ISRAELE SCOPRE UN’IMPORTANTE RETE DI TUNNEL DI HAMAS A KHAN YUNIS

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 22/02/2024

Ancora duri scontri al confine con il Libano. È incerto l’avvio di una missione operativa a Rafah, al confine con l’Egitto, dove si trovano oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi

Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano di aver scoperto un’altra importante rete di tunnel del movimento islamista palestinese Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, che si ritiene sia stata utilizzata dagli alti funzionari del gruppo armato. Lo riferiscono le Idf su X, secondo cui i reparti del genio dell’unità Yahalom e i militari della Divisione 98 hanno fatto irruzione nei passaggi sotterranei, dove hanno trovato diverse porte blindate e altri blocchi predisposti dai miliziani di Hamas.

Le truppe hanno sfondato le barricate e identificato gli uomini armati di Hamas nel tunnel, che sono stati poi uccisi in combattimenti ravvicinati e con altri “mezzi speciali”, riferiscono le Idf. All’interno del tunnel, lungo più di un chilometro, sono stati trovati alloggi e infrastrutture idriche ed elettriche. Secondo le stime, Hamas avrebbe investito milioni di shekel nella sua costruzione. “Questo tunnel fa parte di una rete sotterranea strategica e ramificata situata sotto Khan Yunis, che veniva utilizzata dagli alti funzionari di Hamas e dalla Brigata Khan Yunis per nascondersi e combattere”, affermano le Idf.

Dopo che martedì 20 febbraio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha bocciato la risoluzione presentata dall’Algeria per un cessate il fuoco immediato, al momento l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza prosegue e si concentra in modo particolare a Khan Yunis, nel sud dell’exclave. Incerto l’avvio di una missione operativa a Rafah, al confine con l’Egitto, dove si trovano oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi, fuggiti dagli scontri fra Idf e miliziani nel resto della Striscia.

Sebbene il gabinetto di guerra israeliano abbia più volte annunciato di voler avviare l’operazione a Rafah, per la quale è richiesto un ampio numero di uomini e mezzi, la comunità internazionale e persino i principali alleati di Israele, gli Usa, hanno invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu ad astenersi per evitare una tragedia umanitaria. Quel che appare chiaro è l’avanzamento dei colloqui tra le cancellerie di Usa, Israele, Qatar ed Egitto per liberare gli ostaggi e consentire una tregua umanitaria. Tuttavia, mentre al Cairo è giunto il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, fonti palestinesi hanno invitato a non farsi illusioni. Intanto è salito a 29.313 morti e 69.333 feriti il bilancio delle vittime delle operazioni militari delle forze di Israele contro il movimento palestinese Hamas nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco del gruppo islamista nello Stato ebraico.

Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, secondo cui nelle ultime 24 ore sono morte almeno 118 persone e altre 163 sarebbero rimaste ferite. Queste cifre, tuttavia, non possono essere verificate e non viene fatta distinzione tra civili e combattenti.

Secondo le autorità israeliane, dal 7 ottobre a oggi sono stati uccisi circa 12 mila miliziani di Hamas nei combattimenti a Gaza, oltre ad altri 1.000 uccisi in Israele all’indomani dell’attacco del 7 ottobre. In una nota diffusa ieri, 20 febbraio, le Idf hanno aggiunto che l’aeronautica ha compiuto oltre 31 mila attacchi dal 7 ottobre, di cui oltre 1.000 in Libano e decine in Cisgiordania.

Inoltre, dall’inizio dei combattimenti, l’aviazione israeliana ha effettuato oltre 31 mila attacchi contro obiettivi attribuiti ad Hamas e altre milizie, soprattutto a Gaza (29mila obiettivi), ma anche in Libano e su altri fronti. Dal 7 ottobre, inoltre, le Idf avrebbero arrestato più di 3.150 palestinesi ricercati in Cisgiordania, tra cui più di 1.350 presunti membri di Hamas. I morti delle operazioni israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme, invece, sarebbero circa 400 secondo quanto riferito dalle autorità palestinesi, mentre le persone arrestate sarebbero oltre 7.100 dal 7 ottobre.

Dall’inizio degli scontri tra le Idf e i combattenti di Hamas nella Striscia di Gaza, le tensioni sono aumentate nche nel resto della regione, n particolare tra le forze di Israele e le milizie sciite filo-Iran. In Libano, l’aeronautica israeliana ha dichiarato di aver colpito più di 1.000 siti del movimento sciita filoiraniano Hezbollah dall’inizio degli scontri quasi quotidiani tra i miliziani libanesi e le Idf al confine tra Israele e il Paese dei cedri, l’8 ottobre scorso, all’indomani dell’attacco di Hamas nello Stato ebraico. Almeno 206 membri del movimento politico e militare libanese Hezbollah, il “Partito di dio” sostenuto dall’Iran, sono stati uccisi. In Siria, invece, le Idf hanno spiegato di aver condotto centinaia di sortite contro le fazioni sostenute dall’Iran. Da parte israeliana, sono state uccise circa 1.200 persone nell’attacco del gruppo islamista Hamas, mentre almeno 237 militari delle Idf sono morti nell’offensiva di terra condotta a Gaza.

Ancora teso il fronte settentrionale. Il partito sciita filo-iraniano Hezbollah ha rivendicato la responsabilità di quattro attacchi avvenuti oggi nella zona di confine tra Libano e Israele. Secondo quanto riferito in una nota del gruppo, il primo attacco, avvenuto alle 12.05 (ora libanese, 11.05 ora italiana), ha colpito una postazione israeliana posizionata sulla linea di confine, di fronte al villaggio libanese di Markaba.

Nel secondo attacco, sarebbe stata presa di mira una postazione delle forze di Israele nel territorio conteso delle Fattorie di Shebaa, mentre nel terzo sarebbe stata colpita una postazione situata sempre sul confine, di fronte al villaggio di Ramyah. Infine, nel quarto attacco, Hezbollah ha colpito una presunta postazione delle forze israeliane a Metula, nel nord di Israele. Nel frattempo, secondo quanto riferito dal quotidiano libanese “L’Orient LeJ our”, droni attribuiti allo Stato ebraico hanno colpito il villaggio di Kfarhamam e le periferie di Wadi Saluki, Ghandouriyé, Rachaya al Foukhar e Aita al Chaab, nel sud del Libano. Inoltre, in un attacco lanciato da Israele nel sud del Libano, nel distretto di Tiro, sono morte una donna e sua figlia, una bambina.