Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/06/2024
Il governo della Libia orientale guidato da Osama Hammad respinge i rilievi del Sudan
Per la prima volta il cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) del premier libico designato Osama Hammad, l’esecutivo al potere della Libia orientale, sostenuto dalla Camera dei rappresentanti ma non riconosciuto a livello internazionale, ha convocato un console straniero a Bengasi per esprimere una protesta formale. Il ministro degli Esteri del Gsn, Abdul Hadi al Hawij, ha consegnato al console una nota ufficiale di protesta al console sudanese a Bengasi, Abdul Rahman Mohammed, in risposta alle accuse mosse dal rappresentante sudanese presso le Nazioni Unite, Al Harith Idris, contro il comandante in capo dell’Esercito nazionale libico (Enl) con sede a Bengasi, Khalifa Haftar, di alimentare il conflitto in Sudan.
La nota di protesta esprime il disappunto del governo libico orientale per le accuse “infondate e dannose” contro il generale libico. L’Enl e il governo della Libia orientale, si legge in un comunicato stampa diffuso dalle autorità di Bengasi, “sostengono fermamente l’unità, la sicurezza e la stabilità del Sudan”. In questo contesto, Al Hawij ha ribadito l’importanza di “fermare i combattimenti tra le fazioni sudanesi e di promuovere il dialogo come unico mezzo per raggiungere la pace”.
Durante l’incontro, il capo della diplomazia bengasina ha parlato degli “sforzi umanitari” del governo libico orientale, che ha fornito cibo, medicine e assistenza medica ai rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra. Un impegno umanitario percepito come un “dovere nei confronti di un paese fratello, con il quale la Libia condivide valori e tradizioni comuni”.
Nel suo discorso, infine, il ministro degli Esteri dell’est della Libia ha rinnovato l’impegno al fianco del Paese arabo vicino, specialmente in questi momenti delicati, auspicando un rafforzamento della solidarietà araba e africana come un “valore fondamentale per la politica estera” del governo libico orientale.
L’Esercito nazionale libico “non interferisce negli affari di altri paesi e rispetta il principio del buon vicinato”, ha dichiarato lo stesso Haftar durante il suo incontro di sabato con i comandanti militari e un certo numero di ufficiali in occasione della Eid al Adha (la festa islamica del sacrificio). Il “feldmaresciallo” libico (il massimo rango militare, equivalente a un generale a cinque stelle) ha sottolineato che “la non ingerenza negli affari di altri paesi è l’approccio delle forze armate nei loro rapporti con i paesi vicini”.
Inoltre, l’Enl auspica di rafforzare queste relazioni, in conformità con il principio del rispetto reciproco. Questo principio “ci ha spinto ad aprire i nostri confini meridionali a centinaia di migliaia di fratelli sudanesi e a ospitarli e fornire loro tutti i mezzi di comfort. Forniamo cibo, medicine e vestiti e questo è nostro dovere”, ha aggiunto. Il generale libico, che il prossimo novembre compirà 81 anni, ha sottolineato che “le forze armate sostengono l’unità del Sudan e l’integrità territoriale”, invitando “i fratelli sudanesi a smettere di combattere”.
In precedenza, anche la Camera dei rappresentanti della Libia (foro legislativo con sede a Bengasi, nell’est del Paese) aveva espresso la propria “sorpresa” per quella che aveva definito una “mancanza di comprensione della situazione libica da parte di alcuni attori internazionali che vedono solo i propri ristretti interessi”, secondo quanto reso noto su Facebook dal portavoce del foro, Abdullah Bliheg.
A proposito della sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia tenutasi il 19 giugno, la Camera dei rappresentanti libica aveva respinto le accuse mosse dal rappresentante sudanese contro la 106esima brigata guidata da Khaled Haftar (figlio del comandante in capo dell’Esercito nazionale libico) di sostenere la guerra in Sudan. La Camera dei rappresentanti aveva sottolineato che “queste accuse sono false” e aveva invitato “i fratelli sudanesi a sostenere la voce della ragione”, sottolineando di essere “pronta ad aprire un dialogo” in Libia sulla questione. Dopo che “otto inviati” delle Nazioni Unite non sono riusciti a delineare “una tabella di marcia che faccia uscire la Libia dalla crisi”, la Camera dei rappresentanti “ha ratificato le leggi elettorali secondo i risultati del Comitato 6+6 (formato da parlamentari della Camera dei rappresentanti e membri dell’Alto consiglio di Stato), che prevedeva esplicitamente la formazione di un nuovo governo per supervisionare le elezioni presidenziali e parlamentari entro 240 giorni dalla concessione della fiducia”, riferiva la nota di Bliheg.
Intanto, secondo quanto riferito dal “Corriere della Sera”, lo scorso martedì 18 giugno, le forze dell’ordine dell’Italia hanno sequestrato a Gioia Tauro, su richiesta degli Stati Uniti, un’ingente quantità di armi del valore di svariati milioni di dollari a bordo della portacontainer Msc Arin partita da Yantian, un distretto portuale di Shenzhen, nella Cina meridionale, con destinazione finale proprio Bengasi o Tobruk. La nave mercantile aveva fatto tappa a Singapore, circumnavigato il Capo di Buona Speranza, e fatto scalo a Valencia e a Barcellona. Solo una volta giunta in Calabria, le autorità Usa avrebbero chiesto agli alleati italiani di intervenire.