Condannato il Fondatore di Azimoun In salita la sua corsa alle presidenziali

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 20/09/2024

Un anno e otto mesi emessa nei confronti di Ayachi Zammel

La condanna a un anno e otto mesi emessa nei confronti di Ayachi Zammel, fondatore del movimento politico tunisino Azimoun e candidato alle elezioni presidenziali del 6 ottobre, rischia di compromettere la sua corsa alla carica di capo dello Stato. Zammel si trova in stato di detenzione dallo scorso 3 settembre, dopo che decine di cittadini hanno sporto denuncia nei suoi confronti per aver utilizzato a loro insaputa le rispettive firme, depositandole tra le diecimila raccomandazioni popolari al momento della candidatura presso l’Alta autorità elettorale (Isie), nonché per aver sfruttato dati personali senza il consenso degli interessati. Dopo la notifica della condanna, emessa ieri dal tribunale di Jendouba, il leader del movimento Azimoun ha annunciato l’intenzione di boicottare tutte le udienze che lo riguardano, in segno di protesta.

A carico di Zammel vi sono diversi procedimenti giudiziari. Tra le varie accuse, oltre a quella relativa alla falsificazione di sponsorizzazioni e l’utilizzo di dati senza autorizzazione, figura anche quella di aver tentato di influenzare gli elettori attraverso presunte donazioni. Il fondatore di Azimoun non è stato però ad oggi condannato per “donazioni atte a influenzare l’elettorato”, un reato che comporterebbe la cancellazione definitiva dalla lista dei candidati in lizza alle presidenziali, ai sensi dell’articolo 161 della legge elettorale, oltre a una pensa detentiva da due a cinque anni e una multa da 2 mila a 5 mila dinari (600-1500 euro). Nonostante la Corte di giustizia abbia respinto le accuse in questa direzione, la condanna per l’uso indebito di firme dei cittadini e lo sfruttamento di dati personali senza il necessario consenso compromettono la reputazione di Zammel in vista delle elezioni del 6 ottobre.

La squadra elettorale di Ayachi Zammel, ha intanto invitato “tutte le forze democratiche, i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile, nonché l’Alta autorità elettorale (Isie), a intervenire urgentemente perché gli venga garantito il diritto di continuare liberamente la sua campagna elettorale”. Secondo la squadra elettorale del leader del movimento Azimoun, la condanna emessa ieri è mirata a “interrompere la corsa elettorale e a impedirgli di comunicare con i tunisini”. “Si tratta di un’escalation giudiziaria ingiustificata – è stato sottolineato in una nota – nonché di un tentativo di coinvolgere la magistratura nelle controversie elettorali”.

A contendersi la carica di presidente della Repubblica il prossimo 6 ottobre, oltre a Zammel, sono sono Kais Saied, capo dello Stato uscente in corsa per un secondo mandato, e Zuhair Maghzaoui, segretario generale del Movimento popolare. La campagna elettorale ha preso ufficialmente il via la scorsa settimana. Secondo il calendario pubblicato dall’Isie, si concluderà alla mezzanotte del 4 ottobre, momento in cui inizierà il silenzio elettorale. Nel caso di secondo turno, la campagna riprenderà il giorno successivo alla pubblicazione dei risultati finali del primo turno. L’Isie ha già reso noto il modello della scheda elettorale e stabilito le regole di trasparenza e neutralità durante la campagna, con specifici divieti per garantire un processo equo. Tra queste misure, è proibito pubblicare sondaggi politici fino all’annuncio ufficiale dei risultati. La Banca Centrale della Tunisia ha inoltre diramato una circolare riguardante i conti elettorali dei candidati, specificando le modalità di finanziamento e vietando qualsiasi contributo da parte di enti o persone fisiche straniere.

La legge elettorale che disciplina le elezioni presidenziali presenta delle novità, ritenute controverse dall’opposizione, introdotte dalla Costituzione approvata tramite referendum nel 2022 con un’affluenza di circa il 30 per cento per quanto riguarda l’età, la nazionalità e il godimento dei diritti civili e politici. In particolare, l’articolo 89 della suddetta Costituzione prevede che il diritto di eleggibilità alle elezioni presidenziali è un diritto riconosciuto a qualsiasi uomo o donna tunisina, che non possieda una nazionalità diversa da quella tunisina, genitori e nonni paterni e materni tunisini: di fatto, sono esclusi dalla competizione non solo i detentori del doppio passaporto, ma anche chi, ad esempio, è tunisino da una generazione soltanto.

Il candidato deve avere, al giorno della presentazione della candidatura, almeno quarant’anni e godere dei diritti civili e politici. L’articolo 90 prevede che il presidente della Repubblica sia eletto per un mandato di cinque anni a suffragio universale, libero, diretto e segreto, a maggioranza assoluta dei voti espressi negli ultimi tre mesi del mandato presidenziale. Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza assoluta al primo turno di votazioni, si tiene un secondo turno nelle due settimane successive alla comunicazione dei risultati finali del primo turno. Al secondo turno si presentano solo i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. Le ultime elezioni presidenziali in Tunisia si sono svolte in due turni, il 5 settembre e il 13 ottobre 2019, in quella che è stata la seconda elezione presidenziale a suffragio universale diretto dalla rivoluzione del 2011, organizzata dall’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie).