Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 24/01/2024
In Tunisia, uno dei maggiori Paesi produttori ed esportatori di olio di oliva, sta diventando sempre più difficile per i cittadini reperire questo alimento di base nella grande distribuzione. Una mancanza che si spiega con l’aumento della domanda globale di questo prodotto e con la scelta di alcuni produttori di vendere all’estero per incrementare i guadagni. Basti pensare che per la stagione 2022-2023 l’olio d’oliva ha rappresentato il 47 per cento delle esportazioni agricole e il 51 per cento di quelle alimentari dalla Tunisia, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Ins). Nel periodo di riferimento, Tunisi ha esportato verso altri Paesi circa 176 mila tonnellate di olio d’oliva (pari a circa 950 milioni di euro) di cui 17,6 mila tonnellate di olio confezionato (110 milioni di euro) e 53 mila tonnellate di olio d’oliva biologico (330 milioni di euro).
L’olio extra vergine di oliva, in particolare, rappresenta l’89 per cento delle esportazioni. La produzione di olive in Tunisia è in crescita dal 2017 e le sue esportazioni sono passate da 85 a 195 mila tonnellate nel 2023, per il 77 per cento verso Italia e Spagna. Come confermava due giorni fa il quotidiano tunisino “La Presse”, che cita l’Osservatorio nazionale dell’agricoltura (Onagri), nei primi due mesi della campagna 2023/2024 (da fine dicembre 2023) i ricavi delle esportazioni di olio d’oliva hanno superato i 350 milioni di euro, con un aumento del 47,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Se negli scaffali dei grandi supermercati, come Carrefour o Monoprix, l’olio d’oliva è stato rimpiazzato da oli vegetali come semi di mais o arachidi, ai frantoi di Mornaguia, nelle campagne alle porte di Tunisi, l’olio di nuova produzione viene venduto tra i sette e i nove euro al litro.
“Il prezzo è destinato a salire – ha detto a “Nova” un operatore – nei prossimi quindici giorni potrebbe raggiungere i 30 dinari,” equivalenti a poco meno di 10 euro, praticamente quanto in Italia. Secondo gli addetti ai lavori, la produzione tunisina di quest’anno avrebbe risentito della siccità. “La mancanza di piogge ha impoverito la produzione del nord della Tunisia, facendo registrare un calo del 20 per cento durante le fasi della spremitura”, spiegano al frantoio, dove si può acquistare una bottiglia di olio extra vergine da un litro a 25 dinari (sette euro e 50 centesimi). L’8 novembre 2023 il capo dello Stato, Kais Saied, aveva denunciato la speculazione sull’olio d’oliva, nel corso di un incontro con i ministri dell’Interno, Kamel Feki, dell’Agricoltura, Abdulmonem Belati, del Commercio, Karthoum Ben Rejeb, e l’amministratore delegato dell’Ufficio nazionale dell’olio tunisino (Onh), Hamed Daly.
Il presidente, sottolineando che l’olio d’oliva tunisino è uno dei migliori al mondo, aveva definito “inaccettabile” l’aumento dei prezzi, e rigettato le spiegazioni che mirerebbero a nascondere il monopolio e a giustificare l’elusione delle leggi in vigore. Sono esaurite anche le bottiglie di olio extra vergine messo in vendita dal 15 dicembre scorso dal ministero dell’Agricoltura a un prezzo calmierato equivalente a cinque euro. Il direttore commerciale dell’Onh, Moez Ben Amor, aveva indicato che la quantità totale di olio d’oliva destinato alla vendita a un prezzo calmierato durante questa stagione si sarebbe avvicinata agli 11 milioni di litri, sufficienti a coprire il fabbisogno dei tunisini nelle diverse regioni del Paese. Tuttavia reperirle è sempre più difficile. Il prezzo calmierato mirava a offrire ai consumatori quantità sufficienti di olio extra vergine di oliva tenendo conto del potere d’acquisto del cittadino. Peccato che di olio d’oliva, extra vergine o meno, a prezzo normale o calmierato, oggi nei grandi supermercati di Tunisi, non vi è più traccia. Restano solamente qualche confezione da tavola da 75 millilitri, ovviamente venduta a prezzi altissimi.