Pubblicato da – repubblica.it – 18/04/2024
(Teleborsa) – “A partire dallo scoppio del conflitto russo-ucraino, il tema della sicurezza energetica è tornato al centro dell’attenzione, complice il crollo delle importazioni di gas dalla Russia, scese in due anni dal 40 a meno del 10%, una fase che abbiamo superato anche grazie all’impegno di Snam, alla flessibilità e alla ridondanza garantite dalle sue infrastrutture, alla diversificazione degli approvvigionamenti di metano e al nuovo ruolo giocato dal sud Italia, divenuto strategico per sicurezza, economicità e sostenibilità delle forniture energetiche del Paese”. Lo ha affermato Claudio Farina, Chief Strategy And Technology Officer di Snam, intervenuto oggi a Napoli alla giornata di apertura di Feuromed, Festival Euromediterraneo dell’Economia.
Secondo Farina, che ha ricordato il piano strategico con cui Snam sta dispiegando 11,5 miliardi di euro di investimenti nell’arco 2024-2027, sono quattro le categorie di interventi chiave per la sicurezza energetica: “(i) l’aumentata capacità di stoccaggio, (ii) l’acquisto delle due nuove unità di rigassificazione galleggianti e il conseguente maggior accesso del Paese al mercato globale del Gnl (salito dal 15% degli approvvigionamenti nel 2021 a più del 25% nel 2023), passando per (iii) una gestione efficiente dell’inversione dei flussi prevalenti via tubo, con (iv) il progetto della Linea Adriatica che sbottiglierà la direttrice sud-nord incrementando la capacità giornaliera di trasporto fino a 150 milioni di metri cubi di gas”.
Spazio anche al tema della transizione energetica: “una sfida senza precedenti per tempi e profondità – ha spiegato ancora Farina – che si congiunge a quella della sicurezza attraverso infrastrutture del gas pensate e realizzate da Snam in ottica future proof, per abilitare un sistema multimolecola aperto al biometano e all’idrogeno, anche grazie a progetti transfrontalieri come il SoutH2 Corridor (a regime dal 2030 per portare in Italia e in Europa l’idrogeno rinnovabile prodotto nel sud del Mediterraneo). Senza dimenticare il trasporto della CO2 nell’ambito dei progetti di carbon capture and storage, leva imprescindibile per accelerare la decarbonizzazione dei comparti industriali hard to abate evitando fenomeni di deindustrializzazione”.
Il riferimento, qui, è al progetto Ravenna CCS, joint venture Eni-Snam, che partirà nei prossimi mesi. “Tenendo presente – ha precisato il manager di Snam – che nella traiettoria da qui al 2050 tutte le tecnologie saranno necessarie”, con elettroni rinnovabili e molecole decarbonizzate che dovranno rispondere in quote sostanzialmente uguali alla futura domanda di energia. “Lungimiranza e tempismo negli investimenti, e innovazione – ha concluso Farina – faranno la differenza”.