Pubblicato da ilroma.it – 17/03/2023
«Noi abbiamo una grande opportunità, la possibilità di essere ponte tra due realtà fondamentali: un’Europa che è sempre una delle grandi potenze mondiali e, a sud, un’Africa, un continente giovane, che vuole essere oggi nuovo protagonista delle realtà globali, che ha voglia di crescere e che ha grande potenziale umano. Su questi punti dobbiamo fare leva, creare reti di formazione sulle due
sponde del Mediterraneo. Sono molto fiducioso che questa opportunità possa essere colta». Lo ha detto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, aprendo i lavori del Festival euromediterraneo dell’economia al Maschio Angioino.
«Abbiamo la storia che ce lo dice – ha aggiunto Manfredi – laddove il Sud d’Italia ha rappresentato una sua soggettività politica capace di interloquire con tutto il bacino del Mediterraneo, le dinamiche di sviluppo dei nostri territori, la capacità di accoglienza e di elaborazione culturale hanno rappresentato una marcia in più. Questo è il vero messaggio che può partire da questo incontro, da questo festival. Guardiamo al futuro con ottimismo ma anche con la consapevolezza che è necessaria una visione forte, di prospettiva, una visione capace di ribaltare anche luoghi comuni e stereotipi che spesso hanno relegato i nostri territori ad essere la zavorra d’Europa e non l’opportunità d’Europa».
PINA PICIERNO. «Per molti anni per l’Europa il Mediterraneo visto da Bruxelles era soltanto un mare solcato da migranti, era sostanzialmente un mare da chiudere, e non lo sbocco naturale di una potenza che era costretta a fare i conti con i propri limiti. Allora vale la pena chiederci quanto ci è costato, anche in termini di credibilità internazionale ma anche per la sicurezza dei nostri cittadini, non aver contribuito appieno alla pacificazione e allo sviluppo di un’area così vicina e al contempo così vitale». Lo ha detto Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, intervenuta in collegamento video al Festival euromediterraneo dell’economia in corso a Napoli. «Vale la pena chiederci quanto è costato alla nostra credibilità internazionale – ha aggiunto Picierno – lasciare che altri brogliassero il conflitto siriano, preoccupandoci soltanto dalla marea umana che si sarebbe poi riversata in Europa. Io penso che l’allarmante situazione del Mar Nero, l’influenza russa in Siria e Libia, la presenza cinese e la questione della sicurezza alimentare ed energetica ci svelano che la partita per la ridefinizione degli equilibri strategici europei si gioca soprattutto nel nostro vicinato sud. Allora abbiamo bisogno di una rinnovata visione e anche questa maledetta guerra, che ha tanti
effetti nefasti, ci sta mettendo di fronte all’opportunità di rivedere il ruolo che l’Europa interpreta nel
mondo, a cominciare dal nostro Mediterraneo».
PAOLO GENTILONI. «Come sempre mi capita quando discutiamo del futuro sia del Mezzogiorno che del Mediterraneo, la domanda che dobbiamo farci è se questa volta ci sia un’occasione vera, perché sappiamo che la storia del tentativo di recuperare il divario del Sud dal resto del Paese è una storia che ha avuto qualche periodo di successi, ma complessivamente è una storia che almeno negli ultimi 30 anni non ha visto ridursi questo divario. Le due questioni sono giustamente legate, dobbiamo prendere atto del fatto che sia la distanza tra Centro-Nord e il Mezzogiorno d’Italia è aumentata, ma anche la distanza tra le due sponde del Mediterraneo, nonostante tutti i progressi fatti in Africa, è complessivamente crescita». Lo ha detto Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’economia, intervenuto in collegamento video al Festival euromediterraneo dell’economia in corso a Napoli. «Io penso che ci siano due ragioni che ci spingano a dire che oggi questa occasione c’è per questa prospettiva euromed. La prima – ha spiegato Gentiloni – è il tema della disponibilità di risorse. Abbiamo una quantità di risorse disponibili per il Mezzogiorno, 86 miliardi da qui al 2026 solo con il Pnrr. Il problema sarà spenderli, per tutti noi, per il sistema Italia e per le classi dirigenti del Mezzogiorno bisogna avere questa come bussola fondamentale, mentre molto spesso la bussola fondamentale è stata quella della richiesta di risorse. Oggi l’aspetto principale è: riusciamo ad assorbire questa straordinaria quantità di risorse capace di portare la quota di Pil del Sud Italia dal 22 al 23,5%? Serve uno sforzo straordinario, serve mettere in campo quella che Nitti chiamava la forza immensa del Sud e che in larga parte è collegata al capitale umano, alle risorse umane, alle nostre università, alla qualità delle nostre persone».
Per Gentiloni, «la seconda ragione è geopolitica. Sappiamo che la guerra ha svelato la dipendenza europea dal gas russo, sappiamo che la risposta al disvelamento di questa dipendenza è stata straordinaria, in 10 mesi abbiamo ridotto le importazioni di gas russo dal 42 al 7%, una cosa incredibile dal punto di vista economico. Ora sappiamo bene che la strada non è in discesa e sappiamo che, sia sulla diversificazione che sulle rinnovabili, il Sud Italia ha un ruolo molto importante. Abbiamo la Tap in Puglia, Transmed e Greenstream che arrivano in Sicilia, abbiamo la possibilità del collegamento attraverso Terna dalla Tunisia all’Italia, abbiamo in sostanza una parte consistente dei collegamenti che arrivano nel Mediterraneo che fanno capo alle regioni del Mezzogiorno. Al tempo stesso abbiamo la consapevolezza che sulle rinnovabili già oggi il Mezzogiorno contribuisce per oltre il 50%».
GENNARO SANGIULIANO. «Io credo tantissimo nell’Europa, però l’Europa non può essere solo la sommatoria di decreti e disposizioni, che pure sono importanti per il funzionamento della macchina. L’Europa deve essere soprattutto il riconoscimento di una storia comune che è sempre esistita». Lo ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intervenuto a Napoli al Festival euromediterraneo dell’economia. «La cultura – ha evidenziato il ministro – è una grande opportunità anche di sviluppo per l’Italia e per l’asse euromediterraneo, nel quale io credo assolutamente. Ma questo asse non lo costruiamo solo in termini di pura economia, lo costruiamo se noi ricordiamo ai tunisini di Cartagine, ai greci l’antica Grecia, e rifacciamo la Magna Grecia, che fu un grande contenitore di storia e di civiltà». Secondo Sangiuliano «l’Italia ha due grandi pilastri su cui costruire il suo futuro e le sue prospettive. Uno è certamente l’impresa, la capacità che gli italiani hanno di trasformare materie prime in prodotti applicando il cosiddetto genio italico, l’altro grande pilastro è la cultura, perché noi siamo una superpotenza culturale. Nel mondo c’è fame di cultura italiana, i nostri musei in pochi mesi sono tornati ai livelli del 2019 e sono anche macchine da soldi, nel senso buono del termine. Io sto provando a lavorare con umiltà e consapevolezza alla costruzione di un immaginario italiano nel mondo, di una proiezione del valore Italia, della sua storia, del suo modo di vivere nel mondo. Dobbiamo coltivare tutto ciò e farne elemento propulsore della nostra economia, dobbiamo vendere nel mondo il nostro immaginario, la nostra dimensione culturale».