BOCCIATI GLI OBIETTIVI DI STABILITÀ, FRATTURE NEL BLOCCO DI SANCHEZ

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 25/07/2024

La bocciatura degli obiettivi di stabilità di bilancio e debito pubblico del governo spagnolo da parte del Congresso dei deputati, con il voto contrario decisivo di Uniti per la Catalogna (Erc), ha trasformato le crepe già visibili nel blocco di Pedro Sanchez in una vera e propria frattura. Senza i sette voti dei 7 deputati del partito indipendentista di Carles Puigdemont, la sempre più fragile maggioranza che sostiene il governo è crollata. Una contrarietà che si è rivelata decisiva anche quando si è trattato di valutare la proposta di riforma della legge sugli stranieri per dare una soluzione urgente alla grave situazione dei minori immigrati non accompagnati nelle Isole Canarie.

In entrambe le proposte, JxCat ha aggiunto i suoi voti a quelli dell’opposizione (il Partito popolare e Vox), mettendo in crisi i piani dell’esecutivo che ora, dopo il doppio colpo, si trova in una situazione di estrema debolezza. La battuta di arresto arriva mentre i negoziati tra il Partito socialista catalano (Psc) e Uniti per la Catalogna (Erc) – per la presidenza della regione del socialista Salvador Illa – entrano nel vivo. Pochi minuti dopo la bocciatura degli obiettivi di stabilità di bilancio e debito pubblico, preludio alla legge di bilancio 2025, il leader di JxCat, Carles Puigdemont, ha affermato su X che “una Generalitat (presidenza della Catalogna) presieduta dallo stesso partito che viola gli obblighi della Catalogna (il Partito socialista) e ingrassa la Comunità di Madrid aprirebbe la strada al disastro”.

Come riportato da diversi media iberici, a poche ore dal voto il governo dava per scontato che JxCat avrebbe appoggiato gli obiettivi di stabilità ed il “voltafaccia” è stato accolto come un’inaspettata doccia fredda. JxCat ha sottolineato che in questa legislatura non fa parte di alcun blocco all’interno della Camera bassa e che, pertanto, “non si può dare per scontato” che voterà a favore o contro le iniziative parlamentari. Nelle previsioni l’esecutivo ha inserito una crescita macroeconomica in rafforzamento, con un aumento del Pil del 2,4 per cento per quest’anno e del 2,2 per cento nel 2025, e ha quindi proposto un percorso fiscale che lascerà il deficit pubblico al 2,5 per cento nel 2025, al 2,1 per cento nel 2026 e all’1,8 per cento nel 2027. Il governo mira a ridurre, inoltre, il debito pubblico al di sotto del 100 per cento alla fine del periodo.

L’inaspettata battuta d’arresto ha provocato l’immediata reazione del Partito popolare (Pp). Secondo il leader nazionale della formazione conservatrice, Alberto Nunez Feijoo, Sanchez è “al tappeto, la legislatura è esaurita, e il premier farebbe meglio a indire le elezioni o andarsene” in quanto “non è possibile andare avanti così”. Secondo Feijoo, dopo quanto accaduto al Congresso dei deputati, “l’umiliazione è totale” e il “ridicolo è assoluto”. Il leader popolare ha aggiunto che il suo partito intende “opporsi alla decadenza” e costruire “un nuovo governo”. “Dobbiamo sempre essere pronti ad assumerci una nuova responsabilità in una nuova fase, perché il crollo definitivo potrebbe arrivare in qualsiasi momento”, ha sottolineato.

Il governo Sanchez si trova, sin dall’inizio della legislatura, a dover “mediare” nella lotta tra le due formazioni indipendentiste, le cui conseguenze hanno effetti importanti sulla stabilità dell’esecutivo. La maggioranza su cui si regge Sanchez al Palazzo della Moncloa, infatti, dipende da entrambe, ed è sempre più complicato combinare i rispettivi interessi. Ora il governo dovrà approvare nuovamente gli obiettivi e inviarli al Congresso per il dibattito e la votazione, tenendo conto della pausa estiva che sta per iniziare. Nelle prossime settimane, dunque, l’esecutivo sarà chiamato a tessere complesse trattative con Erc e JxCat per assicurare la continuità di una legislatura sempre più in bilico.