RIPRESI I NEGOZIATI DOPO IL VIDEO DEL RAPIMENTO DI 5 MILITARI DONNE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 24/05/2024

Il gabinetto di guerra di Israele ha approvato la ripresa dei colloqui indiretti con il movimento islamista palestinese Hamas per il rilascio degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza e il raggiungimento di una tregua

Il gabinetto di guerra di Israele ha approvato la ripresa dei colloqui indiretti con il movimento islamista palestinese Hamas per il rilascio degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza e il raggiungimento di una tregua. La decisione è arrivata poche ore dopo la diffusione di un video, da parte delle famiglie degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 dai miliziani islamisti, che mostra il sequestro di cinque militari israeliane che operavano nella base di Nahal Oz, vicino al confine con l’exclave palestinese. Il filmato, dalla durata di poco più di tre minuti e registrato dalle “body cam” dei miliziani del gruppo islamista, è stato tagliato per rimuovere le parti ritenute più esplicite. “Il video è una testimonianza schiacciante del fallimento della nazione nel riportare a casa gli ostaggi, che sono stati abbandonati per 229 giorni. Il governo israeliano non deve perdere nemmeno un altro momento: deve tornare immediatamente al tavolo dei negoziati”, ha riferito in una nota il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi di Israele. Hamas, da parte sua, ha affermato che il filmato è stato “manipolato e l’autenticità di ciò che contiene non può essere confermata”.

Prima della riunione del gabinetto di guerra israeliano, il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi di Israele aveva presentato una richiesta urgente di incontro con i membri del gabinetto per discutere gli sforzi per riavviare i colloqui. La richiesta era stata accettata dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, dal membro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, e dagli osservatori Aryeh Deri e Gadi Eisenkot. Stando a quanto riportato dai media in lingua ebraica, solo il premier Netanyahu e il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, avrebbero rifiutato. L’ufficio del primo ministro ha poi reso noto in un comunicato che il gabinetto di guerra ha ordinato alla squadra negoziale israeliana “di continuare i negoziati per la restituzione degli ostaggi”. Nel frattempo, una fonte ha riferito ai media in lingua ebraica che i negoziatori israeliani hanno ricevuto nuove linee guida per la ripresa dei colloqui, senza però fornire ulteriori dettagli. All’inizio di maggio, dopo l’ultimo ciclo di negoziati tenuto al Cairo, capitale dell’Egitto, i colloqui indiretti tra Israele e Hamas per una tregua a Gaza sono arrivati a un’impasse. Martedì scorso, il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha detto che i colloqui per un cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi e prigionieri tra Israele e Hamas rimangono “vicini a una situazione di stallo”.

Mentre si attendono i risultati del nuovo round di negoziati, il conflitto sul campo prosegue. Secondo quanto ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, è salito ad almeno 35.800 morti e 80.011 feriti il bilancio dei palestinesi morti dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza. Si tratta di dati che non possono essere tuttavia verificati in maniera indipendente e che includono sia vittime civili che membri del movimento islamista. Secondo le Idf, almeno 278 militari israeliani hanno perso la vita da quando è iniziata l’operazione di terra nella Striscia di Gaza.

Il battaglione Netzah Yehuda della Brigata Kfir e altre forze della Brigata Nord della Divisione Gaza delle Forze di difesa d’Israele (Idf) hanno avviato una nuova operazione “mirata” a Beit Hanoun, nel nord della Striscia, negli ultimi giorni. Lo hanno riferito le stesse Idf in una nota, spiegando che lo scopo di quest’operazione è quello di “uccidere i miliziani rimasti e localizzare i tunnel tra le altre infrastrutture utilizzate dai gruppi terroristici”. Negli ultimi giorni, l’aviazione di Israele avrebbe colpito numerosi obiettivi a Beit Hanoun, tra cui postazioni di lancio per missili anticarro, postazioni di cecchini e altri edifici attribuiti a Hamas. Inoltre, due miliziani sono stati uccisi mentre tentavano di attaccare i militari israeliani, si apprende dalla nota delle Idf. Nel frattempo almeno 16 palestinesi, tra cui dieci minori, sono morti in un attacco delle forze di Israele che ha colpito e distrutto un edificio di quattro piani nel quartiere Daraj, a Gaza City, nel nord della Striscia. Lo si apprende dall’emittente panaraba satellitare di proprietà qatariota “Al Jazeera”, secondo cui nelle ultime 24 ore “c’è stato un netto aumento degli attacchi militari in tutta Gaza”. Oltre a Gaza City, ci sarebbero stati vari raid nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia, dove almeno otto palestinesi sono morti. Le Idf hanno anche riferito che la Brigata Givati delle Forze di difesa d’Israele (Idf) ha localizzato missili e lanciarazzi attribuiti al movimento islamista palestinese Hamas in un cimitero nella parte orientale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. I militari israeliani hanno inoltre trovato una serie di “importanti tunnel” utilizzati da presunti agenti terroristici. Nella stessa zona, questa settimana, la Brigata Givati avrebbe anche ucciso un numero non precisato di miliziani. Dal 6 maggio le Idf stanno conducendo un’operazione “circoscritta” nell’est di Rafah, dove si erano radunati almeno un milione di sfollati da altre zone della Striscia. Secondo le Nazioni Unite tuttavia, circa 800 mila persone si sono nuovamente spostate per sfuggire alla nuova operazione israeliana. Sull’offensiva a Rafah si pronuncerà domani la Corte internazionale di giustizia, interpellata dal Sudafrica per chiedere che vengano imposte a Israele misure immediate per cessare l’invasione.

Proseguono, infine, le ostilità anche sul “secondo fronte” di guerra per Israele, quello al confine settentrionale con il Libano. Nel corso della mattina una persona è morta e altre tre sono rimaste ferite in un attacco con un drone nella città di Nabatieh, nel sud del Libano, come ha reso noto l’agenzia di stampa libanese “Nna”, precisando che il drone ha colpito uno scuolabus che viaggiava sulla strada Kfar Dajjal, a Nabatieh, provocando la morte del conducente e il ferimento di tre studenti. “L’attacco ha fatto sì che il mezzo prendesse fuoco e le squadre della Protezione civile, della Croce rossa e di altre organizzazioni hanno lavorato per trasportare i feriti in ospedale e spegnere le fiamme”, ha aggiunto “Nna”. Da parte loro, le Idf hanno fatto sapere di aver ucciso un membro di spicco del partito sciita filo-iraniano Hezbollah nel sud del Libano, vicino a Nabatieh. Le forze israeliane hanno spiegato che quest’ultimo era responsabile della produzione e dell’approvvigionamento di armi, precisando che alcune delle strutture sotto il suo comando sono state colpite negli ultimi mesi. Secondo le Idf, la morte del miliziano islamista può “causare un colpo” all’approvvigionamento di armi da parte del gruppo libanese. Hezbollah aveva precedentemente annunciato la morte del suo combattente, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli sulla circostanza della morte o sulle sue mansioni all’interno del gruppo.