Dopo la Somalia, Il Cairo guarda ad Asmara per isolare l’Etiopia

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 18/09/2024

Prosegue l’attivismo diplomatico l Corno d’Africa

Prosegue l’attivismo diplomatico dell’Egitto nel Corno d’Africa. Dopo l’accordo di cooperazione militare siglato con la Somalia per l’invio a Mogadiscio di 10 mila militari egiziani, che ha mandato su tutte le furie la vicina Etiopia, ora il governo del Cairo sta valutando di stringere un’intesa analoga con l’Eritrea, che includerebbe anche misure bilaterali per proteggere la navigazione nel Mar Rosso. Ne scrive il quotidiano emiratino “The National”, sottolineando che al contempo l’Egitto sta anche discutendo con Asmara di una possibile mediazione egiziana nel conflitto decennale in corso fra il governo eritreo e il Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf), protagonista della guerra conclusa due anni fa che l’ha contrapposto all’esercito etiope.

I colloqui tra Egitto ed Eritrea seguono una visita a sorpresa effettuata lo scorso fine settimana ad Asmara dal capo dell’intelligence egiziana Kamal Abbas, molto vicino al presidente Abdel Fattah al Sisi ed accompagnato dal ministro degli Esteri Badr Abdelatty. I due delegati hanno incontrato il presidente eritreo, Isaias Afwerki, e secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri egiziano gli hanno consegnato un messaggio diretto di Al Sisi volto al “rafforzamento e lo sviluppo delle relazioni bilaterali in tutti i campi”.

Gli alti funzionari egiziani, prosegue il comunicato, “hanno anche ascoltato le opinioni del presidente Afwerki sugli sviluppi nel Mar Rosso in merito all’importanza di trovare le circostanze giuste per ripristinare la normale navigazione marittima e il commercio internazionale attraverso lo stretto di Bab el Mandeb”, che collega il Mar Rosso al Mar Arabico. Insieme, i territori di Egitto ed Eritrea coprono circa 5 mila chilometri di costa del Mar Rosso, comprese le coste egiziane dei golfi di Suez e Aqaba, nonché 355 isole sotto la sovranità eritrea. L’Egitto controlla le zone settentrionali del Mar Rosso, compreso il canale di Suez che collega al Mediterraneo, mentre l’Eritrea si trova vicino allo strategico stretto di Bab el Mandeb.

L’ultimo incontro fra al Sisi e Afwerki risale allo scorso febbraio, quando si sono visti al Cairo. Tre mesi prima si erano incontrati a Riad, in Arabia Saudita. Se confermato, l’accordo di cooperazione militare con l’Eritrea sarebbe l’ultimo in ordine di tempo ad essere stipulato tra Il Cairo e i Paesi del Corno d’Africa, dell’Africa orientale o del bacino del Nilo. Tra questi vi sono Gibuti, Kenya, Uganda, Sudan e, da ultimo, la Somalia. Gli analisti sospettano da tempo che tali accordi siano stati concepiti principalmente per fare pressione sull’Etiopia affinché dimostri flessibilità nella controversia con l’Egitto sulla Grande diga della rinascita etiope (Gerd), il maxi progetto in fase di completamento sul fiume Nilo e che Il Cairo considera una minaccia esistenziale al suo approvvigionamento idrico.

È stato in particolare l’accordo con la Somalia, firmato lo scorso 14 agosto in occasione della visita al Cairo del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, ad esacerbare le già aspre tensioni tra Somalia ed Egitto, da una parte, e l’Etiopia, dall’altra. In base all’accordo, un totale di 10 mila militari egiziani sarà inviato in Somalia: metà di questi (5 mila) saranno integrati nella Missione di supporto e stabilizzazione dell’Unione africana in Somalia (Aussom) – che dall’1 gennaio 2025 subentrerà alla Missione di transizione dell’Unione Africana in Somalia (Atmis) – mentre gli altri 5 mila saranno dispiegati in modo bilaterale.

La risposta etiope, annunciata con un comunicato di fuoco diffuso l’indomani dell’arrivo a Mogadiscio dei primi militari egiziani che saranno dispiegati negli Stati regionali di Hirshabelle, del Sudovest e di Galmudug, non si è fatta attendere: è arrivata dapprima con lo schieramento di veicoli blindati e centinaia di uomini al confine con la Somalia, in seguito con il sequestro di alcuni aeroporti chiave nella regione somala di Ghedo, tra cui quelli di Luq, Dolow e Bardere, nel tentativo di impedire il possibile trasporto aereo di truppe egiziane nella zona. Gli scali costituiscono gli unici punti di accesso alle città nella regione di Ghedo, dal momento che le principali arterie stradali sono controllate dal gruppo jihadista Al Shabaab. Le tensioni con l’Etiopia hanno avuto l’effetto di avvicinare ulteriormente le posizioni di Somalia ed Egitto, già in netto miglioramento dopo l’elezione del presidente Mohamud, avvenuta nel maggio 2022.

Da tempo ai ferri corti con Addis Abeba per via della diga Gerd, già dall’inizio del 2023 l’Egitto è un attore chiave per la sicurezza in Somalia, contribuendo all’addestramento delle reclute dell’esercito somalo e alla fornitura di armi e munizioni e alla cura di soldati somali feriti negli ospedali militari egiziani. Sempre lo scorso anno, inoltre, Mogadiscio e Il Cairo hanno avviato colloqui per una più stretta cooperazione strategica, e da tempo circolano indiscrezioni di stampa – finora mai confermate – secondo cui Mogadiscio starebbe pensando di concedere all’Egitto una base militare nel centro-sud del Paese. A riavvicinare le posizioni di Egitto e Somalia, oltre alla comune minaccia etiope, è stato anche il disgelo nelle relazioni tra Il Cairo e lo storico alleato di Mogadiscio: la Turchia.

Un disgelo che è stato sancito dalla recente visita effettuata ad Ankara dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi (la prima dal 2014). Una visita che ha indicato in modo chiaro e inequivocabile la rinnovata vicinanza tra i due Paesi dopo gli anni di gelo vissuti a partire dal 2013 a causa di posizioni divergenti sull’islam politico, ma anche su questioni geopolitiche regionali. Negli anni successivi al 2013, esattamente nel 2021, il disgelo fra il Qatar – principale punto di riferimento della Fratellanza musulmana – e il blocco di Paesi del Golfo formato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, insieme all’Egitto, ha infatti aperto nuovi spiragli alle relazioni fra Il Cairo e Ankara.