Possibile svolta nel conflitto, l’esercito riprende il controllo della Tv nazionale

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/03/2024

Con uno sviluppo destinato ad avere un’importanza non di secondo piano sulle sorti del conflitto, le Forze armate sudanesi (Saf) hanno rivendicato ieri la riconquista dei quartieri generali della radio e della televisione nazionale dalle Forze di supporto rapido (Rsf) ad Omdurman, che fin dalle prime fasi del conflitto scoppiato lo scorso 15 aprile erano controllate dalle milizie del generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo. L’annuncio avviene al termine di alcune ore di assedio da parte dell’esercito, che in precedenza aveva affermato di aver “annientato” e messo in fuga le milizie Rsf, oltre ad aver requisito materiale bellico. La conquista, oltre ad avere un alto valore simbolico, rappresenta uno sviluppo significativo, dal momento che le Saf controllano ora la maggior parte del territorio e dei luoghi strategici di Omdurman, oltre all’area militare di Wadi Saydna e alla base militare di Al Mohandesin. Ciò arriva dopo che ieri, primo giorno del mese sacro musulmano del Ramadan, intensi combattimenti sono scoppiati tra l’esercito sudanese e le Rsf su diversi fronti a Khartum.

Nelle scorse ore l’esercito, sulla sua pagina ufficiale Facebook, ha annunciato che le forze d’azione speciali delle Saf hanno ingaggiato pesanti scontri a fuoco con le Rsf nel sobborgo di Al Kadro, a Khartum Nord (Bahri), e ha rivendicato la distruzione di sette veicoli da combattimento e di due camion di carburante, oltre che la requisizione di auto civili utilizzate dai miliziani di Dagalo per effettuare saccheggi di beni e proprietà e il sequestro di mitragliatrici pesanti, motociclette e forniture di carburante Dushka. Video circolati nelle scorse ore sui canali social dell’esercito, inoltre, mostrano militari lealisti occupare posizioni vicino al ponte Shambat, a est di Omdurman, parzialmente distrutto lo scorso ottobre nei combattimenti e considerato d’importanza strategica in quanto collega Khartum Bahri e Omdurman. Fonti citate da “Sudan Tribune” parlano anche di intensi bombardamenti di artiglieria pesante provenienti da Omdurman e diretti contro le posizioni delle Rsf nel quartiere di Al Nahda, nella Città dello Sport e nei sobborghi vicini.

I rinnovati combattimenti avvengono nonostante una recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite abbia invitato entrambe le parti a cessare le ostilità durante il periodo sacro per i musulmani. La richiesta di un cessate il fuoco durante il mese religioso musulmano era stata avanzata in prima persona anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. In una dichiarazione pubblicata lunedì su Telegram, il vice comandante delle Saf, Yasser al Atta, ha tuttavia escluso la possibilità di una tregua durante il Ramadan, tranne nel caso in cui le Rsf accettassero di abbandonare i siti pubblici ancora sotto il loro controllo, nel rispetto dell’impegno preso a maggio scorso durante i colloqui di Gedda.

Atta ha inoltre posto come condizione quella per cui non dovrebbe esserci alcun ruolo per il generale Dagalo nella futura storia politica e militare del Sudan. Le due fazioni, le Saf e le Rsf, sono in conflitto dal 15 aprile dello scorso anno, dopo aver entrambe partecipato ad un colpo di Stato nel 2021 per deporre il premier civile Abdalla Hamdok. Quest’ultimo guidava allora un governo di transizione istituito dopo l’ondata di proteste popolari che nell’aprile del 2019 portò alla deposizione del presidente Omar al Bashir, al potere da oltre 30 anni. Proprio lo stesso Hamdok, oggi a capo del Coordinamento delle forze civili del Sudan (Taqadum), ha annunciato nel frattempo che Il Cairo potrebbe presto ospitare un incontro tra il presidente del Consiglio sovrano di transizione e comandante delle Saf, Abdel Fattah al Burhan, e il generale Dagalo.

Parlando al quotidiano “Al Sudani”, Hamdok ha detto di aver discusso con le autorità egiziane sulla possibilità di sollecitare i due generali in conflitto ad incontrarsi al Cairo per mettere fine alla guerra. Secondo Hamdok, “i funzionari egiziani hanno accolto con favore la possibilità perché la stabilità del Sudan è parte di quella dell’Egitto e il crollo del Sudan sarebbe una grande catastrofe per la sicurezza egiziana”. Sul conflitto si è espresso domenica scorsa anche il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, il quale ha ribadito che la “priorità” della Lega è di fermare la guerra e preservare l’integrità territoriale dello Stato sudanese, e ha confermato la disponibilità della Lega araba a fornire “qualsiasi assistenza necessaria alle parti sudanesi per risolvere la crisi”.