«Piano Mattei, in Africa sta cambiandola percezione dell’Italia»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 07/06/2024

Per l’ambasciatore di Tunisia a Roma, Mourad Bourehla, «questa è una delle epoche migliori della cooperazione tra i due Paesi»

Il Piano Mattei lanciato dal governo di Giorgia Meloni sta cambiando la percezione dell’Italia in Africa, perché è rivolto ai Paesi africani in modo paritario: non si tratta di sfruttamento, ma di un beneficio e di un guadagno condiviso. Lo afferma in un’intervista ad “Agenzia Nova” l’ambasciatore di Tunisia a Roma, Mourad Bourehla. Il diplomatico tunisino, classe 1960, già segretario generale presso il ministero degli Affari esteri, è stato ufficialmente nominato venerdì 5 gennaio 2024. L’attuale capo della missione diplomatica tunisina di Via Asmara a Roma, rimasta senza ambasciatore per circa un anno e mezzo, ha poi consegnato le lettere credenziali al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso 2 giugno.

“Questa è una delle epoche migliori della cooperazione tra la Tunisia e l’Italia, in particolare grazie al governo Meloni che ha saputo dare una migliore visibilità della sua politica estera in Africa, e soprattutto nel Nord Africa e in Tunisia, che secondo quanto dichiarato dalla autorità italiane è un Paese strategico nella politica estera italiana, dal punto di vista di una vicinanza innanzitutto geografica, ma anche per i legami storici millenari che uniscono i nostri paesi, e per la posizione nel Mediterraneo”, afferma Bourehla.

Le quattro visite di Meloni in Tunisia nel corso di un anno, la partecipazione del presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, al Vertice Italia-Africa, oltre alle numerose visite di ministri tunisini e italiani “testimoniano questa nuova tendenza e questa nuova dinamica che caratterizza le relazioni tra i due paesi”, aggiunge il diplomatico. “Ci sono molti progetti che uniranno i nostri paesi, in particolare nel settore dell’energia, come il progetto ElMed e quello per la produzione di idrogeno, che garantiranno una sicurezza energetica molto importante in questo periodo e negli anni a venire. Altri progetti – prosegue l’ambasciatore – riguardano anche la formazione professionale, con la creazione di un centro di formazione, in particolare nel settore agricolo.

Ci sono anche progetti di desalinizzazione dell’acqua: la sicurezza idrica è molto importante per entrambi i nostri paesi e in particolare per la Tunisia dopo cinque anni di siccità. Dal punto di vista economico, l’Italia è un partner economico e commerciale importante e strategico per la Tunisia, con 950 aziende italiane che operano in Tunisia, al 100 per cento di proprietà italiana o a capitale misto, e che impiegano quasi 80.000 lavoratori. L’Italia è terzo investitore e faremo tutto il possibile perché diventi il primo partner economico strategico della Tunisia”. L’Italia è in cima alla classifica dei fornitori della Tunisia anche nel periodo gennaio-febbraio 2024, consolidando così un primato che dura da vari anni. Stando alle tabelle dall’Istituto nazionale di statistica (Ins) tunisino ottenute da “Agenzia Nova”, l’export del Made in Italy nel Paese nordafricano è stato pari a 1,376 miliardi di dinari (corrispondenti a circa 411 milioni di euro) nel primo bimestre dell’anno in corso, in calo del 12,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma sempre davanti agli altri Paesi competitor.

Le importazioni dalla Tunisia dell’Italia sono ammontate a 1,965 miliardi di dinari tunisini (590 milioni di euro circa), in aumento del 9,3 per cento rispetto allo stesso bimestre dello scorso anno. Il saldo della bilancia commerciale è quindi di 590 milioni di dinari tunisini (corrispondenti a 176 milioni di euro) a favore della Tunisia. Dati che confermano un trend consolidato anche nel 2023: Roma sta infatti aiutando Tunisi a superare le sue difficoltà economiche e finanziarie senza perdere la sua posizione di mercato. Secondo l’ambasciatore Bourehla, il Piano Mattei rappresenta il “nuovo pilastro della politica estera” dell’Italia. Non è un caso che il piano porti il nome del fondatore dell’Eni: Mattei ruppe il monopolio delle “sette sorelle” – cioè le principali compagnie petrolifere degli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso – riconoscendo agli Stati africani il 50 per cento delle royalties e un rapporto tra pari. “Per la sua struttura, il Piano Mattei è eccellente ed è rivolto ai Paesi africani in modo paritario, come parte di un partenariato win-win. Non si tratta di sfruttamento, ma di un beneficio e di un guadagno condiviso.

Diverse commissioni stanno attualmente lavorando su questo tema e sono state effettuate diverse missioni in diversi Paesi africani, perché ogni Paese ha le sue caratteristiche specifiche e i suoi settori che sono favorevoli a questo piano”, spiega il diplomatico tunisino. L’approccio adottato dal governo Meloni, prosegue il diplomatico, è piaciuto ai Paesi africani: “Al vertice Italia-Africa, gli interventi di diversi presidenti e capi di governo africani hanno sostenuto questo piano”. “Posso parlare della Tunisia – aggiunge l’ambasciatore – e posso dire che da noi il piano è stato accolto molto bene. Stiamo cercando, con i nostri amici italiani, di stabilire progetti innovativi che aggiungeranno valore e ci permetteranno di passare a un altro livello tecnologico ed economico per il bene comune. Sono all’ordine del giorno il settore energetico, quello della formazione, quello delle infrastrutture e quello della desalinizzazione dell’acqua. Penso che nel prossimo futuro saranno realizzati diversi progetti nell’ambito di questo piano, perché i finanziamenti ci sono.

Il Fondo per il clima e il Fondo della Farnesina metteranno a disposizione 5 miliardi di euro, in vista di un’eventuale partnership con il settore privato. Il piano Mattei potrebbe essere consolidato e potrebbe esserci un appoggio europeo. Possiamo iniziare con progetti che sono già concreti”. Il rapporto sempre più stretto tra Italia e Tunisia potrebbe rivelarsi strategico e fondamentale in vista del nuovo quadro finanziario pluriennale che dovrà varare la prossima Commissione europea. Gli esempi di successo ci sono già: basti pensare al successo del progetto Elmed, il “ponte energetico” tra Italia e Tunisia, co-finanziato con 307 milioni di euro dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento “Connecting Europe Facility”. Italia e Tunisia stanno collaborando anche nella lotta ai flussi migratori illegali. Oltre 20.200 migranti sono sbarcati in modo irregolare in Italia nei primi cinque mesi dell’anno, in calo di circa il 60% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’analisi dei paesi di partenza delle imbarcazioni a cura di “Agenzia Nova” evidenzia che, a differenza dello scorso anno, gli arrivi in Italia dalla Libia da inizio anno sono stati superiori a quelli dalla Tunisia. Se tra il gennaio e maggio 2023 erano stati registrati oltre 25.300 arrivi dalla rotta tunisina e 21.500 dalla quella libica, quest’anno sono arrivati dalla Tunisia “solo” 8.800 migranti (-65%), mentre dalla Libia sono giunti circa 10.700 migranti (50%).