AL CAIRO NUOVO ROUND DI COLLOQUI INDIRETTI TRA HAMAS E ISRAELE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/05/2024

Timidi passi in avanti nei negoziati per raggiungere una tregua nella Striscia di Gaza

Timidi passi in avanti nei negoziati tra il movimento islamista palestinese Hamas e Israele per raggiungere una tregua nella Striscia di Gaza. La capitale egiziana del Cairo, infatti, dovrebbe ospitare un nuovo round negoziale, ovviamente indiretto, per limare gli ultimi dettagli dell’accordo dopo oltre 209 giorni di guerra. Il condizionale è d’obbligo perché la situazione resta molto fluida e soggetta a rapidi cambiamenti, mentre è salito a 34.568 morti e 77.765 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio delle operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) avviate il 7 ottobre 2023, in risposta all’attacco del movimento islamista Hamas contro lo Stato ebraico. Una delegazione palestinese di Hamas è attesa in Egitto “per completare le discussioni in corso con l’obiettivo di maturare un accordo che soddisfi le richieste del nostro popolo e fermi l’aggressione”, riferisce una nota di Hamas dopo un colloquio tra il leader dell’ufficio politico del movimento palestinese, Ismail Haniyeh, e il capo dell’intelligence dell’Egitto, Abbas Kamel. Haniyeh ha sottolineato lo “spirito positivo del gruppo nello studiare la proposta di cessate il fuoco” presentata dai mediatori egiziani e approvata da Israele.

Le parole di Haniyeh, che nel frattempo si sarebbe temporalmente stabilito a Istanbul, in Turchia, sono profondamente diverse rispetto alla posizione di Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, fatta filtrare dai media israeliani e in particolare da “Channel 12”. Secondo quest’ultima fonte, infatti, Sinwar avrebbe detto che “la proposta sul tavolo non è una proposta egiziana, ma una proposta israeliana sotto mentite spoglie”. Intanto, fonti egiziane riferiscono all’emittente “Al Qahera News” che gli sforzi per raggiungere un accordo “continuano in un clima positivo”. Circostanza, quest’ultima, confermata dal rappresentante di Hamas in Algeria, Yousef Hamdan, secondo il quale l’ultima offerta israeliana per un cessate il fuoco a Gaza e lo scambio di ostaggi israeliani con i detenuti palestinesi sarebbe vicina alla posizione e alle condizioni del movimento, ma includerebbe ancora “clausole che potrebbero far saltare l’accordo una volta attuato”. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova” da una fonte palestinese al Cairo, la bozza di accordo prevede un graduale ritiro israeliano da tutta Gaza, il ritorno degli sfollati e il rilascio di 20-30 ostaggi israeliani, ma non include l’espressione “cessate il fuoco”. La stessa fonte aggiunge che l’Egitto ha incluso nell’accordo la discussione su un cessate il fuoco durante la seconda fase della tregua, mentre Hamas ha chiesto garanzie sull’avvio di negoziati per fermare la guerra.

Intanto in Israele il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il governo farà “ciò che è necessario per vincere e sconfiggere il nemico, anche a Rafah”. Durante una cerimonia commemorativa in onore dei soldati caduti prima della riunione del gabinetto di guerra, il premier ha detto: “C’erano e ci sono differenze di opinione al nostro interno riguardo alle operazioni in teatri vicini e lontani. Ma alla fine della discussione ho preso una decisione. Abbiamo agito lì e agiremo anche qui. Faremo ciò che è necessario per vincere e sconfiggere il nostro nemico, anche a Rafah”. Le parole di Netanyahu giungono dopo le indiscrezioni relative a una spaccatura con i vertici militari in merito alla strategia da seguire nel conflitto in corso nella Striscia di Gaza.

Peraltro il ministro della Diaspora di Israele, Amichai Chikli, e altri due parlamentari del partito di destra Likud hanno scritto al ministro della Difesa, Yoav Gallant, per esprimere il proprio dissenso sulla recente tornata di nomine di alto livello del capo di Stato maggiore, generale Herzi Halevi, all’interno delle Forze di difesa di Israele (Idf). “Oltre agli impressionanti risultati ottenuti nella guerra, lo Stato maggiore è direttamente responsabile del fallimento della sicurezza del 7 ottobre” e non può impegnarsi nella promozione di alti funzionari, scrive Chikli, insieme ai parlamentari Moshe Saada e Dan Illouz. “Alcune delle nomine riguardano alti ufficiali il cui grado di responsabilità per gli eventi del 7 ottobre è ancora ignoto”, si legge nella dichiarazione, citata dal quotidiano “The Times of Israel”. La nota è stata accolta con favore dal ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che ha ripetutamente insistito sul fatto che la leadership delle Idf non ha il mandato di “riformare le forze armate” durante la guerra. Intanto, negli Stati Uniti, proseguono le proteste contro Israele e contro la guerra nella Striscia di Gaza in numerose università in tutto il Paese, con scontri con la polizia e centinaia di arresti. “Questo non è il momento di fare politica, serve chiarezza: il vandalismo, la distruzione di proprietà, bloccare i campus e le attività universitarie, tutto questo non rappresenta una protesta pacifica, ed è contro la legge”, ha detto il presidente Usa, Joe Biden, parlando alla Casa Bianca, aggiungendo che il dissenso è “essenziale per una società democratica, ma non può danneggiare la vita di altre persone”.