CON L’ARABIA SAUDITA SINERGIA PER L’EXPORTDEL MADE IN ITALY

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 20/09/2024

Moda, cibo e arredamento, le colonne portanti del Made in Italy, costituiscono i settori principali delle esportazioni dell’Italia in Arabia Saudita. Inoltre, le prospettive per le aziende italiane nel mercato saudita sono ottime, in particolare nei settori più dinamici di legno e arredo, mezzi di trasporto e apparecchiature elettriche. È quanto emerso nel corso dell’evento “Esportare in digitale – Focus Arabia Saudita”, organizzato da Promos Italia e Sace Education, tenuto ieri a Roma. L’Arabia Saudita è un Paese ritenuto stabile sia dal punto di vista politico, in un momento di particolare instabilità regionale, sia da quello economico. Secondo quanto spiegato da Valentina Cariani, Head of Countries & Sector dell’Ufficio scenari economici di Sace, la visione del gruppo assicurativo-finanziario (controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze) nell’indirizzare e sostenere le aziende italiane verso il mercato saudita è “molto positiva”. Gli indici di opportunità di Sace mostrano infatti un mercato ricettivo e un contesto operativo che incoraggia gli investimenti dall’estero, e “confermano questa stabilità politica ed economica, e un buon grado di attrattiva delle esportazioni”, ha sottolineato Cariani nel suo intervento.

Nonostante alcuni ridimensionamenti dei piani di spesa, l’ambizioso piano di investimenti del Regno saudita, la strategia Vision 2030, rappresenta ancora in tutte le sue sfaccettature il principale driver per la vendita di beni nel Paese. Protagonisti saranno i beni di investimento (+8,8 per cento nel 2024-25 e +3,3 per cento nel 2026- 27, secondo Sace): i mezzi di trasporto cresceranno al 17 per cento nel 2024 e la dinamica resterà positiva anche per gli anni a venire in linea con la crescita di tutto il raggruppamento. Come per gli Emirati Arabi Uniti, anche il Regno saudita punta alla decarbonizzazione: le apparecchiature elettriche, fortemente legate alla transizione energetica, cresceranno del 18 per cento nel 2024 e del 5 per cento nel 2026. In una fase di ambiziosa trasformazione economica, l’Arabia Saudita punta a superare la dipendenza economica dagli idrocarburi. I cambiamenti economici del Paese, che si intrecciano al cambio generazionale della sua elite dirigente, impattano sulla società saudita e anche sulla sua politica estera, fra continuità e innovazione.

Si tratta sicuramente di un Paese che “basa il suo benessere e la sua ricchezza sulla produzione e l’esportazione di idrocarburi che compongono quasi la totalità dell’export, circa il 90 per cento, e pesano circa per il 40 per cento del Pil, e garantiscono in buona sostanza le entrate fiscali. Un Paese che negli ultimi anni ha deciso di dare una forte accelerata agli investimenti per passare dall’essere basato quasi esclusivamente sulle risorse minerarie a diventare un Paese diversificato dal punto di vista dell’economia, una meta turistica, un hub regionale dei servizi, un riferimento nell’area per le attività dell’IT”, ha affermato Cariani. Per fare questo, il Regno “ha bisogno anche di importare beni e servizi dall’Italia”, ha aggiunto. Per quanto riguarda la volontà di diversificare l’economia, durante l’evento di Sace e Promos Italia è emerso che in Arabia Saudita i settori in crescita sono: turismo, arredamento, tessile e moda. Si tratta di un Paese con un Pil pro capite medio-alto (oltre 30 mila dollari) e con una buona inclinazione verso i prodotti italiani. Le classiche “tre F” (Fashion, Food and Furniture) del Made in Italy sono particolarmente apprezzate nel Paese e hanno ottimi margini di crescita, ha spiegato Cariani. Secondo le analisi di Sace, i settori che “performano” meglio sono quelli relativi ai beni di consumo, ma anche i beni intermedi. Gli investimenti “continuano a performare bene” e questo è garantito grazie alla prosecuzione degli investimenti e da un benessere economico-sociale che resta abbastanza stabile, ha spiegato Cariani. “Il messaggio che voglio condividere con voi è che (il Regno Saudita) è un mercato appetibile per le imprese, interessante sia per l’esportazione che per l’investimento, anche perché il Paese ha approvato tutta una serie di riforme per incentivare l’afflusso di investimenti esteri”, ha concluso Cariani, rivolgendosi ai rappresentanti delle imprese presenti all’evento.

Secondo quanto detto a “Nova” da Cariani a margine di “Esportare in digitale – Focus Arabia Saudita”, il Paese del Golfo “è un mercato del futuro, in cui è essenziale per un’azienda esserci a prescindere dalle sue dimensioni”. Per Sace e per il Sistema Paese in generale, l’Arabia Saudita è un mercato molto importante, la cui rilevanza è in aumento sia dal punto di vista dell’export che degli investimenti reciproci, ha spiegato Cariani. I motivi sono due: uno interno, che riguarda i mega progetti avviati già da qualche anno da Riad e che hanno attirato diverse aziende italiane; e l’altro di tipo geopolitico, in quanto l’instabilità attuale in Medio Oriente e Nord Africa ha fatto sì che i paesi del Golfo tornassero a essere la meta più appetibile per esportatori e investitori. Sono diverse le imprese italiane, sostenute da Sace, che hanno saputo cogliere le opportunità connesse allo sviluppo di città futuristiche che vedranno la luce nei prossimi anni in Arabia Saudita (Neom, con un potenziale finanziamento da 3 miliardi di euro). Allo stesso tempo, anche l’aggiudicazione dei Giochi olimpici invernali del 2029 apre occasioni in settori come il turismo o la costruzione di impianti funzionali ai giochi.

Sace, che di recente ha aperto il suo ufficio a Riad, la capitale del Regno saudita, ha “ormai un’esperienza consolidata nell’area”, ha detto Cariani a “Nova”. Gli uffici come quello di Riad servono “in particolare per stare a fianco alle aziende più piccole, che sono quelle che tipicamente hanno più difficoltà a entrare in questi mercati”, ha spiegato Cariani. Inoltre, Sace ha finalizzato una linea Push da un miliardo di euro con il ministero delle Finanze saudita per fare da apripista a esportazioni italiane nei settori ad alto potenziale connessi a Vision 2030 quali energie da fonti rinnovabili, logistica, infrastrutture, turismo e ospitalità, manifatturiero e molti altri.

L’Arabia Saudita è il terzo mercato di destinazione di beni italiani nell’area del Medio Oriente e Nord Africa (32mo a livello globale). La quota di mercato italiana è del 3 per cento, mentre quella della Germania è del 4,9 per cento e quella della Francia del 2,8 per cento. L’export italiano verso l’Arabia Saudita “è andato man mano crescendo e diversificandosi, andando a coprire sia i beni di consumo che i beni di investimento, in quanto è cambiata la domanda saudita”, ha detto Cariani a “Nova”, aggiungendo che l’offerta saudita per l’Italia resta invece sempre nel settore delle risorse naturali. Le esportazioni dall’Italia all’Arabia Saudita sono aumentate del 17 per cento nel 2023 su base annuale, mentre sono calate le importazioni in valore. Nel 2023, l’import italiano dal Paese del Golfo è stato di 6 miliardi di euro, in calo del 19,9 per cento rispetto al 2022. Cariani ha spiegato che l’export dall’Italia verso il Regno saudita è “trasversale e variegato”, e attira sia le piccole e medie imprese (Pmi) sia i “grandi nomi”. Nel 2023, i settori predominanti dell’export italiano sono stati: meccanica strumentale (34 per cento); chimica (11 per cento); apparecchi elettrici (10 per cento); mezzi di trasporto (8 per cento); metalli (7 per cento); alimentari e bevande (6 per cento); altro (24 per cento).