Pubblicato da ilgiornaleditalia.it – 17/03/2023
Sulla base delle risorse destinate alle regioni meridionali dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano Complementare correlato, nonché dall’uso coerente di tutte le altre risorse europee destinate al nostro paese si delinea un quadro articolato di strumenti e di nuova governance centralizzata per un sud che si fa nord
Il 17 e il 18 marzo 2023 a Napoli, presso “Sala dei Baroni” Maschio Angioino, si tiene la prima edizione di Feuromed – Festival Euromediterraneo dell’Economia, promosso dal Quotidiano del Sud-l’AltraVoce dell’Italia in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e del Parlamento europeo.
Il Sud Italiano riunisce intelligenze, risorse e know-how che, molto spesso, non beneficiano di un’adeguata valorizzazione. Oggi il nuovo quadro geopolitico fa del Mezzogiorno la grande occasione per l’Europa e per l’Italia di essere la porta di ingresso del Mediterraneo in Europa e di guidarne i processi di approvvigionamento energetico e di sviluppo del capitale umano globale che riunisca l’Africa all’Europa. Ragioni geopolitiche e geografiche, la guerra mondiale delle materie prime determinata dall’invasione della Russia in Ucraina fanno del nostro Mezzogiorno il candidato naturale ad essere il grande hub energetico dell’intera Europa.
Sulla base delle risorse destinate alle regioni meridionali dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano Complementare correlato, nonché dall’uso coerente di tutte le altre risorse europee destinate al nostro paese si delinea un quadro articolato di strumenti e di nuova governance centralizzata per un sud che si fa nord. Ossia per sostenere lo sviluppo del Sud in un’ottica di lungo periodo affinché il Meridione possa mettere a sistema tutto il suo potenziale, riunire le intelligenze, rigenerare i suoi territori, attrarre capitali nazionali e internazionali. L’obiettivo del festival è presentare una panoramica di tutti gli strumenti a disposizione e offrire una proposta di priorità strategiche e operative.
Armani, Iren: “Sud competitivo sulla produzione di energia, servono organizzazioni che investano”
“La crisi energetica e la transizione energetica rappresentano una grandissima possibilità per il Sud, per la prima volta può avere un vantaggio competitivo su quello che è un fattore chiave: la produzione dell’energia. Chiaramente, la fonte rinnovabile è più competitiva di qualsiasi altra fonte e il fatto che ci sia necessità di veicolare flussi energetici sul Mediterraneo, che in questo modo riacquisisce centralità rispetto al Nord Europa, questa è una grande opportunità, anche per le attività agroalimentari e legate alla rigassificazione.
La burocrazia è un problema: pensare che il rinnovabile, che sono impianti del tutto rimovibili, lascino scorie e inquinino il territorio questa è una logica falsa, il rinnovabile è un’opportunità, quindi la burocrazia va rivista. Bisogna ricostruire le organizzazioni che accompagnino lo sviluppo: non basta dare soldi al Sud, se non ci sono organizzazioni che li spendono, questi soldi tornano da dove sono venuti. Iren si pone di fare questo, cioè lavorare con le istituzioni per superare la burocrazia e mettere i fondi a terra per fare investimenti”
Folgiero, Fincantieri
“Le prospettiva sono di continuare a assecondare la crescita nel core business di Fincantieri. Stiamo guardando il mondo del Cruise, dei traghetti nel Sud che per via anche della transizione energetica dovranno essere rinnovabili e infine dell’eolico offshore, lontano dalle coste, floating, un business che prevede hgtrandi competenze di acciaio, ingegneria novale e complessità. Oggetti che dovranno galleggiare ancorati e con una turbina sopra di 15 mt, un esercizio di Archimede. Quando pensavo a questi 3 macrotrend pensavo ai cantieri del Mezzogiorno, Palermo, Castellammare, che hanno radici profonde in questa industria e maestranze. L’eolico offshore floating è un mercato che va disegnato da zero, anche come settore. L’UE prevede entro il 2030 circa 60 Gigawatt da produrre con l’eolico offshore, un mercato che cresce e va disegnato dal punto di vista della politica industriale. Il Mediterraneo e il Mezzogiorno sono logisticamente il posto ideale per questo business. Noi abbiamo una società molto giovane che si occupa di infrastrutture nata dall’esperienza del Morandi. Abbiamo deciso di rafforzarla e sarà a disposizione del Paese e delle grandi sfide delle infrastrutture del Paese. La base dell’economia sono i trasporti, non può esistere sviluppo economico senza. L’Italia ha una grandissima disponibilità di fondi, ma storicamente in Italia c’è stato un periodo di sofferenza. devono essere costruite competenza e infrastrutture”.
Mazzoncini, A2A “Sud, con guerra hub energetico. Puntiamo su rinnovabili, acqua e rifiuti. Rinnovo? No comment”
“Un festival che mettendo insieme mondi come l’energia e l’industria e il mare cerca di dare una visione integrata delle opportunità per il Sud. Oggi il fatto che il sud sia diventato un hub energetico, banalmente perché i flussi del gas russo sono stati ricondotti all’Algeria, alla Libia, un’importanza in fase di transizione, ma soprattutto perché le fonti rinnovabili si stanno sviluppando soprattutto qui. Si può ricostruire un’idea di industria nel Sud Italia e quindi un’idea di sviluppo. Qualunque infrastrutture si voglia fare in Italia è sempre ostacolata dal punto di vista dell’accettazione da parte dei territori, ma sembra che si stiano superando questi temi. Noi siamo presenti in tutte le regioni del Sud, con rinnovabili, in Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Basilicata, e poi su tutto il mondo dei rifiuti. Oggi siamo a Napoli, il grande termovalorizzatore è gestito da noi. Un altro tema è quello dell’acqua. Per noi la transizione è molto importante e trasversale, gestiamo anche l’illuminazione pubblica a Messina.
Sul mio rinnovo, no comment”.
Cattaneo, Italo: “Crescente interesse delle imprese per il Sud. Euro 7? Dannosissimo”
“Un bell’evento con la presenza dei rappresentanti di grandi imprese. In relazione all’ultima decisione del Governo con la creazione del ponte sullo stretto è un bel segnale che l’attenzione di tutte le imprese italiane si sta rivolgendo verso il Sud. La transizione ecologica deve essere fatta su elementi concreti e fattibili, non possiamo pensare che l’Euro 7 possa essere un elemento non problematico per le aziende di trasporto, quindi la programmazione e sapere in anticipo le soluzioni è fondamentale per ogni investimento, altrimenti c’è il fallimento degli obiettivi. Non ci possono essere obiettivi solo teorici, ma devono avere anche una valenza pratica. Noi siamo attenti e dialoghiamo con il Ministero. Tutta la parte treni è elettrica, la parte bus viaggia oggi con l’unico carburante disponibile bio di Eni ed è Euro 6, sono tutti mezzi nuovi appena acquistati. Per noi un intervento di Euro7 è dannosissimo“.
Rossetti, Open Fiber: “Sostenibilità, la nostra tecnologia fa risparmiare 80% di energia elettrica”
“Questo è un momento importante, perché ragioniamo su un momento di trasformazione che può avere un grandissimo impatto sul tema del Sud. Penso che in questo momento storico le nuove tecnologie, quello che stiamo facendo in questi territori, possono ridurre il divario digitale, ma anche aiutare il Sud a essere più vicino al resto del Paese. Come tutti i temi, non si è guardata la sostenibilità sociale di certi aspetti legati alla transizione ecologica. La nostra tecnologia fa risparmiare in media l’80% d’energia elettrica, quindi siamo sostenibili per definizione. La tecnologia richiede che a un certo punto ci sia un passaggio di discontinuità, che siamo già pronti a fare nei prossimi anni”.
Salini, WeBuild: “Transizione ecologica? Un costo. Serve approvvigionamento da altri mercati”
“Il tema della transizione ecologica è che costa. Non è gratuita, va affrontata in termini compatibili con le capacità del sistema sia industriale che civile di affrontare questi costi e fare piano piano quello che serve. Non tutta l’energia prodotta da sistemi sostenibili, solare e eolico, può essere sufficiente a rimpiazzare quello che noi oggi produciamo con altri mezzi: servono centrali a gas o ad altro mezzo, dobbiamo approvvigionarci di questi elementi da altri mercati. Noi facciamo tutto l’idroelettrico che in questo Paese non è così facile da cambiare, noi sull’energia stiamo guardando cosa possiamo fare a livello di linee di trasmissione, stiamo vedendo che possiamo puntare sul trasporto dell’idrogeno, abbiamo comprato un’azienda apposta che si occupa di ammonia e blue ammonia, che può essere un veicolo per trasportare idrogeno e rendere possibile l’utilizzo di questo materiale”.
Manfellotto, Hitachi e Digital Innovation hub: “Transizione, burocrazia e aspetti tecnici. Materiali da Estremo Oriente”
“Una giornata cruciale, inquietante uesto modo finalmente si comincia a parlare di esigenza di recuperare il potenziale del Sud, ora presa in considerazione in modo adeguato per pensare seriamente a una ripresa sostanziale. Il problema fondamentale è la burocrazia, ma non escluderei anche gli aspetti pù tecnici, perché materiali e prodotti che servono alla transizione ecologica provengono spesso come componenti dall’estremo Oriente”
Santagata, Nomisma: “Sud, Locomotore Europa Per Industria Alimentare E Formazione. Basta Guardare A Est”
“Una giornata importante perché emerge il fatto che il Mezzogiorno dItalia ha le carte in regola e le opportunità anche finanziarie attraverso il Pnrr e soprattutto con le sue risorse umane di agganciare il locomotore europeo in molti campi. Al limite, di diventare parte di quel locomotore, penso all’industria alimentare e alla formazione. Diventare poi a quel punto la testa di ponte perché l’Europa cominci a guardare al Sud e non solo ad Est, approfittando del fatto che la globalizzazione va in gran parte rivista e possiamo pensare che il Mezzogiorno diventi parte trainante di una ristrutturazione dei flussi di mercato, di energia, di capitale umano”.
Vincenzo De Luca, Presidente Campania: “Pnrr, grande occasione sprecata. Ponte sullo stretto? Bella immagine, spero che regga”
“Un quadro chiaroscuro dell’Italia, ripresa dei settori, ma ancora contraddizioni, pubblica amministrazione sgangherata, ma soprattutto divario Nord-Sud che non viene affrontato. La grande occasione del Pnrr è stata per metà bruciata, perché l’80% doveva essere destinato al Sud. Inoltre due criticità, polverizzazione della spesa e per la parte sanitaria una truffa, niente per la gestione delle case di comunità. Inoltre il grande tema dei fondi FSC, bloccati da 9 mesi 23 mld destinati al Sud”.
“Ponte sullo stretto? Bella immagine, spero che regga. Un’infrastruttura necessaria e mi auguro che il Governo abbia concretezza e capacità operativa per andare fino in fondo. Abbiamo nodi strutturali da affondare, l’autonomia differenziata non c’entra nulla. In Campania vogliamo fare una grande operazione di burocrazia zero”.
Iacovone, WeBuild: “Ue, Nord Africa e Mediterraneo, serve piano comune per crescita reciproca”
“Il sud dell’Europa, i Balcani, inclusi quelli che si affacciano sull’Adriatico, la Turchia e il Nord Africa, dal Marocco fino all’Egitto e poi Siria e Israele. Questi paesi insieme valgono oggi il 10% del PIL mondiale, che è un numero importante da quantificare, altrimenti sembra che parliamo di poca rilevanza in termini numerici di PIL, di persone che vi abitano (sono circa il 6,8% di popolazione mondiale) e il 5,6% di tutta quella che è la forza lavoro mondiale. Tutto ciò, per dare una inquadratura generale, i tassi di crescita sono completamente diversi, in termini di PIL: si va da quasi 20% della Turchia e dei Balcani messi insieme, fino al 2,2 dei paesi del Sud Europa, passando per il 13% del Nord Africa. Così come è diversa la crescita di consumi e così come è diversa la demografia dei paesi: il sud dell’Europa ha demografia molto bassa, o addirittura, come nel caso dell’Italia, decrescente, mentre altri paesi hanno una crescita maggiore.
Questi dati fanno capire che ci sono squilibri e diversità, e questo in realtà porta delle opportunità: se un paese ha una tecnologia e un paese ha le persone, dunque le possibili competenze, questa è un’opportunità. Se dei paesi hanno energia e altri hanno bisogno di energia, questa è un’altra possibilità.
Da questi squilibri nascono le opportunità di costruire un piano tra Unione Europea, Nord Africa e tutti i paesi del Mediterraneo e per costruire delle possibilità di crescita reciproca”
Noci, Politecnico di Milano: “Transizione, Mediterraneo hub cruciale, serve politica sviluppo rinnovabili. Crescita bilanciata e sostenibile”
“Un primo spunto molto importante è la rinnovata centralità del Mediterraneo, rispetto al quale la globalizzazione lo pone in un rilievo nuovo e centrale. Se prima eravamo abituati a un asse Est-Ovest, ora abbiamo un asse Nord-Sud, e dove l’Italia e il Mediterraneo giocano un ruolo centrale. Il Mediterraneo è l’1% della superficie marittima del mondo, ma nel mediterraneo transita il 15% delle merce. Un hub dal punto di vista logistico cruciale e che dal punto di vista energetico con la guerra in Ucraina trova un ruolo rilevante.
Il primo errore è stato quello di intercettare tardi la transizione ecologica, in un modo non coordinato. Un secondo errore è il fatto di attribuire un rilievo chiave nei metalli rari alla Cina, infine non abbiamo ancora sviluppato un’alleanza cruciale con il mondo africano, che è bacino importante di combustibile fossile e che può diventare anche uno straordinario giacimento di rinnovabili. Cosa fare è diretta conseguenza. Uno, concepire il Mediterraneo come hub logistico energetico cruciale, in cui l’Italia deve giocare una partita importante; due, avviare una politica di sviluppo delle tecnologie per le rinnovabili che metta al centro Italia e Europa; tre, fare in modo che la crescita sia bilanciata. Non si possono fissare obiettivi ambientalmente compatibili, ma insostenibili economicamente. Non si possono abolire i motori endotermici al 2035, ad esempio. Progressiva transizione che tenga conto anche delle sostenibilità economica.
Guerra? Arrivato il momento del dialogo, l’escalation dei toni fa dialogare in modo sempre più assertivo USA, Russia e Cina. Bisogna sedersi al tavolo e uscire dalla logica di escalation militare e riprendere il dialogo.
In questo momento di transizione energetica e digitale si deve invertire, sedersi al tavolo e definire una trattativa”.
Roberto Napoletano: “Mezzogiorno, nuovo Hub della manifattura e del capitale umano”
“Il capitale umano è al centro del festival euromediterraneo dell’economia. Il mondo si è capovolto, o perlomeno si sta capovolgendo, la storia e la geografia hanno collocato il Mezzogiorno al centro della nuova grande sfida strategica dell’Europa, che è quella di costruire un hub energetico, ma insieme prima ancora il nuovo Hub della manifattura e del capitale umano, la nuova classe dirigente, il nuovo Mediterraneo. Siamo partiti da qui, dalla proposta di Romano Prodi di questi centri universitari misti due anni e mezzo di economia a Napoli due anni e mezzo a Tunisi due anni e mezzo al Politecnico di Bari, due anni e mezzo ad Algeri e poi grandi investimenti, istituti tecnici e professionali, il quadro geopolitico. Non ce la possiamo fare a costruire da soli l’economia di pace, c’è bisogno dell’Europa, ma noi dobbiamo essere pronti, il Mezzogiorno deve essere pronto, perché la storia e la geografia affidano al Mezzogiorno questo ruolo di guida del nuovo processo europeo strategico, quindi non è più il mezzogiorno che chiede aiuto ma il mezzogiorno che guida un processo che serve per garantire crescita europea all’Europa”.
Raffaele Fitto: “Mediterraneo, questioni decisive a livello infrastrutturale”
“Tra gli spunti di questa due giorni c’è “sicuramente la necessità di dare questa centralità concretizzandola in un contesto più ampio, che è quello appunto del Mediterraneo e anche delle interlocuzioni a livello internazionale, focalizzandolo su alcune questioni decisive a livello infrastrutturale, intendendo anche i temi come l’energia in modo particolare che è di strettissima attualità. Una visione nuova, diversa, sulla quale è necessario lavorare positivamente insieme, quindi è uno stimolo importante quello che è stato messo in campo in questo dibattito, un confronto utile anche alla luce delle scadenze degli interventi che il governo sta mettendo in campo”.
Sulla guerra in Ucraina, Fitto dichiara: “Innanzitutto è opportuno dare un pieno sostegno, che non è in discussione, all’Ucraina. Questo penso che sia il tema indiscutibile dal punto di vista politico, e a questo bisogna mettere in campo degli interventi che siano in grado, sul fronte diplomatico, di far rispettare quello che è il ruolo di ogni singolo stato, e quindi anche dell’Ucraina in modo particolare. Immaginare in sede diplomatica, laddove possibile, l’individuazione di una pace giusta, ma chiaramente questo non può mettere in discussione in alcun modo il ruolo, la prospettiva e l’azione che purtroppo va condannata senza assolutamente alcun dubbio relativamente all’invasione dell’Ucraina”.
Padoan, UniCredit: “Zone economiche speciali, in prima linea sul finanziamento per ripresa della crescita”
Il Sud può approfittare di questa eccezionalità della situazione italiana ed europea per rilanciare il suo sviluppo perché ha un’enorme potenzialità. Ci sono le risorse, c’è la capacità di mettere in cantiere nuove iniziative. Sto pensando, per esempio, alle zone economiche speciali, che possono rivelarsi uno strumento decisivo per la ripresa della crescita in molte zone del Sud, che in realtà stanno crescendo di più di quanto a volte si ritenga. Siamo in prima linea sul finanziamento delle zone economiche speciali, sul finanziamento degli sviluppi del territorio, con una rinnovata enfasi sul ruolo dell’Italia nella politica generale di Unicredit”.
Simest, Salzano: finanziamenti per € 900 mln a 3000 imprese nel Sud. Impegno anche con il nuovo piano strategico
Il Presidente di SIMEST (Gruppo CDP), Pasquale Salzano, “A partire dal 2020”, ha dichiarato, “abbiamo sostenuto oltre 3.000 imprese del Mezzogiorno finanziando – attraverso il Fondo 394 gestito in convenzione con la Farnesina – 5.000 operazioni di espansione internazionale e innovazione per circa 900 milioni di euro. Circa il 5% di questi investimenti è stato diretto ai Paesi dell’Africa e del Medio Oriente.
Il nostro impegno per connettere l’economia del Mezzogiorno con i Paesi del Sud del Mediterraneo proseguirà anche col nuovo Piano Strategico SIMEST, che prevede una serie di strumenti in grado di rafforzare il nostro sostegno al sistema produttivo. Siamo infatti pienamente consapevoli che il rilancio del Meridione e la ripresa dell’economia nazionale, passino necessariamente da una valorizzazione del nostro Mezzogiorno quale area di connessione strategica della vasta regione euromediterranea.”
Vincenzo De Luca: “NATO, circondare Ucraina grande errore, serviva territorio neutrale. Stoltenberg? Nomen omen, uno stolto”
“È stato un momento di confronto, ovviamente. Da questi convegni non c’è da aspettarsi molto. È una scadenza utile, almeno per uno scambio di informazioni. Per il resto, siamo pienamente in battaglia per lo sblocco di alcune opportunità per lo sviluppo del Sud e della Campania. Il pnrr è partito male, già con la suddivisione delle risorse che ha penalizzato il Sud, e soprattutto fsc – fondi sviluppo e coesione – che sono bloccati da nove mesi. È incredibile. Noi dovremmo avere nel Sud 23 miliardi di euro, che sono bloccati da quasi un anno, credo che sia una vergogna. Ne parleremo in conclusione anche con il ministro Fitto.
Ho avuto modo di dire all’inizio che il conflitto in Ucraina ha un colpevole certo che è Putin, ma non ha innocenti. Sicuramente non è innocente l’Europa, non è innocente l’America, non sono innocenti quelli che hanno esteso la Nato lungo tutto il confine occidentale della Russia. Era evidente che questo avrebbe determinato problemi e reazioni. Avremmo dovuto avere la saggezza per creare una fascia di neutralità una volta che si era eliminato il patto di Varsavia, non si capisce la ragione per questa estensione di alleanza Nato. Dopodiché quello che a me pare sconvolgente è che nessuno dice qual è l’obiettivo. “Difendere l’Ucraina”, certo bene, siamo d’accordo tutti quanti, ma poi? Qualcuno pensa di avere una vittoria militare di qualcuno sul campo. Mi pare evidente che a questo punto bisogna passare per una fase intermedia, cioè cessate il fuoco, poi vengono le trattative di pace. Siamo diventati così iperrealisti che di fronte al bagno di sangue che è in atto, al sequestro di migliaia di bambini ucraini facciamo finta di non vedere. Siamo diventati tutti i grandi statisti. Abbiamo fatto a Napoli una manifestazione per la pace il 28 ottobre, per chiedere il cessate il fuoco, come si fece per la guerra del Vietnam. Prima cosa cessate il fuoco, blocchiamo il bagno di sangue, poi la trattativa di pace è un’altra cosa molto più complicata, ma intanto blocchiamo le morti. Siamo diventati ormai talmente cinici e talmente stupidi da attestarci sulla linea di Stoltenberg, segretario della Nato, che è una delle persone più ottuse che io abbia mai visto. Il nome è un presagio”.
Cimbri, Unipol: “Sud, servono investimenti per infrastrutture, hub per transizione pragmatica: basta ideologie”
“Normalmente di finanza si parla al Nord, si parla in Europa, si parla oltreoceano, raramente se ne parla al Sud. Gli spunti più interessanti penso siano il fatto che mi pare che qualcosa stia cambiando, perlomeno nella consapevolezza che un tema come lo sviluppo di un’intera regione – o macroregione, come potrebbe essere il Sud Italia – non è semplicemente un fatto di soldi che devono arrivare da qualche parte, ma è un problema più complesso. È un problema di come far sì che questi soldi diventino investimenti, che diventino investimenti finalizzati a creare infrastrutture, e quindi conseguentemente ad attrarre investimenti privati, capitali che poi consentono la creazione di imprese, che conseguentemente creano il lavoro, generano sviluppo e valore aggiunto. Per fare questo occorre che si ridefiniscano e si semplifichino regole e soprattutto si favoriscano i tempi, cioè si tenga presente che per lo sviluppo di un Paese – e di una macroregione – occorre una pluralità di elementi che consentano di creare i presupposti affinché le cose possano succedere. Al Sud non mancano le idee, non mancano giovani che hanno voglia di impegnarsi, non manca neanche la possibilità di avere una formazione di alto livello. Occorre però tutta una serie di altri presupposti. Mi pare che oggi se ne stia parlando in maniera concreta”.
Riguardo alla guerra in Ucraina, ha aggiunto: “Qualsiasi conflitto ha due possibili soluzioni: uno è il prevalere di una parte sull’altra, e quindi la sconfitta di uno dei due contendenti e la vittoria dell’altro, oppure la mediazione, che tenga conto delle reciproche ragioni e trovi un punto d’intesa che possa essere equilibrato. Penso che l’Europa e i Paesi che ne fanno parte stiano pagando il prezzo maggiore dell’instabilità che produce un conflitto alle porte di casa, l’incremento dei costi dell’energia è una delle derivate di questa situazione. Ritengo che prima o poi un punto di mediazione dovrà essere trovato”.
Infine sul tema transizione ecologica: “La transizione ecologica è un punto principale della strategia di politica economica della Comunità europea. A mio avviso occorre però inquadrare il tema della transizione ecologica da un punto di vista meno “ideologico” e “politico”. Occorre tradurre questo tema in qualcosa di più pragmatico e realizzabile. Quando la transizione ecologica si correla alla maggiore autonomia energetica, ecco allora che si saldano due interessi e si concentrano le risorse. La guerra in Ucraina ha fatto percepire in maniera concreta come l’autonomia energetica sia un tema centrale per lo sviluppo di un paese e per la sua indipendenza. Il tema dello sviluppo delle fonti alternative diventa un tema centrale. In tal senso il Sud è potenzialmente il maggior polo d’Italia dove si può concentrare la produzione di energie alternative, che vanno anche nella direzione del futuro più sostenibile, ma che concretamente oggi rappresenta un asse strategico fondamentale, una priorità strategica fondamentale per il nostro Paese”