Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 29/12/2023
Proseguono le operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza e nel fronte settentrionale al confine con il Libano, mentre le Nazioni Unite esortano lo Stato ebraico a cessare le violenze e le uccisioni illegali in Cisgiordania. Un rapporto pubblicato oggi dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che descrive nel dettaglio il rapido deterioramento della situazione in Cisgiordania, ha annunciato che dallo scorso 7 ottobre sono stati uccisi circa 300 palestinesi, tra cui 79 minori. Le Idf hanno ucciso 291 persone, mentre sono otto i palestinesi assassinati dai coloni.
Nel corso del 2023, prima del 7 ottobre, erano già 200 i palestinesi uccisi in Cisgiordania. Si tratta del numero più alto in un periodo di dieci mesi da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a redigere questo tipo di rapporti nel 2005. “L’uso di mezzi e armi tattiche militari in contesti di applicazione della legge, l’uso di forza non necessaria o sproporzionata e l’applicazione di restrizioni di movimento ampie, arbitrarie e discriminatorie che colpiscono i palestinesi sono estremamente preoccupanti”, ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. “Le violazioni documentate in questo rapporto ripetono lo schema e la natura delle violazioni denunciate in passato nel contesto della lunga occupazione israeliana della Cisgiordania”, ha proseguito il funzionario, aggiungendo: “Tuttavia, l’intensità della violenza e della repressione è qualcosa che non si vedeva da anni”.
Nel frattempo proseguono gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Il ministero della Sanità dell’exclave palestinese, controllato dal movimento islamista palestinese Hamas, ha riferito che sono state uccise almeno 50 persone negli attacchi condotti nelle ultime ore nella Striscia. In particolare, almeno 18 palestinesi sono morti in un attacco aereo delle Idf, che ha preso di mira un’abitazione nei pressi dell’ospedale Al Amal di Khan Younis, nella parte meridionale dell’exclave palestinese. Sale così a 21.320 il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre, secondo quanto riferito dal portavoce del ministero della Sanità controllato da Hamas, Ashraf al Qudra. Il portavoce ha aggiunto che 55.603 persone sono state ferite e che le forze israeliane hanno deliberatamente preso di mira 104 ambulanze e 142 istituzioni sanitarie nella Striscia di Gaza. Da parte loro, le Idf hanno annunciato che sono 500 i militari israeliani uccisi dall’inizio del conflitto, di cui 167 durante l’operazione di terra che ha preso avvio a Gaza a fine ottobre.
Per quanto riguarda il fronte settentrionale, al confine tra Israele e Libano, la tensione rimane alta. L’Aeronautica israeliana ha lanciato un “attacco preventivo” nel sud del Paese dei cedri e ha preso di mira le infrastrutture del partito libanese sciita filo-iraniano Hezbollah. In seguito all’attacco, le sirene d’allarme hanno iniziato a suonare nel nord di Israele, nella regione dell’Alta Galilea, prima che l’Aeronautica israeliana abbattesse due missili lanciati dal Libano verso la città portuale di Acri. Nel frattempo, si sono udite esplosioni anche nella periferia della città israeliana di Haifa, nel distretto settentrionale del Paese. In precedenza, il ministro dell’Interno israeliano, Benny Gantz, aveva affermato durante una conferenza stampa che “la situazione al confine settentrionale di Israele deve cambiare” e che “il tempo per la diplomazia sta per scadere”. Il ministro aveva poi aggiunto che “se il mondo e il governo libanese non agiranno per impedire che venga aperto il fuoco sugli abitanti del nord di Israele e per allontanare Hezbollah dal confine, allora lo faranno le Forze di difesa israeliane”.