Arabia Saudita, Riad respinge le accuseper i 1.300 morti del pellegrinaggio del hajj

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 26/06/2024

L’ Arabia Saudita ha respinto le accuse di responsabilità della morte di circa 1.300 persone nel pellegrinaggio islamico del hajj al luogo sacro della Mecca, tenuto quest’anno dal 14 al 19 giugno. Il hajj è uno dei cinque pilastri dell’Islam che tutti i musulmani che ne hanno la possibilità fisica e finanziaria sono tenuti a compiere almeno una volta nella vita. Negli ultimi anni, Riad ha aumentato le misure di sicurezza durante il hajj, ma è ancora criticata per non aver fatto abbastanza, in particolare per i pellegrini non registrati.

I permessi per il hajj vengono assegnati ai paesi in base a un sistema di quote e distribuiti agli individui tramite una lotteria. Secondo quanto dichiarato all’emittente panaraba satellitare di proprietà saudita “Al Arabiya” dal portavoce della sicurezza del ministero dell’Interno di Riad, colonnello Talal al Shalhoub, le agenzie di viaggio di diversi paesi hanno rilasciato visti non autorizzati per il Regno ai propri cittadini, incoraggiandoli a compiere il hajj illegalmente. Al Shalhoub ha dichiarato che alcune agenzie di viaggio hanno incoraggiato i propri clienti a recarsi alla Mecca due mesi prima dell’inizio della stagione del hajj in modo tale da aggirare le norme saudite. Il colonnello ha comunque sottolineato il successo dei piani di sicurezza della stagione 2024 del hajj, definendolo “una testimonianza degli sforzi coordinati tra le varie agenzie di sicurezza, militari e governative”.

Quest’anno, in Arabia Saudita sono stati più di 1,83 milioni i musulmani a compiere il pellegrinaggio del hajj (un numero simile al 2023), di cui 1,6 milioni provenienti dall’estero. Per evitare il sovraffollamento, il governo saudita ha emanato norme severe per limitare il numero di visti per il hajj. Il portavoce della sicurezza del dicastero Al Shalhoub ha anche spiegato ad “Al Arabiya” che diverse campagne mediatiche sono state lanciate con mesi di anticipo per mettere in guardia le persone dal compiere il hajj senza un permesso valido, aggiungendo che sono state previste sanzioni severe per dissuadere i trasgressori. Tuttavia, sono state segnalate numerose di violazioni nel corso di questa stagione. Quest’anno, durante il hajj, sarebbero morti in totale 1.301 pellegrini, di cui 1.071 non erano in possesso di un permesso legale (l’83 per cento dei decessi totali). Secondo quanto dichiarato dal ministero della Sanità saudita, le alte temperature – che hanno sfiorato i 50 gradi – sono state la principale causa di morte per la maggior parte dei pellegrini. Tra le 1.301 persone morte sono inclusi 165 pellegrini dall’Indonesia, 98 dall’India e decine da Giordania, Marocco, Algeria e Malesia. Inoltre, tra le vittime delle temperature estreme del Paese del Golfo figura anche una coppia dello Stato Usa del Maryland.

Secondo il colonnello Al Shalhoub, i permessi per il hajj non si limitano a garantire ai pellegrini l’ingresso alla Mecca, ma vengono anche utilizzati per determinare la posizione delle persone e consentire alle autorità di fornire loro l’assistenza necessaria in caso di emergenza. Stando a quanto affermato dal ministro della Sanità saudita, Fahad al Jalajel, il Regno ha fornito quest’anno assistenza preventiva a 1,3 milioni di pellegrini. Le autorità avrebbero anche fornito più di 465 mila servizi di cura, tra cui 141 mila per coloro che non avevano l’autorizzazione per il hajj. Secondo diverse testimonianze raccolte dall’emittente britannica “Bbc”, gli alloggi e le strutture per i pellegrini sarebbero stati gestiti male dalle autorità saudite, con tende sovraffollate e prive di adeguati impianti di raffreddamento e sanitari.