Sahel: dopo quella militare, Mali, Niger e Burkina Faso verso l’alleanza monetaria

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/12/2023

SI ALLARGA IL SOLCO CON L’OCCIDENTE

È destinato ad allargarsi il solco che ormai separa l’Occidente dai Paesi del Sahel, e in particolare Mali, Niger e Burkina Faso, teatro negli ultimi tre anni di colpi di Stato che hanno deposto i rispettivi presidenti democraticamente eletti e portato al potere giunte militari chiaramente riconducibili all’orbita russa. Dopo aver dato vita ad una coalizione militare, le giunte militari al potere a Bamako, Ouagadougou e Niamey sembrano infatti intenzionate a stringere un’alleanza politica e monetaria. Questo, almeno, quanto annunciato dal generale golpista nigerino Omar Abdourahamane Tchiani, salito al potere con il colpo di Stato dello scorso 26 luglio. In un’intervista rilasciata all’emittente nigerina “Rts”, Tchiani non ha fornito ulteriori dettagli sull’intenzione dei tre Paesi governati da leader militari, limitandosi a specificare che “oltre al campo della sicurezza, la nostra alleanza deve evolversi nel campo politico e in quello monetario”.

Dichiarazioni che, se troveranno conferma, sanciranno un ulteriore allontanamento dei tre Paesi dalla Comunità economica dei Paesi membri dell’Africa occidentale (Cedeao) – l’organizzazione regionale che dopo i rispettivi colpi di Stato li ha sospesi a tempo indeterminato – e quindi dall’influenza occidentale, e della Francia in particolare. Tale allontanamento era già iniziato lo scorso 16 settembre, quando le stesse giunte militari di Mali, Niger e Burkina Faso si sono riunite nell’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), iniziativa militare ma anche diplomatica che intende garantire indipendenza ai tre Paesi rispetto ad organismi regionali o internazionali. Di recente i ministri degli Esteri dei tre Paesi, riuniti a Bamako, hanno dato forma compiuta a questa coalizione, dandole una dimensione politica e diplomatica. Le tre parti, si legge nel comunicato congiunto diffuso al termine della riunione, stanno lavorando all’adozione di protocolli aggiuntivi, all’istituzione di organi istituzionali e giuridici dell’Alleanza e alla “definizione delle misure politiche e del coordinamento diplomatico”.

Inizialmente l’Aes è nata come un patto di difesa tra Mali, Niger e Burkina Faso, che hanno deciso di unire le loro risorse militari per combattere gruppi ribelli o jihadisti. Tuttavia i tre Paesi intendono ora andare oltre e fondare una vera unione economica e politica che faccia da contraltare, appunto, alla Cedeao, che agli occhi dei golpisti è un’organizzazione controllata ancora dalla Francia e dai suoi alleati occidentali. L’annuncio, non a caso, arriva dopo che domenica scorsa i leader dell’organismo regionale hanno deciso di confermare le sanzioni alla giunta golpista del Niger, dopo che quest’ultima si è rifiutata di rilasciare il presidente deposto Mohamed Bazoum in cambio della loro revoca. Nella stessa intervista in cui Tchiani annunciava l’intenzione di dare vita ad un’alleanza monetaria con Mali e Burkina Faso, peraltro, il leader golpista affermava che le autorità di Niamey intendono esportare i primi barili di petrolio greggio a gennaio, tramite il nuovo oleodotto che collegherà il giacimento nigerino di Agadem al porto di Cotonou, in Benin.

A tale scopo, i serbatoi di stoccaggio a Cotonou sono attualmente in fase di riempimento e dovrebbero essere completati entro gennaio, quando inizierà la fase di commercializzazione. La costruzione dell’oleodotto è stata ufficialmente avviata a novembre ed è finanziata da PetroChina. Secondo Tchiani, il Niger riceverà il 25,4 per cento dei 90 mila barili al giorno (bdp) che verranno esportati attraverso l’oleodotto. Il Paese dispone attualmente di una piccola raffineria di petrolio con una capacità di circa 20 mila barili al giorno che rifornisce principalmente il mercato interno dei combustibili del Niger. Non c’è dubbio che un tale progetto permetterebbe al Niger – tramite la Cina – di aderire al “club” delle potenze petrolifere, e di aggirare in questo modo (almeno parzialmente) le sanzioni occidentali. Il graduale allontanamento delle giunte militari del Sahel dall’orbita occidentale aveva trovato ulteriore conferma la scorsa settimana, quando i governi di Mali e Niger avevano diffuso un comunicato stampa congiunto in cui denunciavano le convenzioni firmate con la Francia per il superamento della doppia imposizione fiscale.

La decisione, si legge nella nota congiunta, fa seguito al “persistente atteggiamento ostile della Francia” e al “carattere squilibrato” di queste convenzioni che costituiscono “un notevole deficit per il Mali e il Niger”. Le convenzioni fiscali denunciate dalle giunte golpiste disciplinano le norme per la tassazione del reddito o delle successioni e permettono inoltre lo scambio di informazioni e la collaborazione tra amministrazioni, ad esempio per la riscossione delle imposte. Tali convenzioni verranno quindi abolite “entro tre mesi”, secondo quanto affermato nel comunicato. La decisione è destinata ad avere serie ripercussioni sia per i privati che per le imprese domiciliate in Francia e che svolgono un’attività in Mali o in Niger, e viceversa, con conseguenze inevitabili sia per i francesi che lavorano in Niger, sia per i maliani della diaspora in Francia, ma anche per le aziende che espatriano alcune filiali. La decisione ha fatto seguito, peraltro, a quella con cui la giunta militare del Niger aveva annunciato l’intenzione di porre fine agli accordi di difesa e sicurezza con l’Unione europea, stipulati per sostenere le autorità nigerine nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare.