BLINKEN IN ISRAELE CON NUOVO PIANO USA PER IL CESSATE IL FUOCO

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 20/08/2024

Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è tornato in Israele con l’obiettivo di promuovere alla leadership israeliana la nuova proposta di accordo statunitense per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, in attesa dei nuovi colloqui previsti questa settimana al Cairo. In un incontro che secondo la stampa ebraica è durato tre ore, Blinken ha discusso con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, del piano Usa presentato venerdì scorso a Doha, in Qatar. Secondo quanto reso noto dall’ufficio di Netanyahu, l’incontro è stato “positivo” e c’era una “buona atmosfera”. Durante il colloquio, il premier ha confermato l’impegno di Israele nei confronti della proposta statunitense, aggiornata rispetto a quella di maggio che non aveva portato al raggiungimento di un’intesa tra i negoziatori dello Stato ebraico e quelli del movimento islamista palestinese Hamas.

La nuova formula statunitense “tiene conto delle esigenze di sicurezza di Israele, su cui insiste fermamente”, si legge nella nota. Come riporta il quotidiano “Times of Israel”, Netanyahu ha assicurato a Blinken che ai colloqui che si terranno al Cairo saranno presenti il capo del Mossad, David Barnea, il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, e il colonnello a riposo delle Forze di difesa di Israele (Idf), Nitzan Alon, incaricato della gestione della situazione relativa agli ostaggi a Gaza. Tutti e tre hanno già preso parte alle discussioni che si sono svolte a Doha. In vista dei prossimi colloqui, è intanto tornata dalla capitale egiziana una squadra negoziale israeliana di medio livello. Non è ancora chiaro se riprenderanno a partecipare direttamente ai negoziati anche rappresentanti di Hamas, assenti alle discussioni nella capitale qatariota, sebbene abbiano dato la disponibilità a tenere consultazioni successive con i mediatori di Qatar, Egitto e Stati Uniti.

Se gli Usa hanno presentato la nuova proposta per il raggiungimento di un accordo con la speranza di colmare le lacune tra le posizioni di Israele e Hamas, ad oggi il gruppo islamista è apparso ancora distante dalla potenziale intesa. Nella giornata di domenica, Hamas è infatti tornato ad accusare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di ostacolare il raggiungimento di un accordo. In una nota diffusa “dopo aver ascoltato i mediatori su quanto avvenuto nei colloqui a Doha”, il movimento islamista palestinese ha affermato che “Netanyahu sta ponendo nuove condizioni per sabotare i negoziati, tra cui il mantenimento del controllo sul Corridio Filadelfia, sul valico di Rafah e sul Corridoio Netzarim”. Secondo il movimento islamista, il premier israeliano “ha la piena responsabilità del deragliamento dell’accordo”.

Tra i punti più dibattuti per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di detenuti palestinesi, continua infatti a esserci quello relativo alla presenza postguerra delle forze israeliane nella Striscia di Gaza, su cui punta l’amministrazione di Netanyahu. Gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza sono stati al centro anche dell’incontro che Blinken ha avuto con il presidente israeliano Isaac Herzog, prima di essere ricevuto da Netanyahu. Durante il colloquio, il capo dello Stato ebraico ha affermato che è Hamas a essere responsabile del mancato raggiungimento di un accordo. “La gente deve capire che tutto è iniziato con il rifiuto di Hamas di andare avanti”, ha detto Herzog a Blinken. “Siamo comunque ancora molto fiduciosi di poter procedere nei negoziati condotti dai mediatori”, ha aggiunto il presidente israeliano, ringraziando gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar per i loro sforzi.

Da parte sua, come riporta la stampa ebraica, Blinken ha sottolineato che si sta attraversando “un momento decisivo, probabilmente il migliore e forse l’ultima opportunità per riportare a casa gli ostaggi, per raggiungere un cessate il fuoco e per mettere tutti sulla strada giusta per una pace e una sicurezza durature”. Secondo il segretario di Stato Usa, “è tempo che tutti dicano di sì e non cerchino scuse per dire di no”. Inoltre, ha osservato Blinken, “è anche tempo di assicurarsi che nessuno prenda misure che potrebbero far deragliare questo processo”. “Stiamo cercando di assicurarci che non ci sia un’escalation, che non ci siano provocazioni, che non ci siano azioni che in qualche modo potrebbero allontanarci dal portare a termine questo accordo, far crescere il conflitto in altri luoghi e con maggiore intensità”, ha spiegato Blinken a Herzog.

Oltre che con il premier e il presidente dello Stato ebraico, il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, ha avuto un colloquio anche con il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, presso il quartier generale delle Idf a Tel Aviv. Sulle discussioni previste questa settimana al Cairo nell’ambito dei negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, resta alta l’attenzione della comunità internazionale, che continua a spingere per il raggiungimento di un’intesa. Lo dimostra la dichiarazione congiunta siglata dopo i colloqui a Doha dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dagli omologhi di Regno Unito, Francia e Germania, rispettivamente David Lammy, Stephane Sejourné e Annalena Baerbock. La nota conferma il “sostegno agli sforzi di mediazione in corso da parte di Stati Uniti, Egitto e Qatar per concludere l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi”.

Nella dichiarazione, un modo per fare pressione su Israele e i paesi arabi che hanno influenza su Hamas per arrivare a un cessate il fuoco entro pochi giorni, Tajani e gli altri capi delle diplomazie europei si sono detti comunque “incoraggiati dall’approccio costruttivo adottato finora”. I quattro ministri, inoltre, hanno accolto “con favore il fatto che il lavoro tecnico continuerà, anche sulle disposizioni umanitarie e sugli accordi specifici relativi agli ostaggi e ai detenuti, e che gli alti funzionari si riuniranno nuovamente con l’obiettivo di concludere l’accordo”. “Esortiamo tutte le parti a continuare a impegnarsi in modo positivo e flessibile in questo processo. Sottolineiamo l’importanza di evitare qualsiasi escalation nella regione che possa minare le prospettive di pace. La posta in gioco è troppo alta”, ha concluso la dichiarazione di Tajani, Lammy, Sejourné e Baerbock.