Niger: giallo sulla mediazione algerina, la giunta smentisce di aver accettato

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 04/10/2023

IL DOPO GOLPE DEL 26 LUGLIO SCORSO

Si tinge di giallo la proposta di mediazione avanzata dall’Algeria per trovare una soluzione politica alla crisi in Niger dopo il colpo di Stato che lo sorso 26 luglio ha rovesciato il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum. Respingendo l’annuncio algerino del giorno prima, martedì 2 ottobre il ministero degli Esteri di Niamey si è detto “sorpreso” dell’annuncio di Algeri. “Prima di qualsiasi conclusione ufficiale sui risultati di questo incontro, il ministero degli Affari esteri, della cooperazione e degli affari dei nigerini all’estero è rimasto sorpreso dalle dichiarazioni del governo algerino in cui si affermava che il Niger avrebbe accettato la mediazione che offriva all’esercito un periodo transitorio di sei mesi”, si legge nella dichiarazione, in cui si ricorda che la durata del periodo transitorio verrà determinata solo da un “forum nazionale globale”.

Il comunicato afferma quindi che “le autorità nigerine hanno espresso la loro disponibilità a studiare l’offerta di mediazione dell’Algeria”, ma non hanno ancora accettato la proposta di mediazione, pur sottolineando l’impegno a mantenere relazioni “amichevoli e fraterne” con le autorità algerine. La notizia dell’accettazione della proposta algerina da parte delle autorità nigerine era stata diffusa lunedì scorso, primo ottobre, dal ministero degli Esteri di Algeri. “Questo rafforza l’opzione di una soluzione politica a questa crisi e apre la strada per creare le condizioni necessarie per superarla pacificamente, nell’interesse del Niger e dell’intera regione”, si legge nella nota, in cui si precisa che il presidente della Repubblica algerina, Abdelmajid Tebboune, ha incaricato il ministro degli Affari esteri Attaf Ahmed di recarsi a Niamey il prima possibile per avviare discussioni preparatorie per attuare l’iniziativa algerina con tutte le parti coinvolte. La proposta algerina, in linea con le decisioni dell’Unione africana contro i cambiamenti anticostituzionali, prevede un periodo di transizione di sei mesi, il tempo necessario per riunire gli attori nigerini attorno al tavolo delle trattative e arrivare a un referendum o a elezioni.

Il Niger è stato teatro di un golpe lo scorso 26 luglio che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum e ha portato al potere una giunta militare guidata dal generale Omar Tchiani.

La posizione algerina è stata, fin da subito, propensa a perseguire la linea del dialogo e della diplomazia, tanto che alla fine di agosto il presidente Tebboune ha proposto un’iniziativa per risolvere la crisi politica nigerina con un periodo di transizione di sei mesi a guida civile. L’Algeria ha inoltre proposto di istituire e coordinare un meccanismo di monitoraggio dell’attuazione delle iniziative per risolvere pacificamente la crisi a Niamey. Tebboune, parlando alla 78ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, aveva messo in guardia i Paesi della regione, e in particolare quelli della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), dall’intervenire con la forza per ripristinare l’ordine costituzionale nel Paese saheliano, sostenendo che un intervento armato in Niger avrebbe “gravi ripercussioni” sulla sicurezza e la stabilità non solo del Niger, ma dell’intera regione. Tra gli altri punti dell’iniziativa algerina vi è la “conferma del ruolo dell’Algeria come custode del diritto internazionale e della sovranità degli Stati” e il “rifiuto dei cambi di governo incostituzionali”. Algeri intende anche promuovere un dialogo inclusivo tra “tutte le parti interessate in Niger, senza esclusioni, con lo scopo di porre fine ai colpi di Stato”, e una conferenza internazionale per “rafforzare i programmi di sviluppo” nella regione del Sahel e “garantire una chiara visione del futuro”.

Una posizione, quella algerina, che si è contrapposta a quella più interventista della Francia – tradizionale potenza coloniale nel Sahel, ora sempre più minacciata dall’influenza russa, che in Niger dispone tuttavia ancora di circa 1.500 militari – tanto che alla fine di agosto il governo di Algeri ha respinto una richiesta avanzata da Parigi per consentire ai caccia francesi di utilizzare il suo spazio aereo per un possibile intervento militare in Niger. La notizia, diffusa dai media algerini, è stata tuttavia in seguito respinta dallo Stato maggiore francese. Su posi- zioni simili a quella della Francia si era schierata anche la Cedeao, come evidenziato dalle recenti sanzioni imposte al Mali, alla Guinea e al Burkina Faso in risposta ai colpi di Stato militari verificatisi in quei Paesi. Una strategia che si è rivelata finora controproducente, portando alla creazione di un’alleanza militare tra Niger, Mali e Burkina Faso, in risposta alle minacce di inter-vento dell’organizzazione. L’accordo di mutua difesa, articolato in 17 punti, è stato firmato a Bamako, la capitale del Mali, lo scorso 16 settembre alla presenza dei leader militari golpisti.