L’Egitto respinge gli sfollati e convoca un summit sulla questione palestinese

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 19/10/2023

«C’è il deserto del Negev in Israele» afferma il presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Scholz

L’Egitto non ha alcuna intenzione di accogliere gli sfollati in fuga dalla Striscia di Gaza e convoca un summit internazionale per discutere del futuro della questione palestinese. “Se c’è un’idea per sfollare la popola- zione di Gaza, c’è il deserto del Negev in Israele”, afferma secco il presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. L’eventuale sfollamento in Egitto dei circa 1,1 palestinesi in fuga dalla parte settentrionale della Striscia di Gaza “sarà seguito dallo sfollamento dei palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania”, aggiunge il leader egiziano che, peraltro, è in piena campagna elettorale per le elezioni anticipate del prossimo dicembre.

Una posizione, quella del presidente Al Sisi, ribadita anche dal ministro degli Affari esteri egiziano, Sameh Shoukry, molto attivo sui media internazionali, in un’intervista all’emittente televisiva britannica “Bbc”. “Se mi stai chiedendo se l’Egitto può ospitare 2,5 milioni di abitanti (l’intera popolazione nella Striscia di Gaza, ndr), credo che ci si possa chiedere allo stesso modo se il Regno Unito o qualsiasi altro Paese dell’Unione europea possa adottare questa politica. Abbiamo visto come i Paesi si sono lamentati dell’afflusso di migliaia di migranti”, risponde il capo della diplomazia egiziana.

L’Egitto è un Paese chiave nell’attuale conflitto tra il movimento islamista palestinese Hamas e Israele. Anzi, è il Paese che ha in mano le chiavi (letteralmente) dell’unico passaggio per far entrare nella Striscia di Gaza i camion carichi di aiuti umani- tari (che continuano ad accumularsi sul versante egiziano) e far uscire almeno i cittadini stranieri (inclusi circa dieci italiani) bloccati nell’enclave palestinese: si tratta del valico di frontiera di Rafah, che il Cairo ha rafforzato in fretta e furia con barriere di cemento ma che nega di aver chiuso dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Non abbiamo chiuso il valico di Rafah, ma i bombardamenti israeliani sul lato palestinese ne hanno impedito il funzionamento”, spiega il capo dello Stato egiziano. “Il proseguimento delle attuali operazioni militari avrà ripercussioni sulla sicurezza e sul piano umanitario che potrebbero andare fuori controllo”, aggiunge il presidente.

Peraltro, almeno quattro lavoratori egiziani sono rimasti feriti nel corso di un bombardamento delle Forze di difesa israeliane (Idf) vicino al valico che, stando a quanto dichiarato dal ministro degli Esteri egiziano Shoukry, è stato bombardato quattro volte negli ultimi giorni. “I tentativi di travisare la posizione dell’E- gitto riguardo al valico di Rafah sono inaccettabili. Il valico è stato soggetto a quattro bombardamenti aerei da parte israeliana e quindi non funziona normalmente”, sottolinea il ministro all’emittente statunitense “Cnn”, accusando Israele di sfollare i palestinesi verso il sud della Striscia di Gaza “in contraddizione con il diritto umanitario internazionale”.

Intanto, la diplomazia egiziana sta lavorando per organizzare un vertice internazionale “sul futuro della questione palestinese” al Cairo per sabato 21 ottobre. “Il vertice del Cairo, che riunirà leader mondiali e organizzazioni internazionali, si basa sulla ferma convinzione dell’Egitto nell’inevitabilità di portare la pace nella regione”, afferma l’ambasciatore d’Egitto a Roma, Bassam Rady, aggiungendo che il summit affronterà gli sviluppi e il futuro della questione palestinese e della pace in un momento estremamente delicato nella regione. Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata invitata, ma la sua partecipazione non è ancora confermata. “L’Egitto è entusiasta della partecipazione dell’amica Italia come Paese chiave sulla scena internazionale e regionale sotto la guida forte e influente della presidente Meloni”, spiega l’ambasciatore egiziano in Italia. La situazione sul campo, intanto, resta estremamente fluida. Israele si prepara a lanciare un attacco su larga scala, mentre l’esplosione nel parcheggio dell’ospedale Al Alhi a Gaza ha gettato ulteriore benzina sul fuoco. L’Egitto, che peraltro aveva avvertito l’intelligence israeliana che Hamas stava preparando un attacco su larga scala, non ha alcun interesse ad esacerbare ulteriormente la situazione. I militari al potere al Cairo hanno sempre visto con preoccupazione gli sviluppi a Gaza. Durante i moti del 2011 e l’ascesa dei Fratelli musulmani, il valico è stato utilizzato per far entrare armi e miliziani. Dopo i moti del giugno 2012 che hanno portato l’allora ministro Al Sisi a rovesciare l’ex presidente Mohamed Morsi, l’esercito ha costruito una “barriera” di sicurezza tra la città di Al Arish e la Striscia di Gaza. Oggi gli attentati nel Sinai settentrionale sono diminuiti, ma la presenza di gruppi terroristici di matrice islamista resta una minaccia reale.