GAZA, CONTINUANO I COLLOQUI PER LA TREGUA MA HAMAS ACCUSA: «ISRAELE BLOCCA L’INTESA»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/03/2024

Netanyahu: «Per l’attacco di terra ci vorrà tempo. Presto l’ok al piano di evacuazione della popolazione civile dalla zona di guerra»

Sono proseguiti per il terzo giorno i colloqui a Doha, la capitale qatariota, tra la delegazione israeliana e i mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti, per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e lo scambio di ostaggi e prigionieri. Durante una conferenza stampa tenuta a Beirut, in Libano, un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha tuttavia dichiarato che la risposta di Israele nei confronti dell’ultima proposta in tre fasi avanzata dal gruppo islamista per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza è stata «negativa e non ha risposto alle richieste del nostro popolo», vale a dire: la cessazione delle ostilità, il ritorno degli sfollati alle proprie case e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia. Mentre Hamas, secondo quanto ha detto Hamdan, ha mostrato «flessibilità», Israele ha fatto «marcia indietro» rispetto a quanto concordato in precedenza e ha continuato a «procrastinare».

HAMAS: «SI RISCHIA DI FINIRE NEL VICOLO CIECO»

Hamdan ha sottolineato che questo «potrebbe portare i negoziati a un vicolo cieco». Il funzionario di Hamas ha accusato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di aver bloccato l’accordo, aggiungendo inoltre che gli Usa devono smettere di inviare armi a Israele se vogliono veramente fermare il «genocidio» nell’exclave palestinese. Nel frattempo, un funzionario statunitense ha detto all’emittente Cnn, a condizione di anonimato, che il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, incontrerà al Pentagono l’omologo israeliano, Yoav Gallant, la prossima settimana. Il colloquio sarà incentrato sul conflitto nella Striscia di Gaza, secondo quanto dice la stessa fonte. «In agenda ci sono diversi temi: dalle trattative per liberare gli ostaggi ancora in mano ad Hamas alla necessità di rafforzare l’assistenza umanitaria alla popolazione civile, fino all’importanza di garantire la sicurezza dei rifugiati che si trovano nella città di Rafah» ha sottolineato la fonte. A proposito di quest’ultimo punto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato nel corso di una videodichiarazione che l’avvio dell’operazione di terra delle Forze di difesa d’Israele (Idf) a Rafah, la città più a sud della Striscia di Gaza, «richiederà un po’ di tempo».

LA STRATEGIA DI NETANYAHU

A due giorni da un colloquio telefonico avuto con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che si è detto totalmente contrario al lancio dell’operazione, Netanyahu ha aggiunto che «approverà presto il piano di evacuazione della popolazione civile dalla zona di guerra», aggiungendo di apprezzare il sostegno del presidente Biden. «Mentre ci prepariamo a entrare a Rafah, cosa che richiederà un po’ di tempo, continuiamo a operare con tutte le nostre forze », ha detto il premier israeliano. E ha aggiunto: «Continuiamo a operare a Khan Yunis (nel sud della Striscia), nelle aree centrali, per l’eliminazione e la cattura di alti funzionari di Hamas, come abbiamo fatto in questi ultimi giorni nell’ospedale Al Shifa, eliminando al contempo centinaia di terroristi». «Come vi ho promesso più volte, siamo determinati a raggiungere la vittoria assoluta, e la raggiungeremo» ha quindi concluso Netanyahu. Non si arrestano, quindi, le operazioni delle Forze di difesa israeliane ch furono avviate il 7 ottobre 2023, nel giorno stesso dell’attacco di Hamas in Israele nel quale sono morte circa 1.200 persone. Negli ultimi attacchi aerei delle Idf che hanno colpito una casa nel campo di Nuseirat, nel centro della Striscia, almeno 27 palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti. Secondo quanto è stato riferito dall’agenzia di stampa palestinese “Wafa”, altri attacchi hanno colpito l’area di Sidra, nel quartiere di Al Daraj, a est di Gaza City, e altre zone nel nord dell’exclave palestinese. Dal giorno d’inizio delle operazioni delle Idf, il 7 ottobre scorso, è salito ad almeno 31.923 morti e 74.096 feriti il bilancio delle vittime palestinesi, secondo quanto è stato reso noto dal ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. Questi dati non possono tuttavia essere verificati in maniera indipendente e includono sia vittime civili che membri del movimento islamista. Secondo quanto è stato riferito dalle autorità israeliane, nelle operazioni lanciate a Gaza sono stati uccisi 13mila miliziani, mentre i militari israeliani morti sono in totale 590, di cui 251 nel corso dell’operazione di terra nella Striscia che è stata iniziata alla fine dello scorso mese di ottobre.