Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 01/02/2024
A venti giorni dalla partenza per l’Italia, i familiari e gli amici sono tornati a protestare contro la mancanza di informazioni sui loro cari misteriosamente spariti
A venti giorni dalla partenza per l’Italia, i familiari e gli amici dei circa 40 giovani tunisini che hanno presumibilmente lasciato Sfax nella notte tra il 10 e l’11 gennaio, a bordo di un barchino, sono tornati a protestare martedì contro la mancanza di informazioni sui loro cari di cui non si hanno più tracce.
I manifestanti, scesi in piazza ad El Hancha, cittadina del governatorato di Sfax che conta poco più di settemila anime, chiedono alle autorità di intensificare le operazioni di ricerca dopo che la procura di Sfax 1 ha aperto un’indagine “contro chiunque sia coinvolto nell’organizzazione di operazioni di immigrazione clandestina”. Cinque giorni dopo, su impulso delle famiglie che denunciavano di aver perso i contatti con i propri cari, la Guardia nazionale tunisina aveva indicato di aver messo in campo tutte le unità a disposizione, per il pattugliamento del tratto di costa tra Sfax e Mahdia, via mare, terra e aria. Secondo quanto riferito ad “Agenzia Nova”, i dispersi sarebbero tutti giovanissimi, tra i 17 e i 30 anni, originari del posto. Da quel 16 gennaio non è stato più rilasciato alcun comunicato e le autorità non hanno al momento risposto alla richiesta di “Agenzia Nova” di ulteriori informazioni sul caso.
Non è stata rinvenuta nessuna traccia dell’imbarcazione neanche in Libia. Il parlamentare di Zawiya, Ali Buzriba, ha dichiarato a “Nova” che nessuna barca dalla Tunisia è arrivata nel Paese nei giorni successivi al 10 e 11 gennaio. “Ho contattato il capo della divisione marittima dell’Apparato di supporto alla stabilità (Ssa) di Zawiya che ha affermato di aver pattugliato l’intera area, a mille miglia dalla costa, ma non c’è traccia né dell’imbarcazione, né dei natanti”, ha dichiarato. Secondo il membro della Camera dei rappresentanti libica, “il giorno in cui è stata diramata la notizia della scomparsa del barchino partito da Sfax, con 40 persone a bordo, il mare era particolarmente mosso e grandi barche sono uscite in mare nel tentativo di cercare i giovani tunisini, ma senza successo”. Fonti locali a Zuara hanno rivelato che anche la Guarda costiera locale si è mobilitata nella ricerca, ma al momento non è possibile verificare quest’informazione da fonti ufficiali per via della frammentata situazione relativa alla sicurezza che permane nella regione occidentale della Libia. Alcuni funzionari della Guardia costiera e della Marina libica di Zawiya, contattati da “Nova”, affermano di non avere alcuna informazione sul barchino in questione.
Nessun commento, per ora, giunge da parte della Guardia costiera italiana, mentre la questura di Agrigento ha negato la possibilità che i giovani possano essere sbarcati sul territorio italiano. Gli agenti, contattati da “Nova”, hanno chiarito che “una volta sbarcati, i migranti vengono messi in condizione di contattare le proprie famiglie”. Gli agenti hanno anche escluso la possibilità che un barchino possa essere arrivato sulle coste italiane senza essere intercettato dai droni. I volti dei ragazzi, inoltre, non sono stati riconosciuti attraverso le foto di identificazione scattate ai migranti giunti nelle scorse ore nell’isola di Lampedusa. Al momento, la Tunisia non ha istituito una propria zona Sar, ossia di ricerca e soccorso in mare, limitando gli interventi alle proprie acque territoriali.
Le trattative perché ciò avvenga sono in corso da anni, ma l’ipotesi è stata largamente respinta dalle comunità ospitanti che temono un aumento di migranti. La situazione è già tesa in diverse zone del Paese, con scontri sporadici a Sfax, ma anche a Zarzis, da dove decine di subsahariani sono stati trasferiti dopo le tensioni riferite nei giorni scorsi. Intanto, la Guardia nazionale di Sfax ha arrestato sei subsahariani con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A rivelarlo, ieri, una nota della direzione della Guardia nazionale, diffusa sui propri canali social, precisando che l’operazione ha consentito la liberazione di nove migranti di provenienza subsahariana rinchiusi in un’abitazione a Sfax, la cui porta era chiusa con catena e lucchetto.
L’operazione è stata condotta sulla base di informazioni e indagini, secondo cui sei persone subsahariane avevano formato un’organizzazione criminale specializzata nel facilitare l’ingresso illegale in Tunisia, da paesi vicini, per poi farli arrivare a Sfax, snodo delle partenze di barchini verso le coste italiane. L’organizzazione criminale si occupava anche di sistemare i migranti in case di fortuna, come quella di Sfax dove sono stati trovati i nove cittadini subsahariani liberati dagli agenti di sicurezza, mentre erano in attesa della traversata.
Secondo la stessa fonte, le indagini sono ancora in corso per individuare i trafficanti che hanno collaborato con la suddetta rete. Le persone arrestate in questa operazione devono rispondere di “costituzione di un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di esseri umani, alla detenzione illegale di persone e all’assistenza a persone straniere per spostarsi sul territorio tunisino allo scopo di oltrepassare illegalmente le frontiere marittime”.