AL SISI METTE IN GUARDIA SUL RISCHIO DI RIVOLTE POPOLARI IN EGITTO

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/10/2023

Il presidente egiziano ha definito «falsi, sabotatori e maligni» coloro che hanno criticato i costosi progetti infrastrutturali del governo, a fronte delle estreme difficoltà economiche in cui versa una fetta consistente della società

l presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, ha messo in guardia dal rischio di rivolte popolari nel Paese, collegate alla crisi economica. Il capo dello Stato ha lanciato tale monito durante la conferenza “Storia di una patria” tenutasi nella nuova Capitale amministrativa, alludendo al pericolo che le difficoltà economiche della popolazione rappresentano per la stabilità del Paese. Al Sisi ha parlato poco dopo il misterioso incendio divampato presso la sede della Direzione della sicurezza di Ismailia, nel governatorato del Canale di Suez, che ha causato almeno 26 feriti. Il presidente egiziano ha dichiarato di aver invitato i membri del Consiglio giudiziario supremo a immaginare “di poter distruggere l’Egitto con due miliardi di sterline egiziane” (circa 647.230.339 dollari), dando a 100.000 persone “in circostanze difficili” 20 sterline (0,6 dollari) e del tramadol, un farmaco antidolorifico della famiglia degli oppioidi, largamente utilizzato come stupefacente nel Paese. In questo caso, ha aggiunto Sisi, si potrebbe semi- nare il caos con non più di 30 milioni. Il presidente egiziano ha definito “falsi, sabotatori e maligni” coloro che hanno criticato i costosi progetti infrastrutturali del governo, a fronte delle estreme difficoltà economiche in cui versa una fetta consistente della società.

“Se il prezzo della costruzione e del progresso è la fame, allora mangeremo meno”, ha detto Al Sisi durante lo stesso evento che doveva celebrare i quasi 10 anni di salita al potere, invitando il popolo egiziano a rimanere saldo di fronte all’ondata inflattiva internazionale. “Potrei dare mille sterline a qualcuno, mandarlo per dieci settimane (a manifestare, ndr) e questo costerebbe un milione di sterline a settimana (circa 32.000 dollari), per dieci settimane, fa un miliardo di sterline” (circa 30 milioni di dollari), ha aggiunto Al Sisi, “con un miliardo di sterline demolirei un Paese con 100 o 105 milioni di abitanti, mentre ci sono persone che spendono i loro soldi per una festa”. Il presidente egiziano, quindi, ha ricordato che il governo egiziano ha fornito servizi alle famiglie che vivevano nelle baraccopoli e ha dato loro appartamenti moderni, dal momento che si tratta di una questione di sicurezza nazionale. Infatti, il pericolo, è che le fasce più disagiate della società siano utilizzati per distruggere il Paese seminando caos e disordine o per organizzare una “guerra moderna”, invece di una guerra con armi tradizionali. Nella fase attuale, secondo Al Sisi, nessuno può attaccare direttamente un Paese, poiché l’operazione avrebbe un costo enorme, non solo a livello militare ma anche economico.

Vale la pena ricordare che l’Egitto terrà il primo turno delle elezioni presidenziali dal 10 al 12 dicembre, con un anticipo di circa tre mesi rispetto alle previsioni, a causa della situazione economica che vive il Paese. L’attuale mandato del presidente egiziano Al Sisi scadrà ad aprile 2024, quindi gli analisti prevedevano che il voto si sarebbe svolto in primavera. Tuttavia, a sorpresa, l’Autorità elettorale nazionale ha anticipato la tabella di marcia del voto presidenziale, in coincidenza con le pressioni internazionali per svalutare la sterlina egiziana, adottare altre misure per porre fine alla crisi economica e sbloccare i finanziamenti del Fondo monetario internazionale (Fmi). L’Egitto ha raggiunto, a ottobre 2022, un accordo con il Fondo all’interno del programma di Finanziamento esteso (Eff) per un prestito da 3 miliardi di dollari. Il prestito è tuttavia vincolato a una serie di riforme strutturali del sistema economico egiziano, tra cui il passaggio permanente a un regime di tasso di cambio flessibile, una politica monetaria volta a ridurre gradualmente l’inflazione e la riduzione del debito pubblico. Invece, nonostante tre svalutazioni della va- luta locale dall’inizio del 2022, la sterlina egiziana rimane sopravvalutata rispetto al tasso sul mercato nero.

La sterlina viene scambiata sul mercato ufficiale a circa 30 per dollaro, ma è più debole di circa il 20 per cento sul mercato parallelo, dove viene scambiata 40 per un biglietto verde. Ad agosto, il tasso d’inflazione annuale è salito al 39,7 per cento, con un aumento annuo del 71,9 per cento per i prezzi dei prodotti alimentari. Finora l’Fmi ha rinviato la prima revisione del programma con l’Egitto, inizialmente era previsto a marzo 2023. Le deteriorate condizioni economiche hanno probabilmente spinto l’establishment egiziano a scegliere tra una nuova svalutazione della sterlina e il conseguente malessere popolare, oppure anticipare il voto, per evitare che Al Sisi perda consensi.