«L’EGITTO È UN PAESE TROPPOIMPORTANTE PER FALLIRE»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 07/03/2024

Per Dentice, analista del Centro studi internazionali: «Grazie alla liquidità che ha ora in cassa è possibile guidare questa fase in maniera più ordinata, che poi dovrebbe essere garantita grazie anche alla nuova concessione del Fondo monetario»

Dopo mesi di speculazioni sulla possibile bancarotta dell’Egitto, la Banca centrale ha deciso di agire alzando i tassi d’interesse del 6 per cento, portandoli al 27,25 per cento. Una mossa che ha causato una rapida svalutazione della sterlina egiziana, che ha perso oltre un terzo del suo valore rispetto al dollaro statunitense, e suscitato preoccupazione per la tenuta del Paese arabo più popoloso del mondo e custode del Canale di Suez, la via d’acqua che collega Europa e Asia. Si tratta, a ben vedere, di una strategia ponderata in atto da tempo per sbloccare l’accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per ottenere nuovi fondi. “Agenzia Nova” ne ha parlato con Giuseppe Dentice, esperto di Egitto e analista del Centro studi internazionali (CeSI). “Questi sviluppi non devono spaventare perché rientrano nella dinamica che sta avvenendo da mesi per garantire stabilità economica e finanziaria”, spiega l’analista.

Il vero punto di svolta è stato il recente accordo da 35 miliardi di dollari firmato dall’Egitto con l’Abu Dhabi Development Holding Company degli Emirati Arabi Uniti. “Questo importante accordo fornisce al Paese una nuova iniezione di liquidità, che potrebbe essere utilizzata per una serie di iniziative: 24 miliardi sono destinati allo sviluppo di infrastrutture alberghiere e settore turistico; 11 miliardi verranno convertiti da depositi bancari già presenti sul conto emiratino in investimenti di destinazione prioritaria”, commenta Dentice. “Presumibilmente arriveranno anche altri aiuti dall’estero. L’Arabia Saudita ha dichiarato l’intenzione di investire 15 miliardi di dollari nel Paese sulla falsariga di quanto fatto anche dagli Emirati”, aggiunge l’analista.

Questa nuova iniezione di liquidità consente all’Egitto di avere “soldi freschi da poter investire” e “presumibilmente gestire la nuova svalutazione della moneta, avvenuta anche su forte richiesta del Fondo monetario”. Nuova liquidità significa avere, almeno nel breve termine, “una gestione di cassa più ordinata, nuova valuta forte da poter riutilizzare nelle contrattazioni e allo stesso tempo aprire alle riforme non di facciata ma strutturali”, aggiunge Dentice. Il primo passo, quindi, è stato l’accordo con gli emiratini. Ora è avvenuta la svalutazione della moneta. L’ultimo passo, secondo Dentice, sarà un accordo con il Fondo monetario per la concessione di 10 miliardi di dollari. Tuttavia, l’analista del CeSI avverte che ci sono sfide da affrontare. “La svalutazione della moneta è un passo necessario per l’Egitto”, afferma, “ma potrebbe avere conseguenze sull’inflazione e sui prezzi alimentari, colpendo soprattutto le fasce più deboli della società”.

Le autorità egiziane dovranno stare ben attente a controllare l’inflazione durante il mese sacro del Ramadan, tradizionalmente foriero di rincari dei beni alimentari, al via la prossima settimana. “L’Egitto deve cercare di contenere i prezzi che, in un modo o nell’altro, impatteranno soprattutto dal punto di vista alimentare sulle fasce più deboli della popolazione. Ma grazie alla liquidità che ha ora in cassa è possibile guidare questa fase in maniera più ordinata, che poi dovrebbe essere garantita grazie anche alla nuova concessione del Fondo monetario”. Quanto al futuro delle riforme economiche in Egitto, Dentice esprime cautela. “Ci sono ostacoli politici da superare”, afferma. “Le forze armate hanno un ruolo significativo nell’economia egiziana, e la volontà politica di ridimensionare questo ruolo potrebbe essere limitata”, aggiunge l’esperto.

Infine, Dentice sottolinea l’importanza per l’Egitto di gestire i suoi debiti in modo responsabile. “Entro l’anno corrente il Paese deve emettere almeno 29 miliardi di dollari di debito”, riferisce l’analista, “e questa nuova liquidità potrebbe essere un’opportunità per ritrattare un dilazionamento dei pagamenti”. Il rischio è che l’Egitto si trovi all’ennesimo bivio: fare le riforme oppure continuare con una politica di statalismo economico e debito, forte del fatto che il Paese è troppo importante per poter essere lasciato allo sbando e quindi fallire. “Il concetto non è più ‘too big to fail’, ma ‘too important to fail’: questo garantisce all’Egitto, almeno nel breve termine, una certa stabilità sui mercati anche finanziari e nella gestione delle partite correnti”, conclude Dentice.