Non si placano le violenze in Etiopia Uccise 27 persone, oltre 40 i feriti

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 22/03/2024

Non si placano le violenze: duri attacchi delle milizie Fano nello Stato dell’Amhara

Non si placano le violenze nello Stato dell’Amhara, in Etiopia, ormai diventato l’epicentro dell’ultimo conflitto militarizzato che ha coinvolto forze governative e gruppi armati che hanno invaso gran parte della regione. Un totale di 27 persone sono state uccise e più di 40 altre sono rimaste ferite in una serie di attacchi condotti dallo scorso 9 marzo nel distretto di Jille Dhumuga, nella zona speciale oromo della regione etiope di Amhara. Lo riferiscono fonti locali citate dal quotidiano online “Addis Standard”, secondo cui le uccisioni sono avvenute in seguito ad “attacchi coordinati” perpetrati dalle milizie Fano – i paramilitari di etnia amhara – e dalle forze di polizia regionali in uniforme.

L’esercito etiope è impegnato in combattimenti con le milizie Fano dall’aprile dello scorso anno, quando le autorità federali hanno deciso di sciogliere le milizie e di integrare i suoi membri nelle forze di sicurezza regionali e nazionali, come stabilito dall’accordo di pace di Pretoria che ha posto fine al sanguinoso conflitto del Tigrè. In seguito ai combattimenti, la regione di Amhara è in stato di emergenza dall’agosto dello scorso anno. Il mese scorso Amnesty International ha accusato le autorità etiopi di utilizzare la proroga dello stato di emergenza nella regione di Amhara “per mettere a tacere il dissenso pacifico detenendo arbitrariamente politici di spicco critici nei confronti del governo e giornalisti” e ha chiesto la fine di tale pratica.

In un nuovo rapporto, l’organismo di vigilanza globale sui diritti umani ha affermato che il governo etiope “deve smettere di ricorrere alle vecchie tattiche di negare i diritti fondamentali con il pretesto di leggi di emergenza”. Il 2 febbraio scorso il parlamento etiope ha votato per prolungare di altri quattro mesi lo stato di emergenza di sei mesi dichiarato nella regione di Amhara ad agosto. L’estensione dello stato di emergenza è stata presentata dal ministro della Giustizia, Gedion Timothios, ed è arrivata mentre la regione continua ad essere alle prese con un conflitto militarizzato su scala regionale che coinvolge le forze statali federali e regionali, da un lato, e la milizia Fano, dall’altro. “Gli etiopi devono affrontare un altro conflitto armato nella regione di Amhara, una grave crisi umanitaria nel Tigrè, una terribile situazione di sicurezza in Oromia e una dilagante impunità a livello nazionale.

Il ruolo dei media e il diritto alla libertà di espressione sono più vitali che mai”, ha affermato Tigere Chagutah, direttore regionale di Amnesty per l’Africa orientale e meridionale. Il governo etiope aveva inizialmente dichiarato uno stato di emergenza di sei mesi nell’agosto scorso, definendo la decisione “essenziale per attuare misure di emergenza volte a preservare la pace e la sicurezza pubblica e a far rispettare la legge e l’ordine”. La decisione era stata dettata da una serie di proteste di massa avvenute in diverse grandi città della regione Amhara contro la decisione del governo federale di riorganizzare le forze speciali regionali nella polizia regolare e nell’esercito nazionale. Le proteste sono rapidamente degenerate in scontri diffusi e instabilità e nel successivo assassinio, il 27 aprile, del capo del Partito della prosperità (Pp, il partito al potere nel Paese), Girma Yeshitila.

Da allora lo Stato regionale è stato l’epicentro dell’ultimo conflitto militarizzato che ha coinvolto forze governative e gruppi armati che hanno invaso gran parte dell’Amhara. “La proroga della proclamazione dello stato di emergenza non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Questa mancanza di trasparenza viola il diritto di accesso alle informazioni e il principio di legalità, poiché gli etiopi non sono in grado di determinare se la loro condotta costituisce una violazione della legge o se la legge continua ad applicarsi a livello nazionale”, ha aggiunto Chagutah. Il mese scorso Amnesty International ha accusato le autorità etiopi di utilizzare la proroga dello stato di emergenza nella regione di Amhara “per mettere a tacere il dissenso pacifico detenendo arbitrariamente politici di spicco critici nei confronti del governo e giornalisti” e ha chiesto la fine di tale pratica. In un nuovo rapporto, l’organismo di vigilanza globale sui diritti umani ha affermato che il governo etiope “deve smettere di ricorrere alle vecchie tattiche di negare i diritti fondamentali con il pretesto di leggi di emergenza”.

Il 2 febbraio scorso il parlamento etiope ha votato per prolungare di altri quattro mesi lo stato di emergenza di sei mesi dichiarato nella regione di Amhara ad agosto. L’estensione dello stato di emergenza è stata presentata dal ministro della Giustizia, Gedion Timothios, ed è arrivata mentre la regione continua ad essere alle prese con un conflitto militarizzato su scala regionale che coinvolge le forze statali federali e regionali, da un lato, e la milizia Fano, dall’altro. “Gli etiopi devono affrontare un altro conflitto armato nella regione di Amhara, una grave crisi umanitaria nel Tigrè, una terribile situazione di sicurezza in Oromia e una dilagante impunità a livello nazionale. Il ruolo dei media e il diritto alla libertà di espressione sono più vitali che mai”, ha affermato Tigere Chagutah, direttore regionale di Amnesty per l’Africa orientale e meridionale. Il governo etiope aveva inizialmente dichiarato uno stato di emergenza di seimesi nell’agosto scorso, definendo la decisione “essenziale per attuare misure di emergenza volte a preservare la pace e la sicurezza pubblica e a far rispettare la legge e l’ordine”. La decisione era stata dettata da una serie di proteste di massa avvenute in diverse grandi città della regione Amhara contro la decisione del governo federale di riorganizzare le forze speciali regionali nella polizia regolare e nell’esercito nazionale.

Le proteste sono rapidamente degenerate in scontri diffusi e instabilità e nel successivo assassinio, il 27 aprile, del capo del Partito della prosperità (Pp, il partito al potere nel Paese), Girma Yeshitila. Da allora lo Stato regionale è stato l’epicentro dell’ultimo conflitto militarizzato che ha coinvolto forze governative e gruppi armati che hanno invaso gran parte dell’Amhara. “La proroga della proclamazione dello stato di emergenza non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Questa mancanza di trasparenza viola il diritto di accesso alle informazioni e il principio di legalità, poiché gli etiopi non sono in grado di determinare se la loro condotta costituisce una violazione della legge o se la legge continua ad applicarsi a livello nazionale”, ha aggiunto Chagutah.