Netanyahu pronto a spostare i militari da Rafah al confine con il Libano

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/06/2024

Secondo l’analista La Fortezza, all’offensiva di Israele potrebbe seguire la reazione di Hezbollah

L’intensità delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza si ridurrà presto e a quel punto Israele sarà in grado di schierare più forze lungo il fronte settentrionale, al confine con il Libano.

E’ quanto affermato dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in un’intervista rilasciata all’emittente “Channel 14” domenica sera, ammettendo che “la guerra nella sua fase intensa sta per finire a Rafah”, dove dallo scorso maggio le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno lanciato un’offensiva per distruggere la roccaforte nel sud della Striscia di Gaza del movimento islamista Hamas, che il 7 ottobre 2023 ha compiuto un attacco terroristico in Israele.

Parallelamente al conflitto a Gaza, anche il movimento sciita libanese Hezbollah – parte dell’asse della resistenza a Israele patrocinato dall’Iran – ha preso parte allo scontro, lanciando razzi e missili verso il nord di Israele, da dove i militari israeliani hanno risposto all’offen – siva. Dopo oltre otto mesi di operazioni a Gaza e tensioni al confine con il Libano, non è escluso che il conflitto possa deflagrare anche sul fronte settentrionale, con implicazioni regionali di più ampia portata.

“Agenzia Nova” ne ha parlato con Roberta La Fortezza, analista ed esperta di Medio Oriente, secondo cui “l’ulteriore rafforzamento della presenza militare israeliana lungo il confine con il Libano potrebbe comportare verosimilmente un ulteriore innalzamento della tensione sul fronte israelo-libanese, anche senza un’offensiva diretta vera e propria”.

Le dichiarazioni di Netanyahu fanno seguito all’approvazione da parte di Israele, il 18 giugno, di un piano operativo per un’offensiva in Libano. “L’avvio di una vera e propria offensiva militare da parte di Israele sul fronte libanese contro Hezbollah – ha affermato La Fortezza – comporterebbe molto probabilmente l’apertura di un nuovo fronte di guerra ad alta intensità tra i due Paesi. All’offensiva israeliana seguirebbe, infatti, senza particolari dubbi, una risposta da parte di Hezbollah, così come chiarito dallo stesso leader del movimento libanese, Hassan Nasrallah, anche nel suo ultimo discorso pubblico di pochi giorni fa”.

Al riguardo, l’analista ha evidenziato che rispetto ai precedenti, in questo ultimo discorso “Nasrallah ha espresso posizioni indubbiamente meno attendiste e temperate, pur tuttavia non prospettando in alcun passaggio la volontà di Hezbollah di aprire un fronte di guerra diretto con Israele”.

Tuttavia, “Nasrallah non ha mancato di precisare, però, in vari passaggi del discorso, che nel caso in cui venisse imposta una guerra al Libano, il suo movimento sarebbe pronto a combattere senza regole e senza linee rosse, nell’assoluta certezza di detenere uomini e mezzi tali da poter sostenere uno sforzo bellico con il paese confinante e da poter imporre a Israele un alto costo di guerra”, ha chiarito La Fortezza.

L’apertura di “un fronte di guerra diretto tra Israele e Libano comporterebbe verosimilmente anche una più ampia risposta da parte dell’Iran e di tutta la rete di proxy iraniani nella regione, innescando in questo modo quel conflitto regionale prospettato ormai da mesi”, ha rimarcato La Fortezza.

L’analista ha sottolineato, tuttavia, che sebbene Israele abbia predisposto potenziali piani di guerra contestuale su due fronti, Striscia di Gaza e Libano, “l’effettiva capacità di Israele di portare avanti tali piani resta ancora in dubbio, soprattutto in ragione dell’armamento e delle capacità belliche del gruppo libanese”.

Secondo le stime più accreditate, infatti, “l’arsenale di Hezbollah conterebbe circa 200/300.000 missili, a corto e lungo raggio, di cui centinaia di missili balistici, a cui deve aggiungersi una quantità imprecisata di droni; inoltre, proprio nel discorso del 19 giugno Nasrallah ha precisato che Hezbollah conterebbe ormai 100.000 uomini, stima ovviamente non verificabile in maniera indipendente, molti dei quali, è ben ricordalo, hanno combattuto un conflitto ‘boots on the ground’ nel teatro siriano”, ha aggiunto.

Inoltre, analisti del dipartimento della Difesa Usa temono che i sistemi Iron Dome, fulcro della difesa aerea israeliana contro gli attacchi di razzi e missili, possano essere saturati e neutralizzati nell’eventualità di un conflitto aperto tra lo Stato ebraico e le milizie sciite libanesi di Hezbollah.

Il Pentagono, che avrebbe già condiviso i propri timori con le autorità israeliane, teme che l’Iron Dome, e più in generale l’apparato di difesa aerea nel nord di Israele, sia vulnerabile al vasto e variegato arsenale di razzi, missili e droni a disposizione di Hezbollah. La prospettiva di un conflitto su larga scala tra Israele e il Libano appare sempre più concreta, e Gerusalemme avrebbe già comunicato a Washington l’avvio di preparativi per una campagna militare aerea e terrestre oltre il confine con il Libano.