Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 24/09/2024
Si aggrava la crisi regionale
Il governo egiziano ha consegnato alla Somalia il primo carico di armi pesanti previsto dal recente accordo di cooperazione militare, sullo sfondo di una crisi che coinvolge da mesi la vicina Etiopia e che ha messo in allerta attori regionali ed internazionali. La notizia, circolata sui media regionali e internazionali, è confermata da numerosi video pubblicato sui social media che documentano l’arrivo al porto di Mogadiscio di veicoli blindati con a bordo la partita di armi. Si tratta, secondo le fonti, di un carico che comprende obici M1938 da 122 millimetri, missili anticarro e munizioni pesanti, in quello che è il carico di armi più grande da quando è stato revocato l’embargo alla Somalia.
Per consentire le operazioni di scarico, il porto di Mogadiscio è stato chiuso al traffico commerciale. L’arrivo del carico rappresenta il primo passo concreto della solidarietà manifestata dal Cairo nei confronti dell’alleato somalo. Un sostegno che era stato ribadito pochi giorni fa dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty in occasione dell’incontro avuto con il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ugualmente determinato a ribadire sostegno “all’indipendenza e all’integrità territoriale” della Somalia. L’Egitto si è schierato politicamente al fianco della Somalia nel contenzioso che la oppone all’Etiopia dopo la firma di un controverso memorandum d’intesa marittimo con l’autoproclamata repubblica del Somaliland, non riconosciuta da Mogadiscio. In base all’accordo, che coinvolge anche la compagnia di bandiera Ethiopian Airlines, Addis Abeba otterrebbe un accesso al mar Rosso tramite il porto di Berbera, in cambio del riconoscimento della sua indipendenza dalla Somalia.
Su quest’ultimo aspetto le autorità etiopi si sono dimostrate evasive, ma il documento ha provocato ampie reazioni a livello regionale. La Somalia ha incassato il sostegno di Turchia, Egitto ed Eritrea, mentre l’Etiopia ha rafforzato le sue relazioni con il Puntland, Stato regionale somalo tradizionalmente in conflitto con il governo federale del presidente Hassan Sheikh Mohamud. Proprio al Puntland l’Etiopia avrebbe fatto a sua volta pervenire un carico di armi. Questa, almeno, è l’accusa rivolta dal governo di Mogadiscio alle autorità di Addis Abeba, accusate di aver spedito allo Stato semi-autonomo somalo armi non autorizzate che “minacciano la sicurezza regionale”.
“Questa azione costituisce una grave violazione della sovranità della Somalia e pone serie implicazioni per la sicurezza nazionale e regionale”, si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri somalo, secondo cui “questo ultimo incidente segue precedenti spedizioni di armi non autorizzate dall’Etiopia, con segnalazioni di armi trasportate in modo simile alla regione di Galmudug e un altro nascondiglio trasportato a Baidoa per via aerea”. Mogadiscio ha condannato l’invio di forniture militari e ne ha chiesto l’immediata cessazione. Nel quadro dei recenti sviluppi regionali, non appare privo di rilevanza il fatto che l’Egitto abbia, nelle ultime ore, invitato i suoi connazionali ad evitare il Somaliland e quelli che vi sono residenti a lasciare la regione.
“Esortiamo tutti i cittadini egiziani a non recarsi nella regione del Somaliland della Repubblica federale di Somalia, dato l’impatto della situazione di sicurezza instabile sulla loro sicurezza”, si legge in una nota dell’ambasciata egiziana a Mogadiscio. Il Cairo invita quindi i cittadini egiziani residenti a lasciare la regione dall’aeroporto di Hargheisa, precisando che l’attuale situazione di sicurezza limita le capacità della rappresentanza diplomatica di fornire loro assistenza. Di recente le autorità del Somaliland hanno chiuso la Biblioteca culturale egiziana di Hargheisa, motivando la decisione con “gravi problemi di sicurezza”, e a tutto il personale egiziano è stato dato ordine di lasciare la regione entro 72 ore. Dal Somaliland giungono intanto voci di una “imminente” attuazione del memorandum siglato con l’Etiopia: secondo il ministro degli Esteri dell’autoproclamato Stato regionale, infatti, mancherebbe soltanto un accordo legale fra le parti. Un dettaglio che, tuttavia, potrebbe rivelarsi di non facile realizzazione.