Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 16/07/2024
All’esame una nuova base di lancio a Malindi, in Kenya
È lo spazio la nuova frontiera della cooperazione fra Italia ed Africa, settore nel quale mettere in atto joint venture mutualmente vantaggiose, a partire dal rilancio del centro spaziale di Malindi, in Kenya, da dove l’Italia 57 anni fa diventò la terza potenza al mondo – dopo Usa e l’ex Urss – ad aver penetrato lo spazio. Con questo spirito si è aperta oggi a Roma la Conferenza Italia-Africa sullo spazio, iniziativa promossa dal ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale nel solco del rinnovato rapporto con il continente africano promosso dal Piano Mattei. “La conferenza di oggi è il simbolo di un nuovo rapporto che l’Italia vuole costruire con il continente africano, con l’obiettivo di creare nuove professionalità che siano in grado di guidare la crescita” africana, quindi europea, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aprendo oggi la due giorni di lavori alla Farnesina. “Ribadisco che dobbiamo guardare all’Africa con lenti africane e non italiane”, ha proseguito il vicepremier, sottolineando con orgoglio “la filiera a 360 gradi” che l’Italia può vantare nel settore spaziale, e la necessaria cooperazione e “diplomazia della crescita” da attuare con tutti i nostri partner. Il tema sarà oggetto anche di un panel all’interno della ministeriale G7 Commercio che si apre domani in Calabria, mentre il prossimo 10 ottobre Roma ospiterà il primo dialogo Italia-Usa sullo spazio.
Sulle ambizioni italiane è tornato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Lo spazio è “al centro della nostra azione politica nel G7”, ha detto, osservando come nel settore spaziale “assistiamo oggi alla stessa rivoluzione che ha riguardato il mare e le sue risorse”. Se di “colonizzazione dello spazio” vogliamo parlare, per Urso l’Italia ha ritenuto “opportuno rafforzare la partnership con gli attori stranieri e prevalentemente africani”, come dimostrato nelle sue recenti missioni in Nord Africa e nel Corno d’Africa. “Mi sono già recato in Algeria e in Egitto, dove abbiamo firmato memorandum tra la nostra agenzia spaziale e quella europea; in Libia, Eritrea e Tunisia che aiuteremo nella creazione delle rispettive agenzie spaziali nazionali, mentre a settembre conto di recarmi in Kenya”, ha detto il ministro, per il quale l’Italia “è pronta” a cooperare con l’agenzia spaziale africana”, nell’auspicio che l’Agenzia spaziale italiana (Asi) possa fungere da “ponte con quella europea”.
In linea con le manifestazioni di interesse in tema di formazione espresse dai ministri di Ghana e Somalia presenti all’incontro, Urso ha ricordato che il centro spaziale keniota dedicato a Luigi Broglio nel 1967 consentì all’Italia di salire sul podio delle potenze ad essere esplorare lo spazio, aggiungendo: “Noi vorremmo che diventasse oggi una base di addestramento e formazione per i Paesi africani”. “Il rilancio della base di Malindi andrà a beneficio dell’intero continente africano”, ha proseguito Urso, elencando i numerosi ambiti di applicazione che il settore spaziale offre: dalla formazione alla telemedicina, all’uso dei dati per l’osservazione della terra, fino alla prevenzione di fenomeni dovuti al cambiamento climatico o alla gestione della sicurezza. Ambizioni confermate anche dal presidente dell’Asi, Teodoro Valente, a margine dei lavori. “Il sistema Paese sta ragionando” sul progetto di una nuova base di lancio a Malindi, ha confermato, ricordando che in Kenya ci sono tre piattaforme storiche da cui l’Italia ha effettuato lanci dal 1967. Sui finanziatori della nuova base Valente ha confermato “investimenti importanti, a nove zeri”, e “diverse opzioni”.
La relazione di Italia e Africa con applicazione alla sicurezza prenderà forma anche nell’hub sull’Intelligenza artificiale (Ia) e lo sviluppo digitale che aprirà in Tunisia, nel quadro della collaborazione fra i due Paesi. Nel ricordarlo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano ha sottolineato che le tecnologie spaziali “offrono soluzioni in grado di potenziare la mappatura del territorio sia per la produzione che per la sicurezza”, e che per questo il settore dello spazio vede sviluppi “di natura sempre più duale, civile e militare”. Per questo diventa di “fondamentale importanza” lavorare all’infrastruttura giuridica che governa il settore, e che richiede la stipula di accordi bilaterali per lo scambio di informazioni classificate. Una “cornice imprescindibile”, ha osservato Mantovani, “senza la quale l’Italia non potrà condividere competenze più elevate con i suoi partner”. Il sottosegretario ha di conseguenza auspicato che gli incontri romani di questi giorni consentano di avviare o concludere, a seconda dei casi, negoziati fra Paesi su questo punto. Per Mantovano l’appuntamento è in ogni caso un’occasione per “smontare il racconto di un’Italia non al passo con la storia”, dimostrando che “talvolta, forse, può essere la storia a mettersi al passo con la volontà delle Nazioni”.