Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 14/12/2023
Tra le vittime figura anche il colonnello Itzhak Ben Basat, comandante del 13mo battaglione della Brigata “Golani”, ucciso a Sajaiya, a causa di una trappola esplosiva piazzata in un edificio semidistrutto
Nel 68mo giorno di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas è arrivata la notizia che almeno dieci militari israeliani sono stati uccisi nei combattimenti nella parte settentrionale della Striscia di Gaza, portando a 115 il bilancio delle vittime tra le Forze di difesa di Israele (Idf) dall’inizio dell’offensiva di terra nell’exclave palestinese. Tra le vittime figura anche il colonnello Itzhak Ben Basat, comandante del 13mo battaglione della Brigata “Golani”, ucciso a Sajaiya, un distretto di Gaza City, a causa di una trappola esplosiva piazzata in un edificio semidistrutto. Una seconda esplosione si è verificata quando i soccorritori sono giunti sul posto, causando la maggior parte delle vittime. Ben Basat, che avrebbe dovuto congedarsi dalle Idf ma aveva deciso di restare quando è scoppiata la guerra, è l’ufficiale più alto in grado ad essere stato ucciso nell’offensiva di terra contro Hamas. Le Idf hanno aggiornato anche il bilancio dei militari feriti a 1.645, mentre le vittime palestinesi sono almeno 18.608, a cui si aggiungono 50.594 feriti.
Da parte loro, le Idf hanno condotto una massiccia operazione militare nella città di Jenin, in Cisgiordania, durante la quale sono stati arrestati centinaia di palestinesi ricercati. I riservisti e gli agenti della polizia di frontiera israeliana hanno finora ispezionato circa 400 edifici nel campo profughi di Jenin. Nel frattempo, le Idf hanno iniziato ad allagare parte della rete di gallerie scavate da Hamas a Gaza, utilizzando acqua marina, destando preoccupazione per le sorti degli oltre 138 ostaggi israeliani detenuti dal movimento islamista, che potrebbero essere nascosti proprio nei tunnel. Proseguono gli scontri anche sul fronte settentrionale al confine con il Libano. L’aviazione israeliana ha colpito diverse postazioni attribuite al movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, mentre le forze di terra hanno attaccato presunte cellule terroristiche nel sud del Libano, in risposta a un precedente lancio di razzi – tutti atterrati in aree all’aperto – proveniente dal territorio libanese verso il kibbutz di Rosh HaNikra.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione che sollecita una cessazione immediata delle ostilità nella Striscia di Gaza per far fronte alla gravissima crisi umanitaria in atto. Hanno sostenuto la risoluzione 153 Paesi, che hanno assunto una posizione opposta a quella degli Stati Uniti, contrari a un cessate il fuoco sino alla completa sconfitta militare di Hamas. Hanno votato contro la risoluzione 10 Paesi, mentre 23 si sono astenuti. Il voto dell’Assemblea Generale è significativo sul piano politico, ma non è vincolante, contrariamente alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Dalle Nazioni Unite è arrivato anche il monito dell’ Alto commissario dell’Agenzia per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, che, durante il Global refugee forum in corso fino al 15 dicembre a Ginevra, ha evidenziato come nella Striscia di Gaza “si sta verificando una grande catastrofe umanitaria e finora il Consiglio di sicurezza non è riuscito a fermare la violenza”. “Prevediamo altre morti e sofferenze civili e anche ulteriori sfollamenti che minacciano la regione”, ha aggiunto Grandi.
Infine, sono giunte alcune dichiarazioni da parte dell’Unione europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in un intervento alla sessione plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, ha affermato: “Israele ha il diritto di fare tutto il possibile per garantire che non si verifichi mai più un evento orribile come quello del 7 ottobre. Allo stesso tempo, Israele ha anche il dovere di fare tutto il possibile per proteggere i civili, anche se Hamas li usa come scudi umani. Hamas potrebbe porre fine a tutto questo inter rompendo i combattimenti, liberando gli ostaggi e smettendo di nascondersi dietro i civili”. Da parte sua, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha scritto una lettera d’invito al vertice del 14 e 15 dicembre ai 27 leader degli Stati membri, in cui afferma: “Dobbiamo chiedere il rilascio di tutti gli ostaggi e affrontare con forza l’allarmante situazione umanitaria di Gaza. Dobbiamo sostenere con forza il diritto di Israele di esistere e di difendersi da Hamas, nonché difendere inequivocabilmente il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale”.