Catalogna: al voto regionale una dura sconfitta per il fronte indipendentista

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 14/05/2024

Netta vittoria dei socialisti. Adesso quali saranno gli effetti sullo scenario nazionale?

In Catalogna il Partito socialista catalano (Psc) di Salvador Illa ha vinto le elezioni regionali con il 27,9 per cento dei voti. Con questo storico risultato, i socialisti potrebbero riconquistare il governo dopo oltre un decennio, a patto di ottenere l’appoggio del partito indipendentista Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) e di Comuns-Sumar, grazie ai quali Psc raggiungerebbe i seggi necessari per una maggioranza assoluta. Uno scenario che al momento non risulta semplice per nulla, dopo che il presidente uscente e leader di Erc, Pere Aragones, ha confermato che il suo partito non faciliterà l’investitura del socialista né parteciperà “a operazioni che richiedono un accordo” tra Uniti per la Catalogna (JxCat) e i socialisti.

Aragones, che in seguito al deludente risultato elettorale ha espresso la volontà di abbandonare la politica – senza rinunciare al seggio nel Parlamento catalano – infatti, ha sottolineato che “spetta ai due partiti gestire la situazione che si è creata dopo le elezioni”. Il Parlamento catalano, intanto, dovrà essere costituito entro il 10 giugno, appena un giorno dopo le elezioni europee. Per la sessione di investitura, il candidato alla presidenza della regione dovrà ottenere il sostegno di 68 consiglieri nella prima votazione e, in caso di bocciatura, la maggioranza semplice nella seconda votazione, due giorni dopo. Se da qui a due mesi non sarà eletto alcun candidato, tuttavia, il Parlamento sarà automaticamente sciolto e si tornerà immediatamente a nuove elezioni, da tenersi entro 47 giorni dalla convocazione.

La portavoce dei socialisti catalani, Nuria Parlón, ha confermato che l’intenzione di Illa è quella di guidare il prossimo esecutivo o attraverso un accordo con le forze progressiste (Erc e Comunes-Sumar) o con un governo monocolore raggiungendo accordi specifici con gli altri partiti rappresentati in Parlamento. Se l’accordo tripartito (Psc, Erc e Comunes) non dovesse essere raggiunto, i socialisti catalani hanno già chiarito che dialogheranno con tutte le forze politiche per raggiungere la maggioranza necessaria per il successo dell’investitura di Illa, compreso il partito di Carles Puigdemont. Nel frattempo, nonostante la sconfitta di JxCat, che ha ottenuto il 20 per cento dei voti posizionandosi come seconda forza politica del paese, l’ex presidente catalano Puigdemont ha dichiarato in una conferenza stampa ad Argelès- sur-Mer, in Francia, di aver avviato i primi contatti con Erc per la sua investitura, senza specificare, tuttavia, quale sia stata la risposta della controparte.

Il sostegno a Puigdemont “è escluso”, ha detto Parlón, da un lato perché “il movimento pro-indipendenza non ha attualmente una maggioranza legittima per rivendicare un governo” (le forze insieme hanno un totale di 61 seggi, sette in meno della maggioranza assoluta) e, dall’altro, perché “il Psc ha vinto le elezioni sia in voti che in seggi”. “Non appoggeremo l’investitura di Puigdemont, il popolo ha parlato chiaramente. Questo deve essere molto chiaro a Puigdemont, anche se minaccia di bloccare la governabilità in Spagna”, ha ammonito Parlón, che ha invitato l’ex presidente a “riflettere”. A suo avviso, “voler condizionare il governo minacciando o bloccando la possibilità di un esecutivo stabile e di trasformazione, come quello spagnolo, non lo mette in una buona posizione”.

Puigdemont, dal canto suo, ha sottolineato di avere “potenzialmente più possibilità di essere investito al secondo turno rispetto al socialista Salvador Illa” considerando che, secondo i suoi calcoli, il governo socialista avrebbe 48 seggi (sommati a quelli di Comuns-Sumar), rispetto a una forbice che va dai 55 ai 59 seggi per il fronte indipendentista. “Possiamo raggruppare una maggioranza coerente, non assoluta, più ampia di quella che può raggiungere il candidato socialista”, ha detto Puigdemont, che ha chiesto di ricostruire i ponti con i repubblicani. Ad ogni modo, ciò che succederà in Catalogna con le complesse trattative post-elettorali avrà dei riflessi inevitabili anche sull’esecutivo nazionale di Pedro Sanchez.

I sette seggi di JxCat al Congresso dei deputati sono, infatti, determinanti per garantire la continuità del governo di Madrid e in diverse occasioni Puigdemont ha dimostrato la volontà far sentire il loro peso ponendo una serie di condizioni. Tra queste la legge sull’amnistia è stata certamente la più discussa. Se la presidenza della Catalogna dovesse essere la prossima condizione fissata da Puigdemont per continuare a sostenere il governo di Pedro Sanchez, e i socialisti dovessero mantenere una linea ferma, per l’esecutivo di Madrid si prospetteranno settimane indubbiamente difficili.