Somalia, lotta al terrorismo e all’immoralità Il governo vieta l’uso di TikTok e Telegram

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’ Italia – 22/08/2023

Non sono stati da meno i governi di Etiopia, Sudan, Ciad e quelli interessati da colpi di Stato militari nel Sahel – Guinea,
Mali, Burkina Faso -, che hanno puntualmente sospeso Internet e bloccato social per presunte ragioni di sicurezza

Il governo della Somalia ha vietato l’uso dei social media TikTok e Telegram e della piattaforma di scommesse online 1Xbet, giustificando la misura con la necessità di proteggere i giovani dalla diffusione di contenuti ritenuti immorali e dal proselitismo di al Shabaab. Annunciata domenica sera al termine di un convegno promosso dal governo su comunicazione e sicurezza digitale, la misura è entrata in vigore con effetto immediato con l’esplicito ordine ai fornitori di rete di bloccare le tre applicazioni. Il ministro delle Comunicazioni e della Tecnologia Jama Hassan Khalif ha spiegato che all’origine della direttiva c’è la volontà di “tutelare il comportamento morale della comunità somala nell’uso di strumenti di comunicazione e Internet”.

Hassan Sheikh Mohamud

Per Khalif, in particolare, i “contenuti espliciti” circolanti sul social cinese e su quello russo hanno dimostrato di avere un impatto “significativo” sulla vita dei giovani somali, anche in ragione della loro immediatezza e facilità di accesso. Il governo somalo sta conducendo da mesi un’ampia offensiva contro al Shabaab, promossa con vigore dal presidente Hassan Sheikh Mohamud – eletto a maggio scorso dopo un primo mandato di cinque anni nel 2012 – ed i cui risultati sono stati elogiati a livello regionale ed internazionale.

Se è la prima volta che in Somalia viene bloccato un social media in nome degli sforzi antiterrorismo, una misura simile è all’esame anche nel vicino Kenya, Paese che condivide con Mogadiscio un confine di quasi 700 chilometri e l’impegno nel contrasto al terrorismo.

Così, l’Assemblea nazionale keniota è stata chiamata ad esami- nare una petizione che chiedeva la sospensione di TikTok nel Paese per i contenuti “immorali” diffusi nel social, e ha annunciato un’indagine sulla piattaforma. Una diffidenza che ha interessato anche il Senegal, dove le violente proteste scoppiate nei mesi scorsi dopo l’arresto del leader di opposizione e candidato alla presidenza Ousmane Sonko hanno spinto le autorità a chiudere l’accesso a TikTok nel timore che questo dif- fondesse contenuti sovversivi. Non sono stati da meno i governi di Etiopia, Sudan, Ciad e quelli interessati da colpi di Stato militari nel Sahel – Guinea, Mali, Burkina Faso -, che hanno puntualmente sospeso Internet e bloccato social per presunte ragioni di sicurezza nazionale.

Si aggiunge il caso della Nigeria, il cui governo conservatore lo scorso anno ha sospeso Twitter per aver eliminato un post dell’ex presidente Muhammadu Buhari sugli indipendentisti del Biafra, segnalato come offensivo dagli utenti. Una battaglia politica che è si è protratta per mesi e si è conclusa con il ripristino della piattaforma nel Paese – prima economia africana – solo dopo lunghi negoziati. Il nuovo governo del presidente Bola Tinubu non ha al momento adottato misure radicali su questo fronte, ma sulla linea da seguire peserà non poco la necessità del capo dello Stato di mantenere alto il consenso tra l’elettorato musulmano.

Nello Stato nigeriano di Kano, fortemente conservatore, diversi tiktoker sono stati arrestati nell’ultimo anno per presunta violazione della sensibilità religiosa e morale del Paese, alcuni dei quali dopo aver accusato di corruzione governatori locali. La compagnia cinese proprietaria di TikTok, ByteDance, continua a puntare sull’Africa come primo mercato di espansione, ma nel continente la sfida della digitalizzazione è resa sempre più difficile dall’alta conflittualità sociale e dal crescente autoritarismo dei governi locali, in particolare quelli guidati da giunte militari.