Libia-Italia, Meloni a Tripoli e Bengasi Missione lampo nel solco del Piano Mattei

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 08/05/2024

Firmate tre dichiarazioni d’intenti in materia di cooperazione universitaria e ricerca, salute e sanità, sport e giovani

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha compiuto ieri una missione lampo a Tripoli e Bengasi in un momento cruciale per la Libia. L’ex Jamahiriya del defunto colonello Muhammar Gheddafi, infatti, è alle prese con una profonda crisi politica ed economica, acuita dalle recenti dimissioni dell’inviato delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, e dalla feroce contesa dei governi rivali dell’est e dell’ovest per l’accaparramento delle ingenti risorse petrolifere e del gas dl Paese membro dell’Opec. In questo scenario, la visita di Meloni nei due principali centri di potere della Libia, Tripoli e Bengasi, dove ha incontrato il premier del Governo di unità nazionale Abdulhamid Dabaiba, il capo del Consiglio presidenziale Mohamed Menfi e il comandante dell’Esercito nazionale Khalifa Haftar, assume una particolare valenza simbolica e conferma l’impegno dell’Italia per la stabilità e l’unità della Libia, a sostegno gli sforzi di mediazione per arrivare a elezioni presidenziali e parlamentari.

Un impegno a 360 gradi, quello dell’Italia non solo in Libia in tutto il Nord Africa, che mira a creare partenariati egualitari attorno a progetti concreti individuati di comune intesa. Non è un caso in occasione della visita di Meloni a Tripoli – accompagnata dal ministro dell’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, dal ministro della Salute, Orazio Schillaci e dal ministro dello Sport e i Giovani, Andrea Abodi – siano state firmate tre dichiarazioni d’intenti in materia di cooperazione universitaria e ricerca, salute, sport e giovani nella cornice del Piano Mattei per l’Africa. L’intesa tra Italia e Libia sulla cooperazione universitaria e la ricerca mira a promuovere la cooperazione nei principali programmi multilaterali, quali Erasmus+, al fine di aumentare la mobilità di studenti, professori, ricercatori e personale tecnico amministrativo. Con la dichiarazione di intenti sullo sport, inoltre, l’Italia intende aiutare la Libia a realizzare e riqualificare le infrastrutture sportive di base nelle comunità locali, con particolare attenzione alle aree rurali e decentrate al fine di garantire il diritto allo sport alle diverse fasce della popolazione. Infine, con la firma nel campo della salute, l’Italia favorirà l’accesso alle terapie indifferibili in ospedali italiani a cittadini libici, soprattutto in età pediatrica, ai quali non risulti possibile assicurare trattamenti adeguati in Libia. Interessante, anche, il settore dello sviluppo del sistema sanitario libico, anche alla luce delle forme di collaborazione pubblico-privato in campo sanitario esistenti in Italia.

L’Italia è il secondo fornitore della Libia, con il 14,5 per cento di quota di mercato, e il quinto mercato di destinazione dell’export libico, con una quota di mercato del 9,5 per cento. L’interscambio commerciale nel 2023 si è assestato a 9,067 miliardi di euro, mentre nel mese di gennaio 2024 c’è stato un aumento del 29,0 per cento anno su anno. Eni è storicamente presente in Libia e continua a investire nel Paese nordafricano, come confermato dall’interesse per lo sviluppo del giacimento gasiero NC7 di Hamada, nel bacino di Ghadames, considerato di “importanza strategica” dalle autorità libiche con riserve stimante di circa 56,6 miliardi di metri cubi di gas. A questo si aggiunge un forte interesse delle imprese italiane, in particolare per quanto riguarda le grandi opere e le infrastrutture. Basti pensare, ad esempio, al progetto “dell’autostrada della pace”, teso a collegare la Libia orientale e occidentale, concordato a grandi linee nel Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato da Italia e Libia a Bengasi il 30 agosto del 2008. Inoltre, un consorzio italiano sta ricostruendo l’Aeroporto internazionale di Tripoli e diverse imprese italiane iniziano a essere presenti nelle diverse regioni libiche. Tuttavia, per far fruttare pienamente questo potenziale che già esiste sono necessarie condizioni di sicurezza e di certezza legale su cui si dovrà lavorare insieme.

La gestione dei fenomeni migratori è stato un tema chiave dei colloqui della presidente del Consiglio. Fonti italiane riferiscono che la cooperazione nel contrasto ai flussi migratori illegali “ha prodotto significativi risultati”. A tal riguardo, vale la pena sottolineare il calo di oltre il 48,6 per cento dei migranti sbarcati in Italia dalla Libia dall’inizio dell’anno. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, almeno 9.271 persone sono arrivate in Italia in modo irregolare via mare dalla Libia al 6 maggio, rispetto ai 18.022 migranti sbarcati nello stesso periodo dello scorso anno. Il presidente Meloni ha sottolineato “l’esigenza di continuare sulla strada avviata, ampliando ulteriormente la cooperazione, anche in un’ottica regionale”. Non a caso, lo scorso 2 maggio il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha tenuto una riunione con ministri degli Interni di Libia, Tunisia e Algeria per discutere del sostegno italiano a quelle nazioni per il contrasto al traffico di esseri umani, anche attraverso un approccio condiviso regionale.

Dopo la tappa a Tripoli, la presidente del Consiglio è ripartita, senza la delegazione ministeriale al seguito, diretta a Bengasi per incontrare il generale Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl). Con l’80enne “feldmaresciallo” libico (il massimo rango militare, equivalente a un generale a cinque stelle), per parlare dell’importanza di far progredire il processo politico, preservando l’unità delle istituzioni libiche, e di lavorare per porre fine alla presenza di forze straniere sul suolo libico.