Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 06/12/2023
In un comunicato pubblicato lunedì sera, il ministro degli Esteri di Niamey ha annunciato di voler revocare l’accordo stipulato con l’Ue relativo alla missione civile europea denominata Eucap Sahel Niger
Con una decisione non certo a sorpresa, la giunta militare del Niger – salita al potere dopo il colpo di Stato dello scorso 26 luglio – ha annunciato l’intenzione di porre fine agli accordi di difesa e sicurezza con l’Unione europea, stipulati per sostenere le autorità nigerine nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare. In un comunicato pubblicato lunedì sera, il ministro degli Esteri di Niamey ha annunciato di voler revocare l’accordo stipulato con l’Ue relativo alla missione civile europea denominata Eucap Sahel Niger, attiva dal 2012 e che attualmente conta su circa 130 gendarmi e agenti di polizia messi a disposizione dagli Stati membri dell’Ue per svolgere la sua azione.
Oltre alla missione Eucap, la giunta nigerina ha comunicato di aver ritirato il consenso concesso per il dispiegamento della Missione di partenariato militare dell’Ue in Niger (Eumpm), attualmente a guida italiana. La giunta ha inoltre annunciato l’intenzione di revocare “i privilegi e le immunità” concesse nel quadro di questa missione, senza fornire ulteriori dettagli. La decisione arriva in un momento non certo casuale. Nello stesso giorno dell’annuncio, infatti, a Niamey era in visita il viceministro della Difesa russo Junus-bek Yevkurov il quale, dopo aver fatto tappa in Mali e in Libia, veniva ricevuto dal leader della giunta Omar Tchiani e dal ministro della Difesa Salifou Modi con i quali ha siglato un accordo che prevede il rafforzamento della cooperazione militare fra i due Paesi, sulla falsa riga di quanto avvenuto con la giunta militare del Mali, altro Paese che come il Niger (e il vicino Burkina Faso) è scivolato nell’orbita russa.
Come prevedibile, la decisione della giunta di Niamey ha suscitato la reazione stizzita di Bruxelles che, per voce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha fatto sapere che “ne trarrà le necessarie conseguenze operative”. In undici anni di presenza in Niger, ricorda Borrell in una nota, Eucap Sahel Niger ha sostenuto, su richiesta delle autorità, le forze di sicurezza interne nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare. “La missione Eucap Sahel Niger ha formato più di 20 mila elementi delle forze di sicurezza interna e ha contribuito attivamente allo sviluppo della strategia di sicurezza interna nazionale del Niger. In collaborazione con le autorità, Eucap ha svolto un ruolo importante nello sviluppo del concetto di unità mobili, avendo equipaggiato e addestrato sei di queste unità mobili della Gendarmeria, della Guardia nazionale e della Polizia, che comprendono ciascuna 150 elementi d’élite, fornendo apparecchiature ad alta tecnologia, veicoli blindati, dispositivi di comunicazione.
Inoltre – prosegue la dichiarazione – Eucap ha ampiamente sostenuto la regione di Agadez grazie ad una filiale decentralizzata. L’Eumpm Niger, lanciata di recente su invito delle autorità, mirava a sostenere l’esercito nigerino nella sua lotta contro il terrorismo. L’azione delle nostre missioni Psdc (Politica di sicurezza e di difesa comune) si inserisce in un più ampio contributo dell’Unione europea a beneficio delle forze di sicurezza e difesa del Niger che comprende formazione, equipaggiamenti, infrastrutture e linee di comunicazione”, conclude la dichiarazione, ricordando che l’Unione europea ha immediatamente sospeso ogni cooperazione in materia di sicurezza e difesa in seguito al colpo di Stato di luglio.
La missione Eucap Sahel Niger è stata avviata, su richiesta del governo del Niger, nell’estate del 2012 con lo scopo di fornire consulenza e formazione per sostenere le autorità nigerine nel rafforzare le loro capacità. Nel settembre 2022 la missione – che conta oltre 100 esperti internazionali, la maggior parte dei quali provenienti dalle forze di sicurezza e dai dipartimenti di giustizia europei – era stata prorogata dal Consiglio europeo fino al 30 settembre 2024, con una dotazione di bilancio di poco superiore a 72 milioni di euro per il periodo dal 1 ottobre 2022 al 30 settembre 2024.
Per l’Italia, la consistenza massima annuale autorizzata per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 14 militari, ma attualmente non ci sono uomini impegnati. Quanto alla missione Eumpm Niger, invece, è stata istituita dal Consiglio Ue a febbraio di quest’anno – dunque pochi mesi prima del colpo di Stato – con l’obiettivo di rafforzare la capacità militare delle forze armate nigerine e sostenerle nella lotta contro i gruppi armati terroristici, anche attraverso la creazione di un Centro per la formazione dei tecnici delle forze armate. La missione conta su una forza lavoro di circa 130 gendarmi e agenti di polizia messi a disposizione dagli Stati membri dell’Ue per svolgere la sua azione. Dall’ottobre scorso la missione è guidata dal colonnello Antonio Stasi, subentrato a sua volta al colonnello Antonio D’Agostino.
Resta invece attiva, in assenza di comunicazioni da parte della giunta nigerina, la missione militare italiana Misin (Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger), istituita nel 2018 e che conta attualmente circa 200 effettivi, prevedendo l’impiego di un massimo di 13 mezzi, tutti terrestri. Destino opposto, invece, è stato riservato alla missione militare francese, che ad ottobre a iniziato a ritirare il suo contingente di circa 1.500 uomini.
Dopo un lungo braccio di ferro con le autorità nigerine, lo scorso 24 settembre il presidente francese Emmanuel Macron ha infatti annunciato il ritiro del contingente francese ancora presente in Niger “entro la fine dell’anno”, ponendo fine alla disputa con le autorità golpiste che subito dopo il colpo di Stato del 26 luglio avevano denunciato l’accordo di cooperazione militare con Parigi. Così, alla fine di ottobre, quasi 200 militari francesi hanno lasciato la città di Ouallam, nel sud ovest del Niger, per dirigersi in Ciad, dove sono stati ricollocati, mentre i due gruppi con sede nel nord del Niger hanno già completato il ritiro. Secondo quanto riferito da fonti militari francesi citate dall’emittente “Rfi”, rimane ora da evacuare soltanto la base aerea di Niamey, dove restano circa 400 uomini.
Dopo il golpe di luglio e la successiva espulsione delle unità militari e diplomatiche francesi dal Niger, la giunta di Niamey ha siglato di recente con i governi golpisti di Mali e Burkina Faso una coalizione militare, nota come Alleanza degli Stati del Sahel (Aes). Siglata ufficialmente lo scorso 16 settembre, l’intesa ha avuto un seguito la scorsa settimana con l’incontro avvenuto a Bamako tra i ministri degli Esteri dei tre Paesi – il nigerino Bakary Yaou Sangaré, il maliano Abdoulaye Diop, la burkinabé Olivia Raggnaghnèwendé Rouamba – per dare a questa alleanza una dimensione politica e diplomatica. Dopo la riunione, i governi dei tre Paesi saheliani hanno annunciato l’intenzione di rafforzare i loro scambi commerciali, di realizzare insieme progetti energetici e industriali, di creare una banca di investimenti e persino una compagnia aerea comune.
Finora, però, non è stata fissata alcuna scadenza per gli ambiziosi progetti. Tutti e tre i Paesi saheliani sono stati sospesi dagli organismi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) dopo i rispettivi colpi di Stato militari che hanno portato al potere giunte militari ostili alla Francia e alle potenze occidentali e vicine alla Russia. Il Niger è inoltre ancora sottoposto alle sanzioni economiche della Cedeao contro le quali Niamey ha avviato un procedimento legale, la cui decisione è stata rinviata. In questo contesto, la formalizzazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel assomiglia molto alla creazione di un’alternativa alla Cedeao, e sul piano militare ad un’embrionale “Nato” africana.