L’Iran verso il voto del dopo Raisi tra continuità e rischio astensione

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/06/2024

Si sono chiuse lunedì le registrazioni per i candidati alla presidenza della Repubblica islamica dell’Iran, in vista del voto che si terrà il prossimo 28 giugno. La lista contiene circa 80 nomi, che dovranno passare al vaglio del Consiglio dei guardiani, un organo composto da sei teologi nominati dalla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e di sei giuristi approvati dal Parlamento, che nei prossimi giorni annuncerà i candidati ritenuti idonei.

Sono molte le figure di spicco della scena politica iraniana che concorrono per rimpiazzare il defunto presidente Ebrahim Raisi, morto in un indicente in elicottero lo scorso 19 maggio insieme al ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, e ad altri sei funzionari iraniani. Tuttavia, l’instabilità interna e il contesto internazionale sempre più esplosivo, potrebbero portare il Consiglio ad adottare criteri di selezione più stringenti e ad ammettere un numero limitato di candidati, così come accaduto per le ultime consultazioni del 2021, quando tutti i politici “riformisti” sono stati esclusi.

A pesare sulla selezione dei candidati potrebbe anche esserci l’esigenza di scongiurare un risultato ancora più sconfortante in termini di astensione rispetto al minimo storico di partecipazione registrato alle elezioni parlamentari di marzo (circa il 41 per cento). Il sito d’informazione di opposizione “Iran International” ricorda che nel Paese ci sono sempre numerosi partiti e gruppi politici in tempo di elezioni, “ma i candidati di solito si registrano indipendentemente dai loro partiti e successivamente acquisiscono il sostegno di uno o più ‘fronti’ che si formano al momento delle elezioni”. Di conseguenza, “possono esserci diversi candidati dello stesso partito politico alle stesse elezioni, con o senza l’appoggio dei loro partiti o del ‘fronte’ politico a cui appartengono”.

Ma il sostegno più importante resta quello della guida suprema Khamenei, che lunedì ha affermato che l’Iran ha bisogno di un presidente “attivo, laborioso, attento e fedele alle basi” della rivoluzione islamica del 1979. Tra i principali candidati figurano Mohammad Bagher Ghalibaf, attuale presidente del Parlamento, Eshaq Jahangiri, ex vicepresidente dell’amministrazione di Hassan Rohani, il ministro delle Strade e dello Sviluppo urbano, Mehrdad Bazrpash, il ministro delle Cooperative, Sowlat Mortazavi. Si sono registrati anche Saeed Jalili, un politico conservatore che in passato è stato il principale negoziatore degli accordi sul nucleare del presidente Mahmoud Ahmadinejad e l’ex presidente del Parlamento Ali Larijani, alleato politico dell’ex presidente Hassan Rohani. Anche lo stesso Ahmadinejad, in carica dal 2005 al 2013, ha presentato la sua candidatura, nonostante la sua esclusione sia praticamente certa, poiché è da anni caduto in disgrazia agli occhi della guida suprema.

Secondo alcuni osservatori, il candidato favorito potrebbe essere Mohammad Bagher Ghalibaf, che ha fatto parte del corpo dei Guardiani della rivoluzione islamica (pasdaran) ed è stato in passato sindaco di Teheran. Inoltre, Ghalibaf è stato attivo nella repressione di movimenti di protesta e la guida suprema Ali Khamenei potrebbe considerarlo un uomo di fiducia per costruire una leadership in continuità con la precedente amministrazione di Raisi. Un altro candidato conservatore è Saeed Jalili, ex segretario del consiglio di Sicurezza nazionale. Jalili si presentò alle elezioni del 2021, per poi ritirarsi in favore del defunto presidente. Tra gli esponenti considerati più moderati c’è l’ex presidente del Parlamento Ali Larijani, che nel 2015 fu tra i sostenitori dell’accordo sul nucleare iraniano. Larijani è considerato un “pragmatico”, pur essendo fedele alla Repubblica islamica e alle sue istituzioni. Durante le elezioni del 2021 fu escluso dalla competizione e non è improbabile che possa accadere anche quest’anno. Eshaq Jahangiri è un politico ritenuto più vicino alla corrente “riformista” e qualora venisse ammesso alle elezioni potrebbe attrarre i critici dell’establishment iraniano che credono sia possibile attuare un cambiamento dall’interno. Il Consiglio dei guardiani dovrebbe rendere nota la lista delle candidature accettate la prossima settimana, dopodiché i contendenti avranno due settimane per portare avanti la campagna elettorale.