GAZA, RIPRENDONO I NEGOZIATI AL CAIROMA SALE LA TENSIONE CON GLI STATI UNITI

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/03/2024

La visita a Washington del leader centrista Benny Gantz è avvenuta senza il consenso di Netanyahu

I negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono ripresi ieri al Cairo dopo i colloqui di domenica, con la partecipazione dei rappresentanti di Egitto, Stati Uniti, Qatar e del movimento islamista palestinese Hamas. L’emittente egiziana “Al Qahera News”, citando una fonte anonima di alto livello, riferisce che ci sarebbero stati progressi significativi. I colloqui vertono sulla cessazione delle ostilità e sul rilascio dei 134 ostaggi israeliani, rapiti da Hamas il 7 ottobre. L’Egitto è ottimista sul possibile raggiungimento di un accordo entro l’inizio del Ramadan, il mese sacro in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto, atteso dal 10 marzo. Assente la delegazione israeliana perché Tel Aviv pone come condizione per tornare al tavolo negoziale la presentazione della lista degli ostaggi ancora in vita. Ieri, nel corso di una riunione a Beirut, in Libano, un esponente di Hamas, Osama Hamdan, ha espresso flessibilità riguardo i negoziati “perché preoccupati per il nostro popolo e siamo pronti a difenderlo pienamente”.

Intanto, secondo fonti egiziane e qatariote citate dal quotidiano “Wall Street Journal”, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, non sarebbe in contatto da almeno una settimana con i vertici del movimento che stanno discutendo una tregua a Gaza. I colloqui al Cairo avvengono mentre vacilla la tenuta del gabinetto di guerra israeliano, in seguito alla visita del leader centrista Benny Gantz negli Stati Uniti, poco gradita al capo dell’esecutivo, Benjamin Netanyahu. Intanto il movimento islamista palestinese Hamas ha presentato i criteri per la liberazione degli ostaggi palestinesi da parte di Israele. Lo ha detto all’emittente “Arab World Press” un alto funzionario di Hamas, spiegando che non sono stati forniti nomi di prigionieri specifici. “La palla è in mano a Israele”, ha spiegato il membro del movimento islamista. Una prima proposta ufficiale elaborata alla fine di gennaio prevede in una “prima fase” una pausa di sei settimane nei combattimenti e il rilascio di 42 ostaggi in cambio di palestinesi detenuti in Israele.

Nella giornata di domenica, al Cairo ha preso il via un nuovo ciclo di colloqui, con la partecipazione di rappresentanti del movimento islamista ma con l’assenza di una delegazione israeliana. Il governo dello Stato ebraico si è infatti rifiutato di inviare dei suoi rappresentanti alle trattative, in quanto Hamas non ha soddisfatto la richiesta di fornire un elenco dettagliato degli ostaggi ancora in vita. In alcune dichiarazioni rilasciate all’emittente britannica “Bbc”, il responsabile delle relazioni politiche e internazionali del movimento islamista palestinese, Basem Naim, ha spiegato che “ad oggi non è stato possibile fornire a Israele un elenco completo degli ostaggi sopravvissuti in quanto è praticamente impossibile sapere chi sia ancora vivo, a causa dei bombardamenti israeliani”. “Abbiamo chiesto un cessate il fuoco per raccogliere questi dati”, ha spiegato Naim.

L’attacco di Hamas contro lo Stato ebraico dello scorso 7 ottobre, che ha dato il via all’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, aveva visto circa 3.000 terroristi irrompere attraverso il confine via terra, aria e mare, uccidendo circa 1.200 persone e sequestrando 253 ostaggi di tutte le età – per lo più civili – sotto la copertura di migliaia di razzi lanciati contro città israeliane. Nel mese di novembre, a seguito di una tregua durata una settimana, Hamas aveva liberato oltre 100 ostaggi, in cambio del rilascio da parte di Israele di circa 240 palestinesi detenuti. Ad oggi, secondo quanto reso noto dallo Stato ebraico, dovrebbero risultare nelle mani del movimento islamista palestinese circa 130 ostaggi. A complicare il quadro, è la visita di Gantz negli Usa, avvenuta senza il consenso del primo ministro israeliano Netanyahu. Al riguardo, il deputato del partito Likud, Danny Danon, ha difeso il viaggio a Washington del politico centrista Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, in risposta alle accuse del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, il quale ha sostenuto che gli Stati Uniti starebbero cercando di dividere gli israeliani sulla questione dello Stato palestinese. “Voglio chiarire alcune cose: noi e gli Stati Uniti siamo dalla parte giusta, contro i cattivi, contro Hamas”, ha dichiarato Danon a “Channel 12”.

L’ex rappresentante israeliano presso l’Onu ha affermato di non sapere se Gantz sia stato invitato o abbia richiesto di partecipare, ma ha sottolineato che “qualsiasi incontro tra un ministro israeliano e funzionari statunitensi è da accogliere con favore”. “In questo momento stiamo affrontando una situazione di guerra difficile, anche oggi abbiamo ricevuto un triste promemoria dal Nord. Dobbiamo mantenere le cose in prospettiva”, ha aggiunto, facendo riferimento a un attacco con un missile anticarro dal Libano che ha causato la morte di un lavoratore straniero vicino alla comunità di confine di Margaliot. “Siamo grati agli Stati Uniti per il loro sostegno, anche se non sempre concordiamo con tutto ciò che ci chiedono o dicono”, ha aggiunto Danon. Gantz si è recato a Washington per incontrare la vicepresidente Kamala Harris, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e membri del Congresso americano appartenenti ai partiti repubblicano e democratico. Oggi è previsto l’incontro con il segretario di Stato, Antony Blinken. Funzionari israeliani citati dal quotidiano israeliano “Haaretz” hanno affermato che l’incontro di Gantz con Harris dovrebbe concentrarsi sull’importanza di raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco temporaneo.