In Somalia la costruzione di cinque nuove basi militari americane

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 19/02/2024

In una cerimonia presieduta dal presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, gli Stati Uniti e la Somalia hanno firmato ieri a Mogadiscio un memorandum d’intesa per la costruzione di cinque basi militari per la brigata Danab, l’unità d’élite dell’Esercito nazionale somalo (Sna) addestrata dagli Usa. Il memorandum è stato firmato dal ministro della Difesa somalo Abdulkadir Mohamed Nur e dall’incaricato d’affari statunitense in Somalia, Shane L. Dixon, durante una cerimonia alla quale – oltre al presidente Mohamud – ha partecipato anche la sottosegretaria di Stato Usa per gli Affari africani, Molly Phee. Secondo quanto riferito dalla presidenza somala in una nota, l’accordo vedrà gli Stati Uniti costruire cinque basi militari “ben equipaggiate” a Baidoa, Dusa Mareb, Jowhar, Chisimaio e Mogadiscio, da destinare all’addestramento dell’unità d’élite Danab. Il presidente Mohamud ha salutato il sostegno statunitense come un “contributo significativo agli sforzi del governo per costruire un efficace esercito nazionale in grado di assumersi responsabilità di sicurezza e contrastare la minaccia del terrorismo internazionale nel Paese”. Il presidente ha inoltre sottolineato la fondamentale cooperazione tra Somalia e Stati Uniti nello sviluppo del settore della sicurezza, aggiungendo che “gli investimenti statunitensi nella Sna/Danab hanno dato i loro frutti, alimentando una formidabile forza d’attacco che guida le offensive delle forze di sicurezza somale contro Al Shabaab”. Prima della firma, il pre sidente Mohamud ha ricevuto la sottosegretaria Phee per un colloquio che si è focalizzato proprio sulle sfide della sicurezza che Mogadiscio si trova ad affrontare.

Nel corso dell’incontro, riferisce la presidenza somala, le parti hanno esplorato le strade per rafforzare ulteriormente la sicurezza e la cooperazione allo sviluppo tra Somalia e Stati Uniti, compreso il sostegno continuo al rafforzamento delle capacità operative dell’Esercito nazionale somalo (Sna) per facilitare la preparazione ad assumersi pienamente la responsabilità della sicurezza. Da parte sua, Phee ha ribadito l’impegno di Washington a sostenere Mogadiscio in questa fase di transizione, che vede al contempo in corso una rinnovata offensiva dell’esercito somalo contro al Shabaab e il progressivo ritiro dal territorio delle forze della Missione di transizione dell’Unione africana (Ua). Non a caso, le basi saranno costruite in zone ritenute strategiche per la lotta al gruppo jihadista, contro il quale Washington è impegnata al fianco di Mogadiscio. Su ordine del governo somalo, del resto, lo scorso 9 febbraio il Comando degli Stati Uniti per l’Africa (Africom) ha condotto diversi raid aerei in una zona remota situata a circa 35 chilometri a nord-est di Chisimaio, uccidendo tre miliziani, mentre l’esercito somalo ha intensificato di recente le sue operazioni offensive nella regione orientale di Galgaduud.

I raid Usa in Somalia sono ripresi con maggiore intensità con l’avvento al potere del presidente Mohamud, eletto a maggio del 2022. Verso la fine di quell’anno il presidente statunitense Joe Biden ha disposto infatti la ridistribuzione di 450 militari statunitensi in Somalia, annullando così il brusco ritiro disposto dall’ex presidente Donald Trump nel gennaio 2021. Da Mogadiscio è in seguito arrivata la richiesta di rafforzare l’intervento statunitense contro al Shabaab, aumentando ulteriormente il coinvolgimento Usa nella lunga guerra antiterrorismo. Con il ritiro avviato dalle forze dell’Unione africana, la necessità di una stretta cooperazione con l’alleato Usa è diventata sempre più urgente. L’esercito somalo ha recuperato la gestione della sicurezza di importanti luoghi istituzionali a Mogadiscio – dalla sede della presidenza a quella del parlamento – ma lo fa mentre al Shabaab non accenna a ridurre le sue attività e torna a colpire laddove il territorio viene man mano lasciato sguarnito. Ne sono una prova l’attentato del 6 febbraio al mercato di Bakara, il più frequentato di Mogadiscio, e quello che lo scorso fine settimana ha preso di mira la base Generale Gordon della capitale, uccidendo quattro militari emiratini e un ufficiale del Bahrein.

L’Unione africana ha di recente avviato le operazioni di ritiro delle sue truppe di stanza in Somalia, un processo al termine del quale l’esercito nazionale somalo sarà responsabile della gestione della sicurezza sul territorio nazionale. Il processo, avviato il 15 giugno, prevede entro la fine del mese il rientro di 2 mila uomini integrati nella Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis), sui 22 mila totali, mentre ulteriori 3 mila verranno ritirati in funzione di come evolverà la situazione sul campo. Progressivamente, quindi, all’esercito somalo verrà trasferita la gestione di basi operative, della logistica e di tutte le operazioni di contrasto ad Al Shabaab. La questione è di cruciale importanza per Mogadiscio, che si trova nell’urgenza di dover garantire nel più breve tempo possibile requisiti minimi di sicurezza nel Paese, utilizzando progressivamente i militari formatisi nell’ultimo periodo per sostituire le truppe dell’Ua.