppo di uomini ar- mati tenta di fare irruzione nella caserma Willbeforce della capitale e di appropriarsi di armi.
La notizia arriva direttamente dal governo, che afferma di aver sventato l’attacco e di aver lanciato una caccia all’uomo per rintracciare i responsabili, “respinti alla periferia di Freetown”, mentre i “principali leader del complotto” vengono arrestati. Il ministro dell’Informazione Chernor Bah preciserà poi che fra questi ci sono diversi militari ed ex ufficiali, che saranno sottoposti ad interrogatorio. Il governo conferma inoltre che i principali centri di detenzione, tra cui il carcere centrale di Pademba Road, sono stati attaccati e che le for- ze di sicurezza sono state costrette a effettua- re “una ritirata tattica” per proteggere la vita dei civili e di altri detenuti. Il ministero dell’Informazione chiarisce poi che l’emittente pubblica “Slbc” non è stata sotto attacco né sotto assedio, smentendo le voci di un golpe in atto secondo un copione ormai noto dopo quelli avvenuti in Mali, Burkina Faso, Guinea, Niger e Gabon. “Il direttore generale della Slbc sta facendo il suo lavoro e non è stato arrestato”, precisa il comunicato.
In quelle ore confuse, il presidente Bio dichiara un coprifuoco su tutto il territorio nazionale “per consentire alle forze di sicurezza di continuare il processo di arresto dei sospettati” – oggi è stato limitato solo alle ore notturne – ed esorta i cittadini a “rimanere a casa”, pur affermando che l’emergenza “è rientrata” e che le forze dell’ordine “hanno il controllo della situazione”. Solo in tarda serata trapelerà notizia di un’evasione dal carcere, poi confermata dalle autorità. Sui media il racconto dei fatti è frammentario e confuso. Non è chiara l’identità degli aggressori, ma alcuni tasselli permettono di ricostruire almeno in parte il quadro. A fine mattinata, un giornalista locale a Freetown incrocia un gruppo di uomini mascherati in fuga. “Ripuliremo questa società. Sappiamo cosa stiamo facendo. Non cerchiamo civili comuni che dovrebbero svolgere le loro normali attività”, urla prima di allontanarsi uno di loro, in divisa militare.
Sui social circola l’immagine di un ex membro della Guardia dell’ex presidente Ernest Bai Koroma (2007-2018), descritto come uno dei partecipanti all’operazione, ucciso dalle forze di sicurezza. In un post pubblicato su X (ex Twitter) l’ex presidente si dice “profondamente preoccupato per gli eventi in corso a Freetown” e condanna “fermamente le gravi violazioni della sicurezza dello Stato”. L’ex capo dello Stato condanna inoltre l’uccisione del caporale Eddie Conteh, una guardia militare assegnata alla protezione della sua sicurezza uccisa a casa di Koroma,ed il sequestro del maresciallo John Swaray, un altro ufficiale apparentemente coinvolto nei fatti di ieri. Ai microfoni della “Bbc” il ministro dell’Informazione Bah afferma che gli attacchi di domenica sono stati condotti contro alcune “installazioni chiave” del Paese e rientrano in un’operazione “pianificata e coordinata” contro sicurezza nazionale, e che fra i responsabili ci sono alcuni militari ed ex ufficiali. Versione confermata anche dal portavoce dell’esercito, colonnello Issa Bangura, secondo il quale negli scontri ingaggiati dalle Forze armate con i militari defezionisti sono morti almeno 13 soldati.
La notizia del tentato golpe è stata accolta con particolare preoccupazione dalla Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao), che in una nota dice di aver appreso “con assoluto ribrezzo” la notizia del “complotto attuato da alcuni individui per impossessarsi di armi e disturbare la pace e l’ordine costituzionale in Sierra Leone”, e chiede con forza che i responsabili vengano arrestati e giudicati per i loro atti illegali. In poche righe, la Cedeao “ribadisce la sua tolleranza zero nei confronti dei cambi di governo incostituzionali” ed esprime il suo sostegno al governo ed al popolo sierraleonese “per approfondire la democrazia e la buona governance, per consolidare la pace, nonché nel promuovere lo sviluppo socio-economico” del Paese. Sui disordini si è espressa anche l’Unione europea, che si è detta “preoccupata” e ha chiesto il rispetto dell’ordine costituzionale. “Non esiste alcuna giustificazione per la presa di forza delle caserme”, ha dichiarato la delegazione, aggiungendo che l’Ue continuerà a sostenere tutti coloro che si impegnano per una Sierra Leone pacifica e democratica”. Oggi la calma sembra essere tornata a Freetown, dove nelle strade sono tuttavia rimasti in allerta i posti di blocco allestiti ieri dalle forze di sicurezza. L’autorità per l’aviazione civile ha ordinato alle compagnie aeree di riprogrammare i voli, precisando tuttavia che lo spazio aereo del Paese rimane aperto.