Marocco, portato alla luce il più antico sito agricolo dell’Africa nord-occidentale

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 01/10/2024

L’ITALIA NELLA MISSIONE ARCHEOLOGICA

Una missione archeologica congiunta italomarocchina ha portato alla luce il più antico e vasto complesso agricolo documentato in Africa al di fuori della Valle del Nilo. Questa importante scoperta è avvenuta nel sito di Oued Beht, vicino a Khemisset, grazie a una collaborazione tra l’Istituto nazionale delle scienze dell’archeologia e del patrimonio (Insap) del Marocco, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ispc) italiano e l’Università di Cambridge, sotto la direzione del professor Giulio Lucarini per la parte italiana. Il sito, risalente al Neolitico, copre un’area di circa dieci ettari, paragonabile per dimensioni all’antica città greca di Troia dell’Età del bronzo. Si tratta di una scoperta che getta nuova luce sul ruolo del Maghreb nell’evoluzione delle società complesse nel Mediterraneo e in Africa del Nord, fornendo un quadro molto più ricco sulla storia del popolamento di quest’area tra il quarto e il terzo millennio a.C. Questa scoperta rivela il peso del Maghreb nell’evoluzione delle prime civiltà agricole, sottolineando il suo contributo non solo a livello locale, ma anche per lo sviluppo dei contatti e degli scambi tra Africa ed Europa.

Il sito di Oued Beht si inserisce in un progetto di ricerca internazionale e multidisciplinare, lanciato nel 2021, chiamato Progetto archeologico Oued Beht (Obap), che è stato avviato nel quadro di un programma di cooperazione scientifica tra Insap, Cnr-Ispc, l’Università di Cambridge e l’Associazione internazionale di studi mediterranei e orientali (Ismeo). L’obietti – vo di questo progetto è colmare una lacuna significativa nella comprensione della preistoria dell’Africa nord-occidentale, una regione che, pur riconosciuta per la sua importanza in epoche come il Paleolitico, l’Età del ferro e il periodo islamico, è stata fino ad ora meno esplorata per il Neolitico. Oued Beht rappresenta un’importante testimonianza della presenza di società agricole complesse nella regione e apre nuove prospettive sulla diffusione delle pratiche agricole fuori dalla Valle del Nilo. Secondo quanto pubblicato in un articolo scientifico sulla rivista “Antiquity”, il sito ha restituito resti di piante e animali domestici, oltre a un ampio complesso di artefatti, tra cui strumenti in pietra lavorata, ceramiche decorate e numerosi silos e fosse per lo stoccaggio.

Le dimensioni e la complessità del sito indicano che Oued Beht fosse un centro agricolo significativo nel quarto millennio avanti Cristo. I resti ritrovati, tra cui utensili in pietra, macine e strumenti in ceramica decorati con motivi policromi, confermano che gli abitanti del sito avessero sviluppato avanzate tecniche agricole e di gestione delle risorse. Gli archeologi hanno anche rinvenuto numerose strutture di stoccaggio, inclusi silos e fosse, che testimoniano un’economia agricola ben organizzata e l’abi – lità di conservare surplus di cibo. Un altro elemento di rilievo emerso dalle ricerche è la connessione tra Oued Beht e altri siti contemporanei situati sulla sponda opposta del Mediterraneo, in particolare nella penisola iberica. Questa scoperta suggerisce che vi fossero reti di scambi e contatti tra le due sponde del Mediterraneo già in epoca preistorica, come confermato dal ritrovamento di oggetti in avorio e uova di struzzo, materiali che probabilmente provenivano dall’Africa.

La posizione strategica di Oued Beht, situato tra il deserto del Sahara e lo stretto di Gibilterra, rappresenta un punto chiave per comprendere i flussi di popolazioni e beni tra l’Africa e l’Europa durante il Neolitico. Le ricerche condotte nel sito hanno dimostrato che il Maghreb non era isolato, ma giocava un ruolo cruciale nello sviluppo delle società complesse e nelle reti commerciali e culturali dell’epoca. Giulio Lucarini, direttore italiano del progetto, ha sottolineato che questa scoperta è significativa non solo per la comprensione delle dinamiche locali, ma anche per l’importan – za globale del Maghreb nel Neolitico. “La scoperta del sito di Oued Beht dimostra che il Maghreb ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo delle civiltà agricole nel Mediterraneo e in Africa del Nord. È una testimonianza del fatto che, sebbene le prove archeologiche fossero limitate, la regione era attivamente integrata nei processi di evoluzione sociale e tecnologica dell’epoca”, ha dichiarato Lucarini