AL SISI E ERDOGAN: INIZIA UNA STORICA COOPERAZIONE

Pubblicato da Il Quotidiano del sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/09/2024

La “mia visita di oggi e prima ancora quella del presidente Erdogan al Cairo riflette la volontà comune di avviare una nuova fase di amicizia e cooperazione tra Egitto e Turchia, sulla base del loro ruolo cardine nel contesto regionale e internazionale, in modo da soddisfare le aspirazioni dei nostri due popoli fratelli”. Sono le le parole pronunciate oggi dal presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, appena giunto all’aeroporto Esenboga ad Ankara, capitale della Turchia, per la prima volta dall’elezione nel 2014.

Le dichiarazioni indicano in modo chiaro e inequivocabile la rinnovata vicinanza tra Il Cairo e Ankara, dopo gli anni di gelo vissuti a partire dal 2013. Dello stesso tenore e senza tralasciare la retorica anti-israeliana anche le affermazioni di Erdogan in conferenza stampa. Egitto e Turchia intendono portare avanti le loro “relazioni multidimensionali con un approccio vantaggioso per entrambe le parti”, ha affermato Erdogan, ribadendo l’obiettivo comune di “incrementare il volume del commercio bilaterale a 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni”. Erdogan ha inoltre affermato che “i contributi di Turchia ed Egitto alla pace e alla stabilità regionale sono di importanza vitale” e ha sottolineato che i due Paesi mantengono “una posizione comune sulla questione palestinese”.

Il presidente turco ha criticato duramente l’atteggiamento di Israele, affermando che “il comportamento irremovibile e ostile di Israele continua” e che “è necessario abbandonare politiche ambigue per evitare che Israele trascini ulteriormente la nostra regione nella tensione”. Nel 2021, il disgelo fra il Qatar, principale punto di riferimento dell’islam politico, e il blocco di Paesi del Golfo, formato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, insieme all’Egitto ha aperto nuovi spiragli alle relazioni fra Il Cairo e Ankara. Inoltre, il contesto economico internazionale – Covid- 19, guerra in Ucraina, attacchi ai mercantili in transito lungo il Canale di Suez – ha gravato sulle casse di entrambi i Paesi.

Le difficoltà economiche di Egitto e Turchia hanno portato i facoltosi Paesi del Golfo a investire e iniettare liquidità nei due Paesi, la cui stabilità è strategica sia nel Mediterraneo che per l’intero Medio Oriente. Durante la visita ad Ankara di Al Sisi sono stati firmati diversi accordi, che hanno l’obiettivo di portare l’interscambio commerciale a 15 miliardi di dollari. “Agenzia Nova” ha parlato delle implicazioni dell’incontro fra Al Sisi ed Erdogan con Roberta La Fortezza, analista esperta di Medio Oriente.

Egitto e Turchia condividono, direttamente o indirettamente, un ruolo nei numerosi fascicoli regionali e internazionali “dall’enorme potenziale destabilizzante”, tra cui “la Libia, la Siria, l’energia e soprattutto la gestione dei giacimenti (e dunque delle Zone economiche esclusive) nel Mediterraneo orientale, il Sudan, la Somalia e correlatamente anche la questione della Grande diga della rinascita etiope (Gerd)”, spiega La Fortezza.

Inoltre, “lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza ha rappresentato per Ankara e Il Cairo un ulteriore fattore determinante per cercare un dialogo più costruttivo”. Nell’ultimo decennio circa, “la Libia è certamente uno dei dossier su cui la rivalità Egitto-Turchia ha avuto l’impatto maggiore poiché ha contribuito a fomentare la già storica e tradizionale divisione tra l’est (la Cirenaica) e l’ovest (la Tripolitania)”, ricorda l’esperta La Fortezza.

Pertanto, “un riavvicinamento tra Ankara e Il Cairo, soprattutto qualora dovesse portare a un’azione maggiormente coordinata e integrata nel panorama libico, potrebbe contribuire ad agevolare il dialogo tra i diversi protagonisti della vita interna politica, economica e militare libica, a mettere i primi tasselli per una futura riconciliazione tra le varie fazioni, a facilitare un processo elettorale effettivo e inclusivo e a gestire la smobilitazione e il disarmo delle milizie”.

La visita di Al Sisi ad Ankara, dopo quella di Erdogan al Cairo il 14 febbraio scorso, coincide temporalmente con altre “due importanti decisioni” da parte dei due Paesi, puntualizza La Fortezza. Da un lato, nei giorni scorsi Al Sisi ha inviato in Somalia un proprio contingente militare che andrà a unirsi a quelli di altri Stati africani, integrando una nuova forza di pace dell’Unione Africana, ovvero l’African Union Support Mission in Somalia (Aussom).

Al riguardo, La Fortezza chiarisce: “La situazione è ovviamente collegata a quello che è forse il principale tra gli ‘interessi vitali’ dell’Egitto di Al Sisi, ovvero la gestione dei flussi della diga Gerd e, dunque, la necessità di dirigere nel modo più ottimale possibile le relazioni bilaterali con tutti quelli attori che giocano un ruolo centrale o meno nella partita con l’Etiopia creando contestualmente una serie di punti di appoggio, politici e militari, da poter sfruttare anche a scopo intimidatorio nella contesa”.

Sul fronte turco, invece, è di pochi giorni fa la richiesta ufficiale di Erdogan di entrare nel blocco dei Brics. L’Egitto, “alleato fondamentale per l’Occidente nella regione mediterranea e mediorientale, è entrato nel blocco dei Brics proprio con l’allargamento di gennaio 2024, insieme a un altro alleato dell’Occidente, gli Emirati”, ricorda La Fortezza. Per l’esperta, adesso “l’ingresso ufficiale della Turchia, membro della Nato, nei Brics, un’organizzazione guidata da Mosca e Pechino, non farebbe altro che rafforzare il blocco dei paesi emergenti”.

La mossa “sottolinea in misura sempre più evidente l’approccio che sembra ormai caratterizzare la politica estera di molti Stati: non necessariamente un approccio anti-occidentale ma certamente intriso della presa di coscienza di poter condurre politiche nazionali più in linea con i propri specifici interessi, non dovendo più perseguire obbligatoriamente e univocamente la protezione e il supporto dell’Occidente”, sottolinea l’esperta.