ASPIDES, LA NAVE DUILIO ABBATTE DUE DRONI NEL MAR ROSSO

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/03/2024

Il funzionario Houthi, Abdennaser Mahamed «L’Italia si è schierata con i nostri nemici, per ora non è un nostro obiettivo diretto»

L’abbattimento di nostri droni da parte della marina militare italiana costituisce una nuova conferma che l’Italia si è voluta schierare a fianco dei nostri nemici e a difesa di Israele». Sono le parole, dette all’ANSA, di Abdennaser Mahamed, funzionario del dipartimento dei media della presidenza della Repubblica (Houthi) di Sanaa, precisando tuttavia che «l’Italia per il momento non è un nostro obiettivo diretto». La nave Duilio ha abbattuto, nell’ambito dell’operazione dell’Unione Europea Aspides, due droni aerei. Lo rende noto il ministero della Difesa. Duilio ha agito in principio di autodifesa. Circa dieci giorni fa, quanto non era ancora base operativa di Aspides, aveva sventato un altro attacco degli Houthi abbattendo un drone.

Per quella azione il vice capo dell’Autorità per i media degli Ansar Allah Nasr al-Din Amer, minacciò l’Italia messasi a «protezione delle navi israeliane e americane». «Non abbiamo deciso di prendere di mira le navi dell’Italia, ma il fatto che abbia fermato la nostra operazione è inaccettabile», dichiarò qualche giorno fa. «L’Italia e gli altri Paesi della coalizione filoisraeliana dimostrano di non voler calmare la situazione o contenere il raggio del conflitto. Vogliono invece espanderlo in tutto il Mar Rosso. Ma saranno le forze yemenite a determinare il teatro delle operazioni», ha aggiunto il funzionario Houthi. «Queste operazioni – ha detto Mahamed – rimangono mirate su due obiettivi: impedire alle navi israeliane di dirigersi verso la Palestina occupata e colpire le navi americane e britanniche, per il sostegno americano e britannico a Israele nell’aggredire Gaza».

Nel 158esimo giorno di guerra nella Striscia di Gaza, tornano a intensificarsi gli scontri nel “secondo fronte”, al confine tra Israele e il Libano. Il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah ha rivendicato il lancio di 100 razzi Katyiusha sul quartier generale del comando di difesa aerea israeliano e su una base dell’artiglieria nel nord di Israele, come ha rivendicato lo stesso gruppo filo-iraniano sui propri canali Telegram. Si tratta del più massiccio attacco di Hezbollah verso lo Stato ebraico dall’inizio degli scontri l’8 ottobre scorso. Il lancio di razzi è avvenuto dopo che ieri sera un bombardamento attribuito a Israele su Baalbek, nel nord-est del Libano, al confine con la Siria, aveva ucciso un civile.

Anche oggi le tensioni hanno raggiunto il Libano orientale, vicino al confine siriano. Le Forze di difesa di Israele (Idf) hanno preso di mira il villaggio di Sarein, nell’area di Baalbek, nella Beqaa, uccidendo almeno due persone e ferendone 11. Secondo quanto riferito daimedia libanesi, l’attacco ha anche provocato ingenti danni materiali. Da parte loro, le Idf hanno rivendicato la responsabilità delle operazioni, affermando che i caccia israeliani “hanno colpito due centri di comando militare di Hezbollah”. Nella nota è stato precisato che il partito libanese sciita filo-iraniano “utilizzava questi siti per immagazzinare importanti beni utilizzati per rafforzare l’arsenale di armi”. Secondo quanto ha riferito l’emittente libanese “Mtv”, le unità dell’esercito libanese hanno inoltre riferito di aver rinvenuto un drone presumibilmente appartenente alle Idf nei pressi della strada all’ingresso del villaggio di Hrajel – dove la maggioranza degli abitanti sono cristiani maroniti -, nel distretto di Keserwan, in Libano, a 42 chilometri da Beirut. Stando alle informazioni preliminari, l’aeromobile si sarebbe schiantato mentre si dirigeva verso la valle della Beqaa. Successivamente, Hezbollah ha fatto sapere di aver colpito una serie di postazioni israeliane nel nord dello Stato ebraico con missili Burkan.

Dall’8 ottobre 2023, all’indomani dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro Israele, gli scontri tra le Idf e il partito sciita filo-iraniano Hezbollah proseguono quotidianamente. Le tensioni hanno coinvolto principalmente l’area del confine israelo-libanese, nonostante si siano verificati più raramente anche attacchi in zone lontane dalla frontiera, come quelli di oggi nell’area libanese di Baalbek. Secondo quanto affermato ieri dalle Idf, dall’inizio delle ostilità sono stati eliminati oltre 300 membri di Hezbollah e colpiti circa 4.500 obiettivi complessivi. Un altro conteggio, effettuato dal quotidiano libanese francofono “L’Orient Le Jour”, indica invece che i morti del movimento sciita filo- iraniano sono almeno 242. Secondo le stime israeliane, tra i 300 combattenti eliminati cinque erano comandanti di alto rango e altri 750 miliziani sono rimasti feriti. Tra gli obiettivi di Hezbollah che fino ad oggi sono stati colpiti dalle Idf, alcuni dei quali situati anche in Siria, vi sono depositi di armi, edifici utilizzati per lanciare attacchi, postazioni di osservazione al confine libanese-israeliano, centri di comando e basi per il lancio di razzi. Secondo le forze israeliane, le operazioni contro Hezbollah stanno inferendo sulle capacità aeree e terrestri del movimento sciita, nonché sul suo comando superiore.

Le Idf hanno riferito di essere “consapevoli” delle “continue difficoltà” dei cittadini del nord dello Stato ebraico sfollati a causa degli attacchi di Hezbollah, sottolineando di apprezzare “la resilienza dimostrata dai residenti” e assicurando un continuo impegno “per ripristinare la sicurezza”. Ieri la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Joanna Wronecka, ha ribadito l’importanza di aderire alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza per proteggere il Paese “da una minaccia più ampia”. È quanto emerso da un incontro a Beirut tra la stessa Wronecka e il primo ministro libanese Najib Miqati, alla vigilia delle consultazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla risoluzione 1701, che nel 2006 ha posto fine alla guerra tra Israele e il partito sciita filo-iraniano Hezbollah.

Dalla ripresa delle tensioni in seguito all’attacco di Hamas, la diplomazia internazionale ha cercato di contenere l’escalation e rilanciare il dialogo tra i due attori per stabilire un chiaro confine terrestre, com’era stato fatto nell’ottobre 2022 per quello marittimo, grazie agli sforzi dell’inviato e mediatore degli Stati Uniti in Libano, Amos Hochstein. Nel frattempo le Idf proseguono le operazioni nella Striscia di Gaza, dove oggi è salito a 31.184 morti e 72.889 feriti il bilancio delle vittime dall’inizio della guerra. A renderlo noto è stato il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. Secondo quanto riferito dalle autorità israeliane, dall’inizio degli scontri nella Striscia sono stati uccisi 13 mila miliziani, mentre i militari delle Idf morti, sia nell’attacco del 7 ottobre che nell’operazione di terra a Gaza, sono 590.