Pubblicato da il Quotidiano del sud – L’Altravoce dell’Italia – 30/07/2024
Israele ha ribadito che colpirà duramente il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, dopo che sabato un razzo Falaq di fabbricazione iraniana ha colpito un campetto da calcio a Majdal al Shams, città drusa nel Golan, uccidendo 12 minori. Il quadro generale lascia presagire che i militari israeliani risponderanno “in modo pesante”, evitando, però, di estendere il conflitto in corso nella Striscia di Gaza anche al Libano, sia per le risorse militari a disposizione, ma, ancor di più, per scongiurare una reazione iraniana e, quindi, una pericolosissima escalation regionale. A livello internazionale, le cancellerie stanno lavorando per scongiurare un aumento della tensione, avvertendo i propri concittadini a lasciare il Libano, mentre alcune compagnie aeree hanno cancellato temporaneamente i voli verso l’aeroporto di Beirut.
LE PRESSIONI USA
Gli Stati Uniti in primis stanno esercitando una forte pressione su Israele affinché non risponda troppo duramente. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dichiarato: “Israele ha il pieno diritto di difendere i suoi cittadini, ma è necessario lavorare per scongiurare un conflitto sulle alture del Golan”. Nella serata di domenica, il governo israeliano ha autorizzato una rappresaglia militare contro obiettivi di Hezbollah in Libano, proprio dopo l’attacco sul Golan. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha ribadito che il movimento sciita filo-iraniano affronterà le conseguenze dell’attacco su Majdal Shams, sulle Alture del Golan (occupate da Israele nel 1967 e annesse de facto nel 1981), “nonostante le sue ridicole smentite”. L’esercito israeliano ha attribuito l’attacco a Hezbollah, mentre quest’ultimo ha negato ogni responsabilità. “Sono venuto al Comando Nord per discutere dei piani di rappresaglia. Questo è Hezbollah, un proxy iraniano nella regione. Hezbollah non resterà impunito per questo incidente, anche con le sue ridicole smentite”, ha affermato Gallant, aggiungendo che il gruppo islamista ha lanciato il razzo che ha colpito Madjal Shams e “pagherà un prezzo pesante per le sue azioni”.
L’Iran ha avvertito Israele che qualsiasi nuova campagna militare in Libano potrebbe portare a “conseguenze impreviste”. In una nota, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha affermato che “qualsiasi azione ignorante del regime sionista (Israele) può portare all’ampliamento della portata dell’instabilità e dell’insicurezza, nonché della guerra nella regione”, aggiungendo che lo Stato ebraico sarà responsabile “delle conseguenze e delle reazioni impreviste a questi comportamenti stupidi”. Nella notte tra il 13 e il 14 aprile, l’Iran ha lanciato un attacco di ampia portata contro Israele, con circa 300 razzi e missili, come rappresaglia per il bombardamento del consolato dell’Iran a Damasco, in Siria, avvenuto all’inizio dello stesso mese. L’annuncio da parte di Teheran del lancio dell’attacco ha fatto in modo che le difese aeree di alcuni Paesi della regione, compreso Israele, fossero pronte per contrastare la minaccia. Secondo alcuni media internazionali, Hezbollah si starebbe preparando a un massiccio attacco israeliano con il trasferimento di armi e munizioni.
LE CONSULTAZIONI
Hezbollah ha lanciato la sua offensiva contro il nord di Israele all’indomani dell’attacco terroristico del movimento islamista palestinese Hamas del 7 ottobre 2023, abbracciando l’ideale dell’asse della resistenza di voler annientare lo Stato ebraico. Finora gli scontri sono stati caratterizzati da ondate massicce di lancio di razzi dal sud del Libano verso il nord di Israele, a cui i militari israeliani hanno risposto con attacchi mirati contro siti e personalità di spicco di Hezbollah. La temuta escalation tra Libano e Israele sembra questa volta più vicina, dopo l’attacco su Majdal al Shams. Le consultazioni delle ultime ore si sono concentrate su quanto dovrà essere potente la risposta, così come sugli sforzi per prevedere come Hezbollah risponderà. Il prossimo e, a quanto sembra, inevitabile confronto tra Israele ed Hezbollah determinerà se si è verificato un punto di svolta nella guerra, spostando il fronte settentrionale al centro della scena, o se è stata solo un’altra escalation che può essere contenuta senza un cambiamento significativo a livello generale.
Sulla situazione attuale è intervenuto il primo ministro ad interim del Libano, Najib Miqati, che nelle ultime ore ha avuto una serie di contatti diplomatici e politici. La posizione del Libano “è compresa dai suoi partner e sono in corso comunicazioni continue sui fronti internazionale, europeo e arabo per proteggere il Paese ed evitare potenziali minacce”, ha affermato. Miqati ha ribadito che “la soluzione risiede nel raggiungimento di un cessate il fuoco globale e nella piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu”, che prevede il disarmo delle milizie nell’area compresa tra il sud del fiume Litani e il confine con Israele, “per eliminare il ciclo di violenza, che è inutile, ed evitare un’escalation che complica la situazione e porta a conseguenze indesiderabili”. Nei suoi contatti, Miqati ha chiesto un cessate il fuoco durevole, “perché è l’unica soluzione possibile per evitare ulteriori perdite umane”. Il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, ha detto che “qualsiasi guerra contro il Libano si trasformerebbe in una guerra regionale”. “La guerra sarà devastante per tutti, non solo per il Libano. Israele rivendica il suo eroismo, ma tutti i Paesi sono sconfitti, quindi è meglio mostrare moderazione”, ha detto Abdallah Bou Habib.