Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 30/08/2024
Non accenna a placarsi il clima di sospetto, a tratti insofferenza, nei confronti di Parigi
Due episodi, in questi ultimi giorni di agosto, raccontano bene quanto non accenni a placarsi il clima di sospetto, a tratti insofferenza, nei confronti della Francia in diversi Paesi dell’Africa sub-sahariana. Il primo è avvenuto nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) venerdì scorso, 23 agosto, e ha visto protagonista un consigliere per la cooperazione e l’azione culturale dell’ambasciata francese a Kinshasa. Secondo fonti di “Jeune Afrique”, un gruppo di individui – fra i quali degli agenti di polizia congolesi – si sono introdotti nella sua residenza con la dichiarata intenzione di “far sloggiare” il diplomatico. Il malcapitato è stato letteralmente sequestrato per tre ore e picchiato, al punto da essere n seguito ricoverato in ospedale per le necessarie cure. Altri due diplomatici francesi affermano di essere stati strattonati, senza riportare ferite.
L’episodio è diventato di pubblico dominio dopo qualche giorno, e lunedì 26 agosto l’ambasciatore francese Bruno Aubert è stato ricevuto personalmente sia dal presidente Felix Tshisekedi che, separatamente, dalla ministra degli Esteri Thérèse Kayikwamba Wagner, che gli ha presentato le “scuse dello Stato congolese”. In un comunicato, le autorità di Kinshasa hanno condannato “l’incidente”, precisando che fra gli autori dell’intervento violento figurano “membri della polizia e agenti della Procura”, alcuni già agli arresti. In relazione ai fatti, cinque agenti sono stati fermati ed un numero imprecisato di funzionari governativi sospesi: fra questi anche il procuratore generale Jean-Placide Lusamba, il quale ha detto di aver autorizzato un intervento per estromettere dalla rappresentanza diplomatica i suoi occupanti sulla base di una legge sulla proprietà fondiaria risalente al 2015.
Sul caso rimangono diversi elementi poco chiari, dubbi che le autorità congolesi hanno promesso di dissipare presto con l’indagine avviata. La mancanza di chiarezza è l’unico elemento in comune con il secondo episodio, accaduto in Burkina Faso. Nel Paese retto dalla giunta militare di Ibrahim Traoré, al potere dal colpo di Stato del settembre 2022, un agente della sicurezza francese è in carcere da circa due settimane senza alcuna comunicazione ufficiale in proposito. A rivelarlo è il quotidiano francese “Le Monde”. L’uomo, noto come Damien L., è stato arrestato il 12 agosto a Ouagadougou per un’irregolarità nel visto di ingresso nel Paese, dove era tornato per completare una missione della durata di un mese, com’era solito fare da quattro anni.
Assunto da una compagnia mineraria australiana operante in Burkina Faso, secondo quanto appreso da “Le Monde”il quarantenne era monitorato dai servizi segreti per un passato da legionario che ha suscitato l’interesse e il sospetto dei militari. Caporale integrato fra il 2002 e il 2007 nel secondo Reggimento paracadutisti stranieri (Rep) a Calvi, in Corsica, il giovane si riconverte in seguito alla sicurezza privata, ottenendo contratti in diversi Paesi (fra questi Haiti, Iraq, Venezuela). Dal 2020 lavora in Burkina Faso come consulente per la sicurezza nel settore minerario. Nel corso della sua ultima visita nel Paese africano, ad agosto, Damien è stato rapidamente fermato dagli agenti della Direzione della sicurezza dello Stato (Dse) e la sua stanza al Lancaster Hotel, elegante struttura frequentata anche da paramilitari russi dispiegati nel Paese viene perquisita. Telefoni e computer sono stati passati al setaccio.
L’uomo è stato quindi trasferito in una villa utilizzata come luogo di detenzione dal Dse a Ouaga 2000, il quartiere chic della capitale. Secondo funzionari burkinabé a conoscenza del dossier, l’agente sarebbe sospettato di lavorare per i servizi segreti francesi, accuse che nei palazzi di Parigi è stata smentita. Il ministero degli Esteri non ha tuttavia commentato ufficialmente la vicenda. Il suo caso si aggiunge alla detenzione, tuttora in corso, di quattro agenti francesi della Direzione generale della Sicurezza esterna (Dgse), arrestati all’inizio di dicembre 2023 a Ouagadougou con l’accusa di spionaggio e per i quali le trattative avviate da Parigi non hanno ad oggi sortito alcun effetto.