CORTE AIA, AL VIA LE UDIENZE SULL’OCCUPAZIONE DI ISRAELE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 20/02/2024

Il parere, che avrà carattere consultivo e quindi non vincolante, dovrebbe essere emesso nel corso di quest’anno

Mentre prosegue l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, hanno preso il via ieri le udienze pubbliche della Corte internazionale di giustizia dell’Aia sulle conseguenze sul piano legale della prolungata occupazione di Israele nei Territori palestinesi, che si protrarranno fino al 26 febbraio. Queste udienze fanno seguito alla risoluzione con cui, nel dicembre 2022, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva chiesto alla Corte un parere sulle conseguenze legali derivanti dalla prolungata occupazione, sugli insediamenti e sull’annessione dei Territori palestinesi dal 1967, su come le politiche e le prassi israeliane incidano sullo status legale dell’occupazione, e su quali conseguenze derivino da tale status per tutti i paesi e per l’Onu. Il parere della Corte, che avrà carattere consultivo -non vincolante – e dovrebbe essere emesso nel corso di quest’anno, potrebbe essere decisivo contro l’operato di Israele, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Quest’ultimo ha infatti assunto una posizione più dura nei confronti dello Stato ebraico e, secondo alcune indiscrezioni diffuse dai media, avrebbe descritto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, utilizzando termini offensivi. Ci si aspetta quindi una decisione più dura da parte della Corte dell’Aia rispetto alla sentenza pronunciata il 26 gennaio scorso sulle udienze tenute dopo la denuncia per il “genocidio del popolo palestinese” presentata dal Sudafrica. La decisione del 26 gennaio aveva stabilito che Israele e il suo esercito devono adottare tutte le misure in loro potere per non commettere atti di genocidio definiti dalla relativa Convenzione, senza tuttavia richiedere di cessare le ostilità nella Striscia.

Durante la prima udienza della Corte internazionale di giustizia sull’occupazione israeliana, sono stati ascoltati gli interventi dei rappresentanti dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), chiedendo tutti la conferma dell'”illegalità” dell’occupazione e delle pratiche israeliane nei Territori palestinesi. Nello specifico, il ministro degli Esteri dell’Anp, Riyad Maliki, ha accusato Israele di aver commesso i “crimini” di “colonialismo e apartheid” contro il popolo palestinese in Cisgiordania e a Gerusalemme. Durante l’udienza, Maliki ha anche affermato che il controllo pluridecennale di Israele sui palestinesi ha dato loro la possibilità di scegliere tra “sfollamento, sottomissione o morte”, il che equivale a “pulizia etnica, apartheid o genocidio”. “Un palestinese può trascorrere l’intera vita come rifugiato, vedersi negata la dignità e il diritto di tornare a casa (…) sotto costante minaccia, vedere i propri cari gettati nelle carceri israeliane e trattenuti lì a tempo indeterminato, e la propria terra rubata, colonizzata, annessa”, ha detto il capo della diplomazia dell’Anp, chiedendo che la Corte “dichiari che l’occupazione israeliana è illegale” e spiegando che questa deve cessare “immediatamente, totalmente e senza condizioni”.

Successivamente, si è espresso anche il rappresentante legale dell’Anp, Paul Reichler, affermando che “ciò che rende illegale l’occupazione israeliana” dei Territori palestinesi è il suo “carattere permanente”. Nel suo intervento, Reicher ha elencato quattro esempi dimostrativi di come Israele abbia costantemente sfidato il diritto internazionale: primo, l’annessione de jure e de facto di Gerusalemme Est e della Cisgiordania da parte di Israele; secondo, le pretese di sovranità su queste aree, che chiama con i loro nomi biblici, Giudea e Samaria, e considera parti integranti dello Stato ebraico; terzo, la creazione di centinaia di insediamenti a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, con oltre 700 mila coloni israeliani; quarto, la moltitudine di dichiarazioni e documenti ufficiali sull’intenzione di incorporare tutto il territorio occupato a est della Linea verde (linea di demarcazione stabilita negli accordi d’armistizio araboisraeliani del 1949 fra Israele, Siria, Giordania, Libano ed Egitto) nello Stato di Israele, come parte integrante di un unico Stato ebraico che si estenda dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Il rappresentante legale dell’Anp ha aggiunto che l’obiettivo fondamentale di Israele è “l’acquisizione permanente della massima quantità di territorio palestinese con il minimo numero di palestinesi al suo interno”, evidenziando che “gruppi armati di coloni, sostenuti dalle forze di occupazione israeliane e incoraggiati dai ministri del governo (dello Stato ebraico), hanno espulso con la violenza migliaia di pacifici civili palestinesi dai loro villaggi e terre ancestrali”. Nel corso dell’udienza, Reichler ha anche parlato del modo in cui gli Stati Uniti proteggono Israele dalle proprie responsabilità legali, dichiarando che Washington non cerca di difendere Israele “sostenendo che l’occupazione è legittima”, ma affermando che “non è né legittima né illegittima”.

Da parte sua, l’inviato dell’Anp alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha chiesto alla Corte dell’Aia di confermare che la presenza di Israele nei Territori palestinesi è “illegale” e che “la sua occupazione deve cessare immediatamente, completamente e incondizionatamente”, sottolineando: “Questa occupazione è servita come copertura per i disegni coloniali di Israele, cioè l’acquisizione dei territori palestinesi con la forza”. Inoltre, Mansour ha detto: “È così doloroso essere palestinesi oggi (…) Ci sono voluti 75 anni perché le Nazioni Unite commemorassero la Nakba, la nostra violenta diaspora, lo sfollamento dalla nostra terra e la negazione dei nostri diritti e della nostra esistenza. E lo stiamo vedendo accadere di nuovo”, aggiungendo: “Dopo 75 anni, la giustizia non può più aspettare il giorno in cui Israele avrà un’epifania e deciderà improvvisamente di invertire la rotta e impegnarsi a rispettare la legge e le risoluzioni delle Nazioni Unite”. “La constatazione da parte di questo illustre tribunale dell’illegalità dell’occupazione (di Israele) e l’applicazione delle conseguenze legali di questa constatazione contribuirebbero a porre immediatamente fine all’occupazione, aprendo la strada a una pace giusta e duratura”, ha affermato Mansour, esprimendo la propria speranza per “un futuro in cui nessun palestinese e nessun israeliano venga ucciso. Un futuro in cui due Stati vivano fianco a fianco in pace e sicurezza”.

Una volte conclusa la prima giornata di udienza, l’ufficio del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha pubblicato un post sul suo profilo X (ex Twitter), affermando che Israele non riconosce la legittimità dei procedimenti della Corte internazionale di giustizia riguardanti la “legalità dell’occupazione”. Il processo è stato “progettato per danneggiare il diritto di Israele a difendersi dalle minacce esistenziali”, ha dichiarato l’ufficio del premier, aggiungendo: “L’udienza all’Aia fa parte di un tentativo palestinese di dettare i risultati di una soluzione diplomatica senza alcun negoziato. Continueremo a combattere questo tentativo e il governo e la Knesset (il parlamento) sono uniti nel respingere” quest’azione. Nel frattempo, anche Amnesty International ha rilasciato un comunicato, affermando che Israele deve porre fine all’occupazione di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. “Quella israeliana della Palestina è la più lunga e una delle più mortali occupazioni militari al mondo”, ha dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International, aggiungendo: “L’attuale conflitto nella Striscia di Gaza (…) ha evidenziato le catastrofiche conseguenze del fatto che i crimini di diritto internazionale israeliani nei Territori palestinesi occupati continuino impunemente da così lungo tempo. Il mondo deve riconoscere che porre fine all’illegale occupazione israeliana è un prerequisito per fermare le ricorrenti violazioni dei diritti umani in Israele e nei Territori palestinesi occupati”