Tunisia, in arrivo liberalizzazioni economiche e finanziarie

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 19/03/2024

La Tunisia si appresta ad avviare una serie di liberalizzazioni economiche e finanziarie di vasta portata. Un passo atteso da decenni che potrebbe sbloccare le trattative con il Fondo monetario internazionale (Fmi), ferme da tempo, per ottenere un maxiprestito e modernizzare l’economia del Paese rivierasco. Il governo della Tunisia con sede al palazzo della Kasbah ha infatti approvato una nuova legge sui cambi di moneta estera.

Il testo non è stato diffuso, ma il premier Ahmed Hachani ha sottolineato durante il Consiglio dei ministri che l’attuale legge sui cambi del 1976 è stata modificata una sola volta, nel 1993, precisando che la riforma rappresenta una “rivoluzione legislativa”, nonché una “svolta storica” nel settore della finanza nel Paese nordafricano.

Le misure adottate dalle autorità tunisine si inseriscono nel quadro dell’apertura di nuovi orizzonti economici per Tunisi, attraverso una graduale liberalizzazione delle transazioni economiche, in particolare finanziarie, con l’intento di ottenere una ripresa economica qualitativa, secondo lo stesso Hachani.

La legge in questione mira a stabilire un quadro giuridico unificato per superare la complessità dei testi, snellendo al minimo la legislazione sui cambi e adattandola alle esigenze delle attività che contribuiscono ad aumentare il livello delle esportazioni e delle riserve valutarie della Banca centrale tunisina. La proposta di legge intende migliorare il clima imprenditoriale e degli investimenti, rafforzando la competitività delle imprese facilitando il loro ingresso nei mercati esteri, integrando l’attività economica nel suo ambiente globale e digitalizzando le transazioni finanziarie estere. Secondo l’ufficio stampa della presidenza del Governo tunisino, l’obiettivo della legge sui cambi è anche quello di realizzare la graduale liberalizzazione degli scambi finanziari in modo da favorire lo sviluppo senza incidere sugli equilibri macroeconomici, oltre a risolvere le sfide affrontate dai tunisini, dai residenti e dagli stranieri che viaggiano attraverso il Paese in termini di detenzione di valuta estera e apertura di conti bancari in valuta estera.

La riforma rivedrà sostanzialmente il concetto di residenza fiscale, stabilirà i principi per liberalizzare alcuni trasferimenti relativi ai pagamenti finanziari tra la Tunisia e l’estero, consentirà l’uso di criptovalute (“Haram”, cioè vietate, nella stragrande maggioranza dei Paesi arabi), creerà lo status di persona autorizzata a operare come agente di cambio per consentire alle imprese di effettuare operazioni finanziarie all’estero, oltre a intervenire sull’impianto legislativo di sanzioni e multe. Attualmente non esiste un limite massimo all’introduzione di valuta nel Paese. Il sito ufficiale delle Dogane tunisine afferma che qualsiasi operazione di importazione o esportazione di valuta il cui valore è uguale o superiore a 25 mila dinari tunisini, equivalenti a circa 8 mila euro, deve essere oggetto di apposita dichiarazione valutaria alla dogana. La dichiarazione di importazione di valuta è obbligatoria per i viaggiatori non residenti che desiderino riesportare la predetta valuta per un valore superiore a circa 1.600 euro alla fine della loro permanenza nel Paese.

La durata di validità della dichiarazione d’importazione valutaria è uguale alla durata del soggiorno in Tunisia a partire dalla data di ingresso nel Paese, sempre nel limite dei tre mesi, per cui non è richiesto un visto per gli italiani, ed è valida per un solo viaggio. I reati valutari, ad oggi, sono puniti con molto rigore dalla legge tunisina e prevedono la confisca delle somme oggetto di contestazione o la comminazione di eventuali condanne penali. In particolare, la confisca della valuta non dichiarata delle somme contestate avviene in via transattiva qualora la persona destinataria del provvedimento non faccia opposizione. In caso contrario, la questione viene deferita al giudice ordinario che, oltre alla confisca delle somme contestate e l’irrogazione di una sanzione pecuniaria sino a sette volte l’importo sequestrato, può comminare anche una pena sino a cinque anni di reclusione. È vietata in ogni caso l’esportazione di valuta tunisina.